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    MESSI MALE - NON SOLO L’INFORTUNIO, ORA LEO RISCHIA IL CARCERE - L’AVVOCATURA SPAGNOLA HA CHIESTO 22 MESI PER EVASIONE FISCALE DA 4 MILIONI - L’ACCUSA: “NON POTEVA NON SAPERE”


     
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    Roberto Condio per “la Stampa”

    MESSI MESSI

     

    A volerci scherzare su, si potrebbe dire che finalmente il fenomenale Lionel Messi ha trovato qualcuno che gli ha fatto fare una figura da dilettante. Il calcio, naturalmente, non c’entra. Il campo in questione è quello dell’evasione fiscale e la Pulce, con quei 4,1 milioni di euro frodati allo Stato spagnolo, letteralmente sparisce al confronto con il nostro motociclista Max Biaggi, rinviato a giudizio dal Tribunale di Roma per cartelle non pagate da 17 milioni e 852 mila euro.
     

    Leo «profano»

    Messi, però, in questi giorni ha poca voglia di scherzare. S’è fatto male il 26 settembre, nel match di Liga contro il Las Palmas, e il guaio al collaterale del ginocchio sinistro lo terrà fermo ancora per un bel po’, fino a metterne in forse la presenza nel Clasico del 21 novembre al «Bernabeu» contro il Real di quel Ronaldo con cui da anni si divide ogni grande premio individuale e classifiche dei cannonieri. Ieri ha postato la foto del suo fasciatissimo gambone mancino accompagnata da un tweet di speranza: «Passo dopo passo, continuo bene il recupero per tornare più forte».

     

    JORGE HORACIO MESSI JORGE HORACIO MESSI

    Nessuna parola, però, sul fatto del giorno. Quello che ha ulteriormente peggiorato l’umore del crac del Barcellona: l’Avvocatura dello Stato spagnolo lo ha ritenuto colpevole di tre «delitti» tributari commessi tra il 2007 e il 2009 (con la frode da 4,1 milioni di cui sopra) e ha chiesto una pena di 22 mesi e mezzo di carcere.

     

    L’atto cozza con ciò che aveva stabilito soltanto due giorni prima la procura dell’Agenzia delle Entrate, che per gli stessi reati aveva ritenuto colpevole soltanto il padre di Leo, Jorge Horacio: 18 mesi di carcere per lui e archiviazione per il figlio, estraneo alle scelte finanziarie fatte dal genitore. «Quel che dice papà, io lo firmo a occhi chiusi», aveva assicurato la Pulce al magistrato inquirente.
     

    Debito già saldato

    messi infortunio messi infortunio

    L’Avvocatura, che difende in maniera più ampia gli interessi della Pubblica Amministrazione, ha invece collocato i due Messi sullo stesso piano. Ieri ha confermato che Lionel in materia di fisco è un «profano», ma che proprio non poteva non sapere che gran parte dei soldi incassati per lo sfruttamento dei suoi diritti d’immagine provenivano da imprese con sedi in paradisi fiscali come Belize e Uruguay.

     

    Il Tribunale di prima istanza di Gavà, 40’ da Barcellona, ha così rinviato a giudizio padre e figlio. L’udienza si terrà in data da fissare davanti al giudice penale della vicina Vilanova i la Geltrù. Chi ha gestito il caso parla di «indizi ragionevoli di criminalità» per la coppia di evasori e tra i tifosi blaugrana c’è chi parla di congiura ordita da Madrid.

     

    Anche se, considerato che Messi jr ha già sborsato «volontariamente» 5 milioni per saldare il debito con lo Stato e che, in quanto personaggi pubblici, i due «con estrema difficoltà potrebbero sottrarsi all’azione della giustizia», la carcerazione preventiva non è stata presa in considerazione.

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    Insomma, Leo può continuare a curarsi a casa. E a tifare dal divano per le sue squadre che lo rivogliono in fretta. Il Barça, battuto a Siviglia e salvatosi col brivido in Champions contro il Bayer, ha già pagato dazio. L’Argentina conta di cavarsela meglio: ha iniziato nella notte le qualificazioni mondiali contro l’Ecuador e la «10» se l’è presa Aguero. Messi ha autorizzato solo lui a indossarla.

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