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    “NON POSSIAMO COSTRINGERE NESSUN PAESE ALL’AUSTERITY” – L’APERTURA DEL CANCELLIERE TEDESCO OLAF SCHOLZ È SOLO CORTESIA DA PADRONE DI CASA, VISTO CHE I “FALCHI”, COME IL MINISTRO DELLE FINANZE, CHRISTIAN LINDNER, NON SONO INTENZIONATI A CEDERE SUI PARAMETRI DI DEBITO E DEFICIT – UN POSSIBILE ASSIST ALLA DUCETTA ARRIVA DALLA SITUAZIONE INTERNA DI BERLINO: LA CORTE COSTITUZIONALE METTE IN PERICOLO 260 MILIARDI DI FONDI, L’APPROAZIONE DELLA MANOVRA SLITTA (E LA GERMANIA RISCHIA L’ESERCIZIO PROVVISORIO)


     
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    Estratto dell’articolo di Uski Audino e Ilario Lombardo per “la Stampa”

     

    giorgia meloni olaf scholz 3 giorgia meloni olaf scholz 3

    Giancarlo Giorgetti si infila nella scia degli altri ministri, si volta e dice soddisfatto: «Mi sembra che Scholz abbia parlato chiaro. I fatti sono i fatti». Sbatte una mano sull'altra, sorridendo pronuncia qualcosa che da lontano suona incomprensibile, forse in tedesco, e va via.

     

    […] Giorgia Meloni e Olaf Scholz hanno appena raccontato lo stato delle trattative sulla riforma del Patto di Stabilità. «Siamo vicini, mai così come ora, a una soluzione» dice il cancelliere, più ottimista. «Passi in avanti» dice la premier, più prudente.

     

    Non c'è niente di severo o ambiguo nelle parole del leader tedesco. La sua apertura è una disponibilità a chiudere un negoziato che sta sfiancando le controparti. «L'obiettivo è farcela assieme, definendo le regole del futuro perché i criteri di stabilità abbiano un ruolo importante, ma non possiamo costringere nessun Paese a un programma di austerità». […]

     

    GIORGIA MELONI OLAF SCHOLZ GIORGIA MELONI OLAF SCHOLZ

    C'è la convinzione che uno spazio minimo, per incassare una formula più leggera dei vincoli di bilancio, la Germania lo stia lasciando. Parole che però […] andranno tradotte in paragrafi nella bozza di riforma proposta dalla presidenza spagnola di turno dell'Unione europea. Solo su quelli, il governo italiano giudicherà il risultato del compromesso su cui si lavora in vista dell'Ecofin dell'8 dicembre. Se andrà bene, o in maniera comunque vendibile per l'opinione pubblica, Meloni come previsto darà il via libera al voto sul Mes.

     

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    C'è già un'ipotesi di data […], per la tanto attesa ratifica in Parlamento del Meccanismo europeo di stabilità: il 13 dicembre, il giorno prima del Consiglio europeo, l'ultimo del 2023. Un epilogo che in gran parte dipende da come si chiuderà il braccio di ferro sul Patto.

     

    È la sostenibilità di deficit e debito sul medio-lungo periodo il nodo che finora ha soffocato ogni tentativo di venirsi incontro con i falchi europei del rigore. Per Meloni servono maggiori garanzie sul futuro: «Per noi […] è importante che le nuove regole della governance tengano conto degli sforzi che le nazioni stanno facendo per favorire le scelte strategiche. Stiamo lavorando su una soluzione possibile da rispettare nei prossimi anni».

     

    GIANCARLO GIORGETTI CHRISTIAN LINDNER GIANCARLO GIORGETTI CHRISTIAN LINDNER

    […] I dossier che intrecciano le due economie sono tanti e tra questi […] c'è la cessione del 41% di Ita Airways alla compagnia aerea tedesca Lufthansa. Da sei mesi l'accordo è impantanato e a settembre l'Ue ha sollecitato il governo italiano a «non perdere altro tempo».

     

    […] Che la realtà sulle nuove regole fiscali sia più complicata degli scambi di affetto tra la sovranista italiana e il socialdemocratico tedesco lo prova l'incontro a margine del vertice di Berlino tra Giorgetti e il collega delle Finanze tedesco Christian Lindner. Fonti del Mef confermano che c'è ancora una distanza da colmare.

     

    La posizione italiana è nota. Si tratta sui parametri di rientro dal debito e sullo scorporo degli investimenti strategici […]. «Tutto è collegato» sottolinea Meloni, perché le trattative su debito e investimenti devono marciare insieme.

     

    GIORGIA MELONI OLAF SCHOLZ GIORGIA MELONI OLAF SCHOLZ

    La presidente del Consiglio punta a ottenere una delle due cose, o condizioni perlomeno migliori su entrambi, e sa che, per una forse fortunata coincidenza, mai come adesso i tedeschi potrebbero ammorbidirsi.

     

    Dopo la sentenza della Corte costituzionale di Karlsruhe, qualche giorno fa il ministro dell'Economia Robert Habeck ha detto che il cosiddetto "freno al debito", ovvero il principio ancorato in Costituzione che permette di fare un debito non superiore allo 0,35% del Pil annuo, si dovrebbe sospendere perché «troppo statico» e «perché non distingue tra i soldi che escono nell'anno in corso e i soldi per gli investimenti». Un concetto non lontano da quanto l'Italia sta sostenendo da tempo.

     

    corte costituzionale tedesca corte costituzionale tedesca

    Del resto la Germania sta vivendo giorni di autentica fibrillazione, e la sentenza di Karlsruhe potrebbe rivelarsi una valanga […] su posizioni consolidate. I giudici non hanno solo bloccato il trasferimento di 60 miliardi dal fondo per l'emergenza coronavirus al fondo per la trasformazione e il clima […], ma hanno anche sancito un principio rischiosissimo per la Germania che mette in pericolo anche il fondo da 200 miliardi per la stabilizzazione economica (Wsf).

     

    Un principio per cui i fondi a debito non utilizzati decadono alla fine dell'anno in corso e non possono essere usati dopo, il che minaccia di bloccare una parte sostanziale di investimenti strutturali nel bel mezzo di una fase turbolenta. Si tratta di risorse vitali con le quali, per esempio, la Germania puntava a superare la crisi energetica.

     

    giorgia meloni olaf scholz giorgia meloni olaf scholz

    Gli effetti di questo conflitto istituzionale sono già visibili: il Bundestag avrebbe dovuto discutere la legge di bilancio 2024 la prossima settimana e invece è stato tutto rimandato a data da destinarsi […]. Poi ci sono le prevedibili ma caotiche ricadute politiche nella coalizione. I liberali non vogliono rivedere "il freno al debito" perché è una battaglia identitaria, e perché è scritto nel contratto di governo. In cambio, vorrebbero tagliare le spese sociali che sono invece i socialdemocratici a difendere, mentre i verdi sono sotto choc: i soldi per la trasformazione energetica sono tutti contenuti nel fondo bloccato da Karlsruhe.

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