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    IL RE DEL TERRORE HA PAURA DI FACEBOOK - STEPHEN KING ANNUNCIA SU TWITTER DI AVER CHIUSO IL PROFILO SUL SOCIAL DI ZUCKERBERG:  “NON MI SENTO A MIO AGIO CON IL FLUSSO DI INFORMAZIONI FALSE CHE SONO CONSENTITE NELLA PROPAGANDA POLITICA, E NON MI FIDO DELLA CAPACITÀ DI FACEBOOK DI PROTEGGERE LA PRIVACY DEGLI UTENTI….”


     
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    Silvia Morosi per il “Corriere della Sera”

     

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    Addio al re del terrore. Almeno su Facebook. Stephen King ha deciso di cancellare il proprio profilo dal social network di Mark Zuckerberg, dopo aver espresso preoccupazione per la quantità di fake news che circolano «senza controllo» in Rete e la mancanza di strumenti adatti a difendere la privacy dei singoli utenti.

     

    «Abbandono Facebook», ha twittato lo scrittore 72enne, dove ha 5,6 milioni di seguaci. «Non mi sento a mio agio con il flusso di informazioni false che sono consentite nella propaganda politica, e non mi fido della capacità di Facebook di proteggere la privacy degli utenti. Seguitemi su Twitter (me, e Molly, la Perfida), se volete», ha twittato. «Molly la perfida» è il suo cane, una piccola Corgi.

     

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    Il riferimento era alla recente presa di posizione di Facebook: il social di Mark Zuckerberg ha da poco annunciato che continuerà a non operare fact-checking sulle dichiarazioni dei politici nei loro post a pagamento (diversamente da quanto fa Twitter, che li bandisce) e manterrà anche la controversa pratica del microtargeting per gli spot politici, cioè dell' uso di informazioni personali molto dettagliate di ciascun utente.

    STEPHEN KING STEPHEN KING

     

    Lo scrittore americano, classe 1947, ha scritto più di cinquanta romanzi ed è noto soprattutto per le sue opere horror ( fra le più celebri It , 1986, The Shining , 1980, Il miglio verde , 1996), gode da sempre di un buon seguito non solo sugli scaffali ma anche in Rete dove più volte ha criticato la politica del presidente Donald Trump, definendo il suo operato «più spaventoso» dei suoi romanzi.

    COPERTINA WIRED MARK ZUCKERBERG COPERTINA WIRED MARK ZUCKERBERG

     

    Già in The Dead Zone (1979, in italiano La zona morta ), King aveva previsto senza volerlo l' avvento nella vita politica americana di una figura molto somigliante a quella di Donald Trump: il candidato al Congresso del New Hampshire Greg Stillson, dipinto come un «populista demagogo, capace di trascinare il Paese in una catastrofe».

     

    Poco prima dell' elezione di Trump alla Casa Bianca, in un' intervista al Washington Post : «Niente mi fa più paura di una presidenza Trump... Sarà la volta buona - aveva detto Stephen King, sperando che la sua profezia non si avverasse - che mi trasferirò in Canada, che tra l' altro è molto vicino al Maine», lo Stato dove King è nato.

     

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    Un attacco continuo, quello di King a Trump, che ha trovato spazio anche nel suo ultimo romanzo L' istituto , pubblicato a settembre 2019, nel quale racconta la storia di un ragazzino di dodici anni allontanato dalla famiglia e rinchiuso in un luogo misterioso.

     

    Un richiamo nemmeno troppo velato alle politiche presidenziali sull' immigrazione. «Non riesco a non fare un collegamento tra quello che succede in The Institute e le fotografie che circolano e mostrano quei bambini nelle gabbie», aveva detto King. «A volte la finzione è superata dalla realtà».

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