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    NON SARO' UNA SPOSA BAMBINA! - UNA 12ENNE DI PALERMO MA ORIGINARIA DEL KOSOVO SI RIBELLA ALLE NOZZE: ERA STATA PROMESSA IN MATRIMONIO A UN PARENTE IN FRANCIA – UN COMPAGNO DI SCUOLA L’HA AIUTATA A SCAPPARE, POI HA RACCONTATO TUTTO ALLA POLIZIA


     
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    Salvo Palazzolo per La Repubblica

     

    M. ha 12 anni, occhi grandi colore marrone e capelli lunghi nerissimi. M. è nata a Palermo da genitori rom di origine kosovara, e a Palermo vuole studiare e vivere la sua vita. M.

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    ha un sorriso travolgente, ma da qualche giorno non sorrideva più, a casa aveva avvertito una strana atmosfera attorno a lei, qualcuno progettava di darla in sposa a un parente in Francia.

     

    Mercoledì sera, M. è stata mandata dalla mamma a comprare un pollo allo spiedo, ed è fuggita. Cuffietta alle orecchie e scarpe da ginnastica rosa con la zeppa. Una fuga tra le viuzze del centro storico per provare a ribellarsi a un destino che sembrava già scritto.

     

    M. è arrivata di corsa in un bar di piazza Marina, fra le luci dei ristoranti pieni di turisti. E si è avvicinata timidamente al bancone, ha chiesto un' aranciata, ma non aveva soldi in tasca, il barista l' ha guardata, le ha allungato comunque una lattina.

     

    E da quel momento M. è sparita. Nessuno ha saputo più nulla della piccola rom fino alle 13 di ieri, quando è stata rintracciata mentre passeggiava con un compagno di scuola.

    È stata una notte frenetica per i poliziotti di Palermo, alle tre la madre della bambina piangeva mentre diceva al 113: «Mia figlia è scomparsa, forse qualcuno le ha fatto del male».

     

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    E fino alle 10 del mattino tutte le ipotesi sono rimaste in piedi nella stanza del capo della squadra mobile Rodolfo Ruperti. Anche le più terribili, dal sequestro di persona alla violenza.

     

    Poi, la migliore amica di M. ha rotto il muro di silenzio che sembrava avvolgere questa vicenda. E poco a poco è emersa la storia di questa dodicenne: vive in una casa diroccata del centro storico che i suoi giovani genitori hanno occupato, il padre si arrangia con piccoli lavori, la madre a 26 anni ha già partorito sei figli ed nuovamente incinta.

     

    Appena M. arriva nell' atrio della squadra mobile scortata dagli agenti corre ad abbracciare la sua amica del cuore. Un abbraccio intenso, fra le lacrime.

    Le due bambine si dicono qualcosa all' orecchio. Poi, M. saluta in modo sbrigativo i genitori, mentre si allontana per essere ascoltata dagli investigatori.

     

    «Ho una gran fame», dice. La funzionaria dei "Falchi", Carla Marino, le porge un pacco di biscotti e un succo di frutta. E finalmente M. si sente sollevata.

    E può iniziare il suo lungo racconto.

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    Un compagno di scuola l' ha aiutata a fuggire. «È solo un amico», precisa lei. Un altro bambino cresciuto in fretta fra i vicoli del centro storico di Palermo. Anche lui ha dodici anni, ma ne dimostra molti di più.

     

    Aspettava l' amica a piazza Marina, davanti al bar dell' aranciata. Insieme hanno vagato per tutta la notte, hanno dormito appena un' ora nell' atrio di un vecchio palazzo abbandonato.

     

    In fuga dai genitori, in fuga dai tuguri dove vivono, in fuga dalle peggiori tradizioni. I genitori del bambino non hanno neanche segnalato l' allontanamento del figlio da casa. Qualcuno in famiglia ha problemi con la giustizia, e per un' altra tradizione, tutta siciliana, non si chiamano mai gli "sbirri". Ma a Palermo è arrivata la notte in cui i bambini hanno rotto le cattive tradizioni. E i genitori si sono presi una sonora ramanzina.

     

    Anche la mamma della migliore amica di M., palermitana della città vecchia (in tutti i sensi) è stata rimproverata, perché ieri mattina non voleva che la figlia parlasse con la polizia, aveva addirittura fornito una falsa pista per proteggere i genitori kosovari.

     

    Ora, tutta questa storia che racconta di un grande disagio sociale è stata segnalata alla procura per i minorenni. Intanto, però, i bambini che hanno rotto le cattive tradizioni nella notte di Palermo sono tornati a casa.

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