Andrea Ossino per “la Repubblica - ed. Roma”
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«Con un messaggio WhatsApp la minacciava di farle perdere la collaborazione con il giornale Milano Finanza, sfruttando la sua rete di influenze » . Prima l'aggressione, poi i numerosi tentativi di entrare in contatto con la donna che aveva deciso di interrompere la relazione. E infine gli insulti e quelli che al giudice non sembrano esattamente tentativi di chiarimento.
Nel processo che inizierà il prossimo mese, Enrico Varriale, ex vicedirettore di Rai Sport, avrà la possibilità di difendersi in aula anche dalle accuse riportate nel decreto di giudizio immediato e nell'ordinanza con cui il gip Monica Ciancio ha imposto all'indagato di non avvicinarsi alla vittima: " aveva mandato dei messaggi con cui le prospettava di essere intenzionato a sfruttare il suo ascendente per incidere negativamente sui rapporti di collaborazione con il giornale", si legge negli atti.
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Enrico Varriale, secondo le accuse, il 21 agosto, quindi circa due settimane dopo aver picchiato la vittima, le ha scritto che le avrebbe fatto perdere il lavoro. Al messaggio in questione la donna non avrebbe risposto, così come non avrebbe mai replicato agli insulti sessisti ricevuti: " Sei una delle donne peggiori che io abbia mai conosciuto. Una vera tro.. ma tr... proprio nell'anima", recita la parte finale di un sms WhatsApp in cui Varriale, tra il 6 e il 7 agosto, dopo aver citofonato "insistentemente" alla vittima, le ha detto di aver visto "la sua macchina sotto casa e di aver provato a bussare".
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Forse sarà per questo che la donna afferma di avere avuto l'impressione di sentirsi seguita. Del resto in un'altra occasione, il 30 agosto, " dopo aver continuato a indirizzarle numerosissime telefonate e messaggi, intorno alle 21 - scrive il giudice riferendosi all'indagato citofonava alla sua abitazione e, non ottenendo risposta, vi stazionava con l'autovettura per circa mezz' ora, telefonandole per 11 volte e scrivendole numerosi messaggi quali " ho visto la luce accesa e volevo salutarti, ingenerando nella persona offesa un attacco di panico per poi salire in auto, transitare in paio di volte sotto l'abitazione e quindi allontanarsi ".
I messaggi, le telefonate, il citofono che suona " nella tarda serata". Sono tutti comportamenti che, secondo i magistrati, si inseriscono in un quadro di molestie, di stalking, secondo il pm Gabriella Fazi. Proprio come la minaccia che il potente giornalista rivolge alla collaboratrice di un giornale.
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Una situazione, come denuncia la vittima, che la avrebbe costretta " a guardarsi sempre intorno quando usciva nel timore di incontrarlo". Il codice rosso ha riservato una corsia preferenziale al procedimento, ma se due mesi scarsi per arrivare a un'ordinanza cautelare possono essere un tempo rapido per la giustizia, non lo sono per le vittime. In questo caso la donna, in una seconda denuncia, " spiegava che l'indagato continuava a mandarle messaggi e a telefonarle e si appostava nei pressi della sua abitazione".
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Il risultato? "uno stato d'ansia continuo, con stati di agitazione e preoccupazione che la inducevano a vivere barricata in casa, timorosa di incontrarlo ogni volta che usciva o rientrava alla sua abitazione, con attacchi di panico, fatica nella respirazione e tachicardia che la immobilizzavano".
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