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    AVEVANO RAGIONE BORGHESE E BRIATORE: NON SI TROVANO CUOCHI E CAMERIERI - LE STRUTTURE LAMENTANO POSTI VUOTI FINO A UN TERZO DEL FABBISOGNO: MANCANO 200 MILA LAVORATORI A TEMPO INDETERMINATO, OLTRE AD ALMENO 100 MILA STAGIONALI - TRA MAGGIO E LUGLIO SERVIRANNO 390MILA LAVORATORI, E IN QUASI QUATTRO CASI SU DIECI SONO DIFFICILI DA REPERIRE - "MOLTI NON VOGLIONO TORNARE NEL SETTORE DOPO LA PANDEMIA PERCHE' E' DIVENTATO UN LAVORO POCO SICURO. OPPURE CI CHIEDONO DI LAVORARE IN NERO"...


     
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    1. TURISMO, RIPARTE LA CACCIA AI LAVORATORI "SERVONO 390 MILA TRA CUOCHI E CAMERIERI"
    Rosaria Amato per "la Repubblica"
     

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    «Sa qual è la battuta che gira quest'anno? Ti serve un cuoco: cercalo da Bartolini!». Paolo Manca, comproprietario della catena di alberghi sardi Felix Hotels e presidente di Federalberghi Sardegna, è preoccupato come la stragrande maggioranza degli operatori turistici italiani perché quest'anno è più difficile che mai trovare lavoratori: le strutture lamentano posti vuoti fino a un terzo del fabbisogno.
     

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    Eppure Manca non se la sente di prendersela con il reddito di cittadinanza, che viene indicato da molti come la causa principale delle difficoltà sperimentate da quando è partita la stagione turistica: «Con la pandemia la ristorazione e il turismo non sono più riusciti a garantire neanche quel minimo di stabilità che esisteva prima, - spiega l'albergatore - e i lavoratori hanno cercato altro. Sono diventati corrieri, muratori, magazzinieri, autisti. Scoprendo magari che così ci si gode la famiglia, non si lavora di notte e si hanno i weekend liberi».
     

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    L'allarme non si limita agli stagionali: «Mancano 200 mila lavoratori a tempo indeterminato, oltre ad almeno 100 mila stagionali - dice Aldo Cursano, ristoratore di Firenze e vicepresidente Fipe-Confcommercio -. Io ho tre locali, e mi mancano una decina di persone per stare a regime. Sono costretto a chiudere una delle attività alle 18, e nelle altre organizzo la cena solo il venerdì e il sabato. Altri colleghi fanno due giorni di chiusura. Siamo così stressati che alcuni ristoratori stanno arrivando a rubarsi i dipendenti tra di loro, offrendo condizioni migliori».
     

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    Le ultime previsioni di Unioncamere e Anpal certificano tra maggio e luglio il fabbisogno di 387.720 mila lavoratori per i servizi di alloggio, ristorazione e turistici, con un aumento del 64,9% rispetto al 2021: in quasi quattro casi su dieci (38%) sono difficili da reperire. «Io sono comproprietario di un cocktail bar e di una trattoria di pesce a Ferrara - racconta Matteo Musacci -. Abbiamo difficoltà a trovare lavoratori ormai da diversi mesi: molti non vogliono rientrare nel settore dopo la pandemia, perché questo è diventato un lavoro poco sicuro, e hanno trovato altro. Oppure ci chiedono di lavorare in nero perché non vogliono perdere il sussidio di disoccupazione o il reddito di cittadinanza. Mancano figure di tutti i tipi, dai cuochi ai camerieri».
     

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    I lavoratori però raccontano un'altra storia: «Io ho cambiato lavoro da due anni dopo dodici di stagioni - racconta Nicola -. Anche se qui in Sardegna sono sempre venuti lavoratori da fuori perché ben pagati, in busta paga vengono segnate solo 6 ore e 40, al massimo 9, ma poi se ne fanno sempre 12 o 14, dovrebbero mettere una tessera in entrata e in uscita così i dati arriverebbero diretti all'Inps».
     
    Sul sito di Anls, organizzazione che riunisce lavoratori stagionali, sono in tantissimi a lamentare il sussidio di disoccupazione "corto", che copre solo la metà del periodo corrispondente a quello di lavoro: «Da stagionale prima della grande trovata della Naspi lavoravo tutta l'estate facendo sacrifici, guadagnavo bene, riuscivo ad affrontare l'inverno nelle migliori condizioni», scrive Giampietro.
     

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    Gli imprenditori sono abbastanza d'accordo con quest'analisi: «Diamo un incentivo ai giovani - dice Cursano - premiamoli se hanno voglia di imparare un mestiere, non solo se preferiscono stare a casa. E poi lo Stato ci aiuti con il cuneo fiscale».
     
    «Si potrebbe pensare a un periodo di formazione retribuita quando non si lavora - suggerisce Manca -. Io non credo che la gente preferisca il reddito di cittadinanza al lavoro, e neanche che tutti gli imprenditori siano scorretti. Però ci vuole una legislazione strategica sul turismo, che permetta ai lavoratori di vivere dignitosamente, arrivando almeno a dieci mesi di retribuzione fra lavoro e formazione».
     

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    2. IL GESTORE DI LOCALE "TANTI PREFERISCONO TENERSI I SUSSIDI"
    Rosaria Amato per "la Repubblica"
    «Da quando abbiamo riaperto c'è una grande richiesta per cresime, battesimi, soprattutto matrimoni: stanno celebrando tutti quelli rinviati per due anni. Un lavoro enorme, ma siamo sottodimensionati di venti unità che non riusciamo a trovare». Maurizio Pasca, presidente Silb, l'associazione dei locali da ballo, è titolare del locale di ristorazione e intrattenimento "Le Quattro Colonne", a Gallipoli, nel Salento.
     

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    Che figure vi mancano?
    «Non riesco a trovare neanche il pizzaiolo. Per i camerieri sono anche andato a proporre alcuni stage nelle scuole alberghiere, ma mi hanno risposto di no».
     
    Molti stagionali denunciano condizioni di sfruttamento.
    «Io sfido chiunque a venire a intervistare i miei dipendenti: nessuno fa più di otto ore al giorno. Quanto alle retribuzioni, un ragazzo di 18 anni che lavora al bar e porta il caffè ai tavoli guadagna 1200-1300 euro al mese, un cuoco arriva a 4.500».
     

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    Anche prima della pandemia era così?
    «Prima c'era più personale di quanto ne cercassimo. Molti ora si accontentano del reddito di cittadinanza, e qualcuno mi chiede di lavorare in nero, in modo da non perdere l'assegno: ovviamente rifiuto. Il governo dovrebbe fare attenzione, dare il reddito solo a chi ne ha veramente bisogno».
     
    3. LO STAGIONALE "GLI IMPRENDITORI CI PAGHINO PIÙ MESI"
    Rosaria Amato per "la Repubblica"
    Giovanni Cafagna, stagionale dell'Isola d'Elba, ha una sola spiegazione per la mancanza di lavoratori nel turismo: «È così da quando è entrata in vigore la Naspi, che copre solo la metà dei mesi del vecchio assegno».
     

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    Però sul sito dell'Anls, l'associazione dei lavoratori stagionali di cui lei è presidente, molti si lamentano anche delle condizioni di lavoro.
    «Noi siamo stati sfruttati da sempre. La causa è la mancanza di copertura: se io lavoro sei mesi, e prendo l'assegno per tre, è un problema, e quindi appena posso cambio lavoro».
     
    Gli imprenditori lamentano anche la disaffezione da parte dei giovani e degli stranieri.
    «Da noi all'Isola d'Elba i giovani lavorano tutti. È che sono sempre di meno, in tutta Italia. E gli stranieri durante la pandemia hanno trovato occupazioni più stabili e redditizie».
     

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    Quindi il reddito di cittadinanza non ha colpe?
    «Gli imprenditori che si lamentano del reddito dovrebbero piuttosto pensare a fare qualche sacrificio anche loro, allungando la stagione e garantendo qualche mese di stipendio in più. D'inverno i loro figli, che vanno a scuola con i nostri, mancano per le vacanze per più di un mese, perché loro possono permetterselo».
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