Marco Imarisio per il “Corriere della Sera”
Sindaca Appendino, ci sta ripensando?
CHIARA APPENDINO
«La tentazione c'è stata. Ma non cambio idea. Non mi ricandido. Nei giorni scorsi mi sono confrontata proprio su questo tema anche con Luigi Di Maio».
Ce n'era ancora bisogno?
«Lo scenario è cambiato nelle ultime settimane. Non c'è stato coraggio da parte di quello che doveva essere il nostro naturale alleato, il Pd, scegliendo una strada differente con primarie che, di fatto, hanno escluso il Movimento. A Torino, e non solo».
A quel punto?
«Abbiamo ragionato su due possibili percorsi. Il primo prevedeva continuità amministrativa, il secondo un candidato civico che potesse garantirla. Nell'ambito della prima ipotesi, abbiamo discusso di un eventuale ritorno sui miei passi».
giuseppe conte chiara appendino
L'imminente nuova maternità pesa su questa decisione?
«Quando l'ho annunciata, una parte della politica ha avuto una reazione pavloviana: ecco, allora è sicuro che se ne va. Come se avessi contratto una malattia grave. Ci ero abituata, nel 2016 avevo fatto la campagna elettorale incinta di Sara, la mia primogenita. E tutti si chiedevano se ce l'avrei fatta a reggere, gravata come sarei stata da quello che viene talvolta considerato come una zavorra».
CHIARA APPENDINO
Esiste ancora questo approccio culturale?
«In questi cinque anni, spesso chi entrava nel mio ufficio, nel vedere la foto di Sara mi chiedeva se fosse mia figlia. Alla risposta affermativa, seguiva puntuale la solita domanda: ma allora come fai a fare il sindaco?»
Lei come replicava?
«Se fossi maschio, nessuno mi farebbe questa domanda. Un giorno, stavo camminando nella piazza di Palazzo di città. Si avvicina una signora matura con il nipotino per una foto. Allora li invito a salire in municipio per vedere la Sala rossa. Una volta di sopra, il bimbo chiede alla nonna: ma il sindaco maschio dov' è? Per questo mi sono sempre esposta a favore del linguaggio di genere. Sono convinta che anche la lingua possa contribuire a superare certi stereotipi culturali. E anche per questo, la nuova maternità non ha influenzato la scelta di non ripresentarmi. Anzi».
Allora perché esclude di ripresentarsi?
chiara appendino non si ricandida
«Sono stata condannata due volte, anche se solo in primo grado di giudizio. A malincuore, non ritengo di essere nelle condizioni di candidarmi. Anche se mi dispiace non proseguire il lavoro sui temi a me più cari come quelli su ambiente, sociale, innovazione e soprattutto sui diritti civili».
Pensa che siano in pericolo?
«Sono orgogliosa di essere la prima sindaca di Italia per numero di trascrizioni degli atti di nascita dei figli di coppie omogenitoriali. Purtroppo, sono ben pochi i colleghi che mi stanno seguendo. Ebbene, qualche giorno fa una delle due mamme di una bambina della quale stavo appunto registrando l'atto, mi disse che stavano pensando a un secondo figlio, ma che aveva dubbi».
Per quale ragione?
di maio appendino
«Si chiedeva cosa potrebbe accadere alla sua pratica una volta che io non sarò più sindaca. La verità è che non posso dare alcuna garanzia per il futuro. La scelta spetta solo al sindaco. E troppo spesso viene dettata dalla convenienza politica».
Pensa davvero che Stefano Lo Russo, il probabile candidato del Pd a Torino, possa fare marcia indietro su un tema simile?
«Il punto è proprio questo. Che comunità vogliamo costruire, noi e il Pd? E chi ci vuole stare? La vicinanza su temi come il Ddl Zan, così come una visione comune su disuguaglianze e distribuzione del reddito. Le forze progressiste, delle quali io mi sento parte, dovrebbero fare squadra».
Proprio sicura che la natura del M5S sia progressista?
«È l'unico nostro futuro possibile».
Quanto conta il recente passato sul progetto di alleanza con il Pd?
conte appendino
«Molto. Ci vorrebbe più maturità, e il coraggio di lasciarsi alle spalle le idiosincrasie passate. Bisogna solo chiedersi se entrambi, noi e il Pd, siamo disposti ognuno a fare un sacrificio per fare un passo avanti. A Torino, io mi sono fatta da parte. Loro, invece, non sono disposti a trovare una terza soluzione».
L'eterna ricerca del Papa straniero non è già un segno di debolezza dell'alleanza?
«Noi non volevamo affermarci in modo unilaterale. Volevamo mettere a disposizione dell'eventuale alleanza con il Pd una figura terza in grado di portare avanti un progetto comune. Il Pd non ha voluto».
Perché rifiuta apparentamenti al secondo turno?
chiara appendino luigi di maio 2
«Gli elettori non sono pedine da spostare. Devono credere in un progetto, che deve essere costruito bene. Pensare che al ballottaggio possano appoggiare, a prescindere, un determinato candidato, è irrispettoso nei loro confronti».
Le ragioni dell'attuale fallimento dell'alleanza?
«Nel Pd quasi ovunque hanno prevalso dinamiche legate alle posizioni del partito a livello locale che i vertici nazionali non hanno voluto superare».
Pensa che nei confronti suoi e di Virginia Raggi ci sia stato un pregiudizio?
chiara appendino
«Parlo per me, anche se le similitudini sono evidenti. In questi anni ho vissuto un mix di pregiudizi. Il primo: sono giovane. Poi, donna. Molto spesso, a Torino come altrove, ero l'unica donna al tavolo. Infine, esponente di una forza politica nuova».
Quale pesava di più?
«A quei tavoli ero sempre la più giovane. E sempre mi veniva chiesto di dimostrare che ero preparata sugli argomenti di cui si stava parlando, come se fossi ancora una studentessa».
Chiara Appendino ha chiuso con la politica?
chiara appendino luigi di maio 3
«Niente affatto. Continuerò. Esistono tanti modi per farlo. In questi cinque anni ho imparato che si fa politica con il linguaggio, con il proprio comportamento, con l'uso che fai del tuo ruolo. Non mi faccio nessuna domanda sul mio futuro. Non ho tempo. Sono sindaca di città ancora in pandemia, e tra cinque mesi divento madre per la seconda volta».
A proposito
«È un maschio. Il nome lo sceglierà Sara».
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