Fabrizio Roncone per "www.corriere.it"
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Gli odiatori di professione che presidiano la rete, i cosiddetti “haters”, si sono svegliati presto e hanno cominciato a usare subito i loro manganelli contro Claudio Baglioni. Adesso è metà mattina, e ancora non mollano la presa (al solito: pochi firmandosi con nome e cognome, molti usando l’anonimato dei nickname e simboli vari, tra cui bandiere con il tricolore e slogan tipo “L’Italia agli italiani”, “Me ne frego” e altra robetta così).
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Randellano e insultano, minacciano. Il cantante è giudicato gravemente colpevole per aver espresso - durante la conferenza stampa di presentazione del prossimo Festival di Sanremo, che condurrà anche quest’anno - alcune riflessioni sulla scarsa armonia che si respira nel Paese, giudicato confuso e cieco, incapace di prendere una direzione. Sintesi del Baglioni pensiero: «La classe politica, quella dirigente e l’opinione pubblica hanno mancato paurosamente.
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Siamo un Paese incattivito, rancoroso, guardiamo con sospetto anche la nostra ombra, e questo è un disastro prima di tutto di ordine intellettuale». Poi, sulla tragica vicenda della Sea Watch e dei migranti: «Se non fosse drammatica ci sarebbe da ridere. Non si può pensare di risolvere la situazione di milioni di persone in movimento e in situazioni di disagio evitando lo sbarco di quaranta persone, li prendo io o li prendi tu.
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Non credo che un dirigente politico oggi abbia la capacità di risolvere la questione, però dovrebbe almeno saper dire la verità, e cioè che siamo di fronte a un grande problema e dobbiamo metterci tutti nella condizione di risolverlo».
Questo pensa Baglioni. Lo pensa e lo ha detto. Con coraggio, senza ipocrisia. Certo si può non essere d’accordo (è la cosa bellissima della democrazia: c’è chi la pensa in un modo, e chi in un altro). Il ministro dell’Interno Matteo Salvini, per esempio, non è d’accordo. E lo ha scritto - lui mettendoci faccia, nome e cognome - su Twitter. «Canta che ti passa, lascia che di sicurezza, immigrazione e terrorismo si occupi chi ha il diritto e il dovere di farlo».
Certo che se la mettiamo su chi ha il diritto o meno di esprimere un pensiero sull’immigrazione e sul terrorismo, si fa però dura. A cominciare proprio per Salvini. Che, come è noto, ha idee precise un po’ su tutto. Anche, per dire, sul Milan (sono settimane che invoca l’esonero del tecnico Rino Gattuso: e Gattuso abbozza, perché - in fondo - persino nel calcio è bello stare in democrazia).
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Marco Castoro per "www.leggo.it"
ROMA - Bisogna dare atto a Claudio Baglioni di aver riportato la canzone italiana al centro del Festival di Sanremo. Perché - come dice il direttore artistico - Sanremo è una locomotiva della musica italiana, non certo un vagone che va trainato. Che sia un treno che corre ad alta velocità lo testimoniano la scelta dei cantanti e gli ascolti, che anche quest'anno saranno alti, dopo il record dell'anno scorso.
«Le canzoni sono un'arte povera che riescono a creare una memoria spiega il dirottatore artistico, come si è autodefinito quest'anno - sono delle stelle fisse, e noi cerchiamo di salvaguardarle al meglio.
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La stella polare è la canzone. Sanremo non è una trasmissione televisiva ma un evento trasmesso dalla televisione». E nel pieno rispetto delle regole di ingaggio non ci saranno ospiti stranieri. Il motivo? Perché costano troppo e conviene risparmiare (anche se quest'anno si prevede un record anche dalle entrate pubblicitarie).
L'ingaggio non è il solo argomento, seppure valido. In verità gli artisti stranieri potrebbero sbarcare a Sanremo soltanto se avessero voglia di cantare in italiano. Cosa che molti di loro non sopportano proprio.
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«L'ospite sottolinea Baglioni - deve portare qualcosa non prendere». E allora niente. Meglio Giorgia, Elisa, Bocelli. I tre nomi sicuri. Ai quali potrebbero aggiungersi Ramazzotti, Ligabue, Mengoni, Mannoia, Pausini e Antonacci. Con loro la trattativa è avviata, se ne sta parlando. E al Divino Claudio non è facile dire di no.
Nella prima serata si esibiranno tutti i 24 big in gara, 12 alla volta nelle due serate seguenti. Poi al venerdì i duetti con un ospite per ciascun big scelto dal cantante in gara. Al sabato ovviamente il gran finale. Con il televoto che inciderà più della giuria tecnica e di quella demoscopica.
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E qui gli idoli dei giovani potrebbero anche fare la differenza. Rocco Papaleo condurrà il DopoFestival al teatro del Casinò con un paesaggio lunare, tra sogno e poesia. Radio2 trasmetterà le serate in diretta. Sul caso della canzone sulla pedofilia non ammessa, Caramelle di Pierdavide Carone e Dear Jack, Baglioni ha precisato che non c'è stata nessuna censura. Semmai - secondo il direttore artistico - è censurabile - il modo in cui ci si sta occupando della questione immigrati.
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