Paola De Carolis per "www.corriere.it"
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Non lava, non stira, non guida. Non fa la spesa e non pulisce. Cucina? «Ah sì, l’altro giorno ho preparato qualcosa per me e mio figlio». Cosa? «Una frittata». È stato il primo ministro del «New Labour», ma a giudicare dall’intervista rilasciata al Sunday Times Tony Blair rimane un uomo all’antica.
Da quando è entrato a Downing Street, nell’ormai lontano 1997, a casa non ha più fatto nulla. Non una lavatrice, non una corsa al supermercato. Una realtà che, come in tante famiglie, la quarantena del Covid ha reso particolarmente evidente. A parte il giardiniere, nella villa del Buckinghamshire dove i Blair hanno trascorso gli ultimi mesi non c’è personale. A chi sono spettati i mestieri, gli ha chiesto la giornalista Decca Aitkenhead? «Beh, li abbiamo fatti noi».
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L’ex premier ha passato l’aspirapolvere? «Er, no». Ha lavato i piatti? «Tengo a posto la mia camera». Nel senso che pulisce anche il suo water? «Ah. No». Ma qualcuno deve averlo fatto? «Presumo di sì. Cherie. I ragazzi». Come, in pratica, se non si fosse neanche posto il problema.
Incredula – indubbiamente ci sarà ancora qualche uomo che si comporta così, ma forse ha il senso di non ammetterlo – Aitkenhead non ha mollato. La biancheria? È dal maggio 1997 che Blair non tocca una lavatrice, che non guida, che non cucina per tutta la famiglia (quattro figli e già qualche nipotino) o fa la spesa settimanale. «Da quando sono diventato primo ministro la mia vita non è più stata normale».
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Perché? «Perché attorno a te ruota tutta la macchina della sicurezza e in pratica niente è più come prima». Stranamente, Theresa May non è afflitta dallo stesso fenomeno. Non solo trovava il tempo per fare torte e pasticcini quando era a Downing Street; durante il lockdown è stata fotografata ligiamente in fila davanti al supermercato, come d’altronde lo è stato il suo precedessore, David Cameron.
Boris Johnson è il tipo che per cucinare utilizza ogni utensile in cucina e non nota il disordine, ma non ha taciuto l’intenzione di rimboccarsi le maniche ora che è diventato nuovamente papà.
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Il povero Blair, che dopo Downing Street è stato inviato speciale del Quartetto in Medio Oriente e ha messo in piedi una sua fondazione, il Tony Blair Institute for Global Change, non regge il confronto con i suoi successori sul piano dell’uguaglianza, almeno tra le quattro mura domestiche. E pensare che la sua determinazione a portare più donne in parlamento era stata, all’epoca, degna di nota. Concorda Cherie Blair, che nonostante tutto lo sopporta da 40 anni.
«Il problema vero è cominciato quando abbiamo lasciato Downing Street», ha raccontato lei che oltre che madre e nonna è un avvocato di grande successo, che ha creato e dirige un suo studio legale specializzato in discriminazione, diritto europeo e diritti umani e una sua fondazione per l’imprenditoria delle donne in paesi emergenti.
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«Ha preso l’abitudine di pensare che quello che fa lui è più importante. La rieducazione, purtroppo, è un processo che è ancora in atto». I tre figli maschi, Euan, Nickie e Blair, sono molto diversi: in casa fanno di tutto. Tony no, anche se in passato ha fatto la sua parte. «È stato un padre molto attento anche a Downing Street. E quando io ero una giovane avvocato, si è accollato tante responsabilità». Adesso non più, ma la famiglia lo prende in giro. La frittata? «Non era niente male», ha sottolineato Cherie. «Gli ho detto che ero molto orgogliosa di lui».
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