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    “NON IMMAGINAVO AVESSE IL PIEDE INCASTRATO. DOPO UN NIENTE E’ ANDATO GIU’” – PARLA SIMONE FROLA, IL FRATELLO DI SAMUELE, IL 24ENNE AFFOGATO SUL FIUME SEISA MENTRE FACEVA RAFTING CON L’HYDROSPEED (UNA SORTA DI BOB ACQUATICO) – “ALL’IMPROVVISO SI E’ FERMATO, IL FONDALE NON ERA PROFONDO, PER QUALCHE MINUTO L’HO VISTO IN PIEDI. GLI HO URLATO DI LASCIARSI ANDARE” – “ABBIAMO PROVATO A SALVARLO, QUANDO SONO ARRIVATI I SOCCORSI IL CORPO ERA..." - VIDEO


     
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    Massimiliano Peggio per “La Stampa”

     

    SIMONE FROLA SIMONE FROLA

    «Eravamo in quattro, tutti alla prima esperienza di hydrospeed. Con noi c'era un istruttore. Doveva essere una bella giornata di divertimento. L'escursione doveva durare in tutto un'ora. Nessuno di noi ha avuto la percezione che quella discesa fosse rischiosa o nascondesse insidie particolari. Se ci sono state responsabilità andranno accertate, di certo non toccava a noi valutare le condizioni di pericolo. Nessuno di noi era in grado di farlo».

     

    Simone Frola è un sub, un ciclista, fa il veterinario. Suo fratello Samuele, il più piccolo della famiglia, 24 anni, come lo definisce lui era «un millenials da divano», un web designer, amava le passeggiate in montagna, la moto ma non cercava il pericolo né l'adrenalina.

     

    SAMUELE FROLA SAMUELE FROLA

    «Era un ragazzo cauto. Prudente, in buone condizioni fisiche».

    Domenica scorsa, scendendo tra le rapide del fiume Sesia, in provincia di Vercelli, Samuele è morto annegato, facendo hydrospeed, sport che si pratica manovrando una sorta di bob acquatico. Simone ha tentato di salvarlo, ma non ce l'ha fatta.

     

    Simone, com' è iniziata l'escursione?

    «Prima di partire l'istruttore ci ha fatto un po' di training: una parte teorica e poi in acqua. Eravamo tutti dotati di attrezzatura. Nel primo tratto, poco dopo la partenza, c'era un punto più difficile. Mio fratello e un altro ragazzo hanno preferito superarlo camminando lungo la riva, per una ventina di metri.

    COME FUNZIONA HYDROSPEED COME FUNZIONA HYDROSPEED

     

    Io e l'altro amico abbiamo affrontato quel tratto più impetuoso senza problemi.

    Stavamo procedendo con prudenza. Secondo il programma, la discesa doveva avvenire a step. Fatto un tratto, ci si doveva fermare, studiare il passaggio, valutare l'approccio e ripartire. Se Samuele non si fosse sentito al sicuro sarebbe stato il primo ad uscire».

     

    Dov' è avvenuto l'incidente?

    «Poco dopo il primo tratto, all'altezza di una piccola rapida. C'era un po' di corrente e un dislivello, una sorta di cascatella. In quel punto il fiume era più turbolento, l'acqua scendeva fragorosa. Nell'affrontare quel passaggio mio fratello è rimasto incastrato con un piede tra le rocce».

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    Lei dove si trovava?

    «Dietro di lui, a un paio di metri. All'improvviso Samuele si è fermato. L'ho superato scivolandogli accanto, facendo lo stesso passaggio. Il fondale non era profondo, per qualche minuto l'ho visto in piedi.

     

    hydrospeed hydrospeed

    Aveva la testa in alto, l'acqua gli passava sopra. Riusciva a respirare. Mi sono girato e gli ho urlato di lasciarsi andare, di non lottare contro la corrente per non consumare energie.

    Non immaginavo che avesse il piede incastrato. Dopo un niente è andato giù».

     

    Era difficile raggiungerlo?

    «Abbiamo cercato da sopra e di fianco ma c'era troppa corrente. Benché l'acqua non superasse il metro e mezzo era tutta schiuma, non si vedeva niente. L'istruttore aveva delle corde e ha fatto due tentativi di raggiungerlo, senza però riuscire ad afferrarlo.

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    A quel punto mi sono buttato io, senza corda, facendomi trascinare dalla corrente. Sono riuscito a toccare il suo corpo: era in un punto più distante rispetto a dove l'avevamo visto prima. Poco dopo sono arrivati dei ragazzi con un kayak e ci hanno dato una mano. Sono stati bravissimi.

     

    Hanno teso una corda tra le due rive e abbiamo raggiunto Samuele. Durante tutte le fasi del soccorso sono sempre stato lucido, perché sono abituato a gestire situazioni di emergenza. Purtroppo Samuele era rimasto troppo a lungo sott' acqua: mi sono reso conto che non c'era più niente da fare».

     

    Qualcuno ha chiamato i soccorsi?

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    «Sì, ma i soccorritori non sono entrati in acqua, quando sono arrivati il corpo di mio fratello era già a riva. Il medico del 118 ha cercato di rianimarlo, io gli ho fatto la respirazione. Tutto inutile».

     

    Poi ha dovuto avvisare i suoi genitori...

    «Sì, prima ho chiamato mia sorella, che era in vacanza. Le ho chiesto di accompagnarmi da mamma e papà per aiutarmi a dire loro che Samuele non c'era più».

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