Estratto dell’articolo di Elena Dusi per “la Repubblica”
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Un bimbo nasce e quasi due anziani muoiono. L’Italia, certifica l’Istat, continua il suo inverno demografico. Se il 2022 era stato l’anno dei 393mila neonati — cifra più bassa dall’unità d’Italia, meno 1,7% rispetto all’anno precedente, valore per la prima volta al di sotto della soglia dei 400mila — la prima metà del 2023 ha visto numeri in ulteriore calo: 3.500 culle in meno (-1,9%) rispetto ai primi sei mesi dell’anno precedente e un tasso di natalità sceso da 1,24 a 1,22 (che diventa 1,18 se si calcolano le coppie italiane).
CULLE VUOTE
[…] La notizia dell’ulteriore calo è stata data dall’Istat […] Solo un giorno prima c’era stato un altro rapporto negativo dell’Istituto di statistica: quello sulla povertà in aumento. E forse tra i due fenomeni c’è un legame, se il primato di fecondità si ha nel Nord-Est (1,29) e il minimo in Sardegna (0,95). A calare ormai è la propensione ad avere figli, unita al minor numero di coppie in età fertile (con le donne fra 15 e 49 anni). […]
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[…] L’Italia è poi ultima in Europa per tasso di fecondità, anche se il declino è comune a tutto il continente. I dati di Vignoli mostrano un 1,8 in Francia, 1,5 in Svezia e 1,4 in Norvegia. Fra i nati del 2022 sono in aumento i primogeniti, frutto probabilmente dei programmi rimandati a causa del Covid. I nomi preferiti sono Leonardo, Francesco e Tommaso, accanto a Sofia, Aurora e Giulia. Il 41,5% dei bambini nasce ormai fuori dal matrimonio. Erano il 39,9% nel 2021[…]
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Uscire dalla trappola sarebbe possibile con l’aiuto dei bambini stranieri. Ma rispetto al passato anche loro, osserva l’Istat, hanno diminuito la propensione ad avere figli. L’anno scorso 82mila neonati avevano almeno un genitore straniero: 25mila in meno rispetto al picco del 2012. […] «La bassa fecondità non è però un destino. Per uscire dalla trappola bisogna procedere a piccoli passi. Servono tre misure politiche contemporanee: assegni per i genitori, congedi retribuiti e asili. Un aumento anche limitato dei nuovi nati domani avrà ripercussioni positive quando i bambini diventeranno genitori». Nel migliore dei casi, insomma, se ne parla per la prossima generazione.