Oliviero Beha per il "Fatto quotidiano"
RICCARDO IACONA E SIGNORADomenica sera nessun gol a Marassi, tra Sampdoria e Milan, e invece, in contemporanea su Rai3, gragnuola di gol giornalistici nell'inchiesta di Presadiretta di Iacona su calcio e 'ndrangheta. Inchiesta che ci ha illustrato oltre ogni ragionevole dubbio come il pallone sia - in questo caso in Calabria, ma direi ovunque con le debite differenze di intensità mafiosa e di modi - una formidabile leva sociale, economica e quindi politica di malaffare.
E ambientalmente di malessere per tutto l'ecosistema pallonaro che si intreccia con il sistema-Paese. L'avrete letto qui tante volte, fino alla noia. Per la serata domenicale di Rai3, con un pubblico abituato alla Gabanelli e appunto a Iacona, quindi presumibilmente acculturato e politicizzato, un'inchiesta su tale tema era invece una novità.
Oliviero BehaPremiata dagli ascolti? Macché, un piccolo 6 per cento di share, la metà del solito, e l'ennesima dimostrazione nel tempo e nei palinsesti che il calcio sembra interessare solo per la sua parte emersa e spettacolare (diciamo a volte spettacolare), per il tifo, per i simboli, le metafore, la retorica della fede, della messa, della guerra e vai col tango.
È una gigantesca corsa alla rimozione per non guastarsi il rito collettivo, è l'equivalente aggiornato e sempre più triste del "non mi levate anche il pallone...". Questo non significa che, se indotto a ragionare, anche il popolo tifoso non si renda, magari faticosamente, conto della gigantesca presa dei fondelli da parte dei Signori del Pallone, che difendono il loro Reame Rotondocratico facendosi e disfacendosi le regole a loro piacimento.
Ma se ci riesce, il popolino storna i cattivi pensieri e invece che dedicarsi a un rinascimento pallonaro preferisce prendersela con il singolo arbitro se reo sospetto di qualche favoritismo (pensate all'arbitraggio di Lazio-Atalanta, con il mani di Floccari commovente e tutti gli omini gialli del direttorio arbitrale che han fatto finta di non vedere; oppure a quel Romeo di Udinese-Fiorentina che ha letteralmente capovolto le sorti della partita). Insomma, il calcio malatissimo alla fine sta bene a (quasi) tutti così, e non ci sono inchieste che tengano.
Giancarlo Abete e MoglieNon è bastato il serial ancora in corso del calcio-scommesse, che ridurrà sicuramente in cenere quell'avanzo di credibilità delle partite come è accaduto con l'ippica o la boxe. Non è bastata la trilogia delle Procure, tra Cremona, Bari e Napoli, con sentenze distribuite diacronica-mente in modo inconsulto e contraddittorio, per cui è una specie di lotteria: quando vieni giudicato?
E se ritenuto colpevole quando sconterai la tua penalizzazione? E la classifica virtuale che classifica reale è, essendo abituati ormai da tempo a stagioni segnate da asterischi profusi vicino ai nomi delle squadre? Mauri, capitano della Lazio anti-Juventus oggi in grande spolvero con il latinorum di Lotito, c'entra oppure no con lo scandalo?
E Il Napoli riavrà i 2 punti di penalizzazione per una responsabilità oggettiva che è un istituto più antico - che so - di quello delle Orsoline? E Conte, sotto il cui naso è passato di tutto a giudicare da ciò che esce "con grande dispiacere" sulla stampa per motivi analoghi al rifiuto nei confronti dello Iacona da stadio ? Conte è un derviscio della sfera, un distratto, un timido o un superbo Mazzarino?
CALCIOSCOMMESSE arrestatiCi dica lui se trova tutto l'insieme "agghiacciante", una congiura contro, oppure semplicemente (come penso io) una "normale" fotografia dell'attuale drink calcio-delinquenza-Italia, miscelato bene e versato in calici adeguati così che venga assunto "fino alla feccia". Non è bastato lo scempio della giustizia sportiva che se è possibile in questi anni ha fatto in un certo senso più danni di chi doveva indagare, processare e punire (giacché se la guardia è più dubbia del ladro è tutto il sistema che va a farsi benedire) o almeno ne ha completato l'infausta opera?
VINKO SAKA UNO DEI DUE CROATI COINVOLTI NELL'INCHIESTA SUL CALCIOSCOMMESSEEppure all'indomani del flop-Iacona, e mentre filtrano o addirittura grondano le notizie sugli scandali tra una Procura e l'altra, viene rieletto con il 94% dei consensi presidente della Federcalcio Giancarlo Abete, che fino a subito prima e da subito dopo le sue annose rielezioni subisce spernacchiamenti a non finire: non c'è nessun altro, è la spiegazione a tale suffragio più uzbeko che bulgaro, non c'è alcuna dialettica, nessun altro candidato, c'è sempre e solo lui dal 2006 e Calciopoli perché essendo così debole fa l'effetto del Libano prima delle guerre intestine. Era la Svizzera del medio-oriente, abbiamo visto come è finita.
Ma per ora i capataz della Lega di Serie A, mandanti di tutto, di Abete, della (in)giustizia sportiva, degli arbitri, preferiscono tenere a bagnomaria l'alberello Giancarlo protetto da un sistema di potere che riguarda l'Italia, non solo il calcio italiano. E la prima dichiarazione di Abete, dopo una domenica di ignobile teppismo questa volta a Parma da parte di ultras juventini, è: "Il calcio non rappresenta i mali del Paese", ergo "sta meglio del Paese".
Si dimentica di dire quello che dovrebbe far comodo a tutti i poteri forti o marci che siano che il calcio funzionasse bene, come arma oppiacea di distrazione di massa mentre l'Italia sprofonda. Ma non è così. Perché? Perché il calcio in realtà è guidato dagli stessi burattinai del sistema-Paese, e quindi entrambi i sistemi vanno male. Ma come si diceva non c'è alcuna reazione dell'opinione pubblica, perché almeno in questo non ha opinione e difende una ricreazione di massa che va alla deriva come il resto che dovrebbe esorcizzare.