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    QUI VIENE GIU’ TUTTO! “NON MI FACCIO BUTTARE FUORI UN MINISTRO DAI GIORNALI DI SINISTRA E DA DAGOSPIA” – LA MELONI, CHE COME DAGO-DIXIT HA ORDINATO A SANGIULIANO DI RESTARE AL SUO POSTO CON UNA TIPICA MOSSA DA “IO SO’ GIORGIA E CE L’HO DURO”, TEME L’APERTURA DI UN'INCHIESTA SULL’AFFAIRE BOCCIA (SAREBBE L’ENNESIMO MINISTRO INDAGATO) ED E’ DIVORATA DAL DUBBIO: “HO SBAGLIATO A NON MANDARLO VIA?” – LA PAURA DELLA DUCETTA E’ CHE SALTINO FUORI REGISTRAZIONI COMPROMETTENTI – IL GOVERNO TREMA, SALVINI, TIRATO IN BALLO DA GENNY DELON PER LE SUE STORIE CON ISOARDI E VERDINI, E’ INCAZZATISSIMO COL “BOMBOLO DEL GOLFO”...


     
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    https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/retroscena-martedi-nero-governo-macchietta-bombolo-407112.htm

     

     

    Tommaso Ciriaco per repubblica.it - Estratti

    IL CASO BOCCIA - SANGIULIANO - MEME BY IL GRANDE FLAGELLO IL CASO BOCCIA - SANGIULIANO - MEME BY IL GRANDE FLAGELLO

     

    Da qualche ora ha iniziato a domandare (e a domandarsi): «Ho fatto bene a tenerlo al suo posto?». Lo sussurra ai dirigenti più fidati, che poi riferiscono. E d’altra parte non è un giorno normale, per Giorgia Meloni. Teme di aver sbagliato a trattenere Gennaro Sangiuliano. Se lo domandano tutti, nel governo: a volte si apre un varco e bisognerebbe sfruttarlo, perché poi tutto si incarta. Forse, è l’ansia meloniana, non è stato colto l’attimo.

     

     

    Un passo indietro, a martedì. La premier riceve il ministro a Palazzo Chigi. Lo sottopone a una spietata anticamera, però lo conferma. Una benedizione gelida, mista a rabbia, ma comunque un’assoluzione, anche se a tempo. Nessuno sa perché non vada fino in fondo. Lei che si è dimostrata determinata, a volte politicamente spietata. Lei che non ha esitato a fare scelte dolorose e fulminanti, anche quando si trattava di questioni personali. Certo, un motivo in questo caso ci sarebbe. Lo ha confidato in giro, riferiscono diverse fonti: «Non mi faccio buttare fuori un ministro dai giornali di sinistra e da Dagospia». 

     

    gennaro sangiuliano in lacrime al tg1 gennaro sangiuliano in lacrime al tg1

     

     

    (...) E allora inizia a circolare un sospetto, nato chissà come: e se esistesse una registrazione? E se la telefonata del ministro alla mancata consigliera fosse addirittura stata fatta in vivavoce davanti alla premier, per dimostrarle che è lei e non lui a mentire? Paranoie, ma fiaccano il morale delle truppe. E non è solo questo: la paura, quella vera, è che qualche procura inizi a occuparsi del caso Sangiuliano. L’eventualità di ritrovarsi con un nuovo ministro indagato spaventa Palazzo Chigi. Torna la domanda: abbiamo sbagliato a non mandarlo via?

     

     

    sangiuliano meloni sangiuliano meloni

    Lo scetticismo assume rapidamente la forma di un duro intervento della premier di fronte al partito. «Stiamo facendo la storia, e dobbiamo esserne tutti consapevoli. E questo non prevede né pause né soste, ma tanto meno può consentire errori e passi falsi. Non ci viene perdonato nulla e nulla ci verrà perdonato. Siamo sempre stati i giudici più implacabili di noi stessi, e dobbiamo continuare ad esserlo, l’occasione storica che ci hanno dato i cittadini non merita di essere sprecata per un errore, una distrazione o una sbavatura. Non possiamo permetterci di prestare il fianco».

    maria rosaria boccia gennaro sangiuliano 1 maria rosaria boccia gennaro sangiuliano 1

     

    Una sfiducia politica al ministro che di certo significa: io con questo pasticcio non c’entro, difendo ma non gradisco. Vacilla anche il sentimento del giorno prima, che a Palazzo Chigi avevano provato a racchiudere in uno slogan: «Peccato non è reato». Poi Sangiuliano ci mette del suo, ancora. E questo non aiuta a riconquistare almeno un po’ di fiducia della premier.

     

    Ad esempio, riporta la Stampa di un ragionamento su Matteo Salvini: «Cosa credete che facesse Salvini con la Isoardi? E poi con la Verdini, anche prima di stabilizzare la loro relazione?». Non bastasse, aggiunge: «Mi chiedo come si faccia a chiedere le mie dimissioni quando ci sono altri ministri o membri del governo che hanno situazioni molto più complicate della mia». Il vicepremier leghista lo chiama al telefono (si lamenterà poi della cosa anche nel vertice con Meloni e Tajani con argomenti brutali). Di certo, è fuori di sé. E Sangiuliano è ancora costretto a inseguire: «Non era mia intenzione attaccare l’onorevole Salvini».

     

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    Sangiuliano, intanto, si presenta in consiglio dei ministri. Arriva per primo, se ne va per ultimo. Parla di nuovo con la premier. Balla “Gennaro”, balla il governo. E si finisce sempre a parlare dello scandalo. Meloni presiede per ore il vertice di Fratelli d’Italia e deve ascoltare anche un collega che alza la mano per dire più o meno così. «Non è che chi è venuto prima di noi non avesse le amanti». Che pasticcio.

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