Alessandro Barbera e Carlo Bertini per "la Stampa"
il ministro del tesoro daniele franco
C' è tensione attorno al ministro del Tesoro Daniele Franco, reo di non condividere le bozze dei provvedimenti con i colleghi. C' è malumore verso il sottosegretario Roberto Garofoli, colpevole di aver abolito le riunioni preparatorie a Palazzo Chigi.
E c' è il caso di Roberto Speranza, lambito da un' inchiesta giudiziaria e accusato di frenare le riaperture di bar e ristoranti. Per la prima volta da quando è premier Mario Draghi ha addosso la pressione dei partiti.
roberto garofoli
Per averne la prova basta ascoltare i resoconti riservati del consiglio dei ministri di ieri mattina, il secondo in due giorni, quello che avrebbe dovuto approvare la richiesta di aumento della spesa al Parlamento per quaranta miliardi. Quando Franco prende la parola, più di uno chiede chiarimenti.
Lo fanno Andrea Orlando (Lavoro, Pd) e Stefano Patuanelli (Agricoltura, Cinque Stelle). Il responsabile forzista della Pubblica amministrazione Renato Brunetta, ignaro delle carte, sceglie la via costruttiva proponendo ristori selettivi.
ROBERTO SPERANZA MARIO DRAGHI
Il leghista Giancarlo Giorgetti, bloccato nell' ufficio al ministero dello Sviluppo da una protesta dei dipendenti Alitalia, non arriva in tempo: negli ultimi giorni le lamentele sono arrivate anche da lui. La discussione va avanti due ore, non abbastanza per risolvere le questioni sollevate. Tutto è rinviato a oggi.
giancarlo giorgetti roberto speranza
Nell' arco di due settimane Draghi si gioca molto: il Documento di economia e finanza (la cornice della prossima Finanziaria), il nuovo decreto di aiuti alle imprese, il Recovery Plan. Ogni partito vuol dire la sua. Per evitare troppa carne al fuoco, Draghi ha già rinviato a maggio i tre decreti che dovranno accompagnare il piano: per le semplificazioni, le assunzioni, la governance. Non è bastato. Un esponente di governo che chiede di non essere citato evoca una parola finora impronunciabile: «verifica».
STEFANO PATUANELLI ANDREA ORLANDO
La nota con cui Palazzo Chigi annuncia incontri separati con i sei partiti della maggioranza ci somiglia molto.Orlando, esponente dell' ala sinistra del Pd, è fra i più nervosi. Spinge perché la cabina di regia del Recovery Plan sia rappresentata dai partiti, invita a «non dimenticare le infrastrutture sociali», coi colleghi si lamenta apertamente del caso Speranza: «Dobbiamo recuperare collegialità e non giocare allo scaricabarile su decisioni assunte collettivamente».
DANIELE FRANCO MARIO DRAGHI
Il caso sottolinea le difficoltà di una maggioranza che sembra aver già perso lo spirito repubblicano. Enrico Letta ieri ha visto Speranza: incontro su richiesta dell' interessato, che il leader della sinistra suggella con un tweet sul «pieno accordo nella linea da tenere sulla campagna vaccinale e le riaperture».
le orecchie di roberto garofoli
Una difesa che risuona nello slogan «Speranza non si tocca, ha il sostegno pieno del partito contro chi vuole trasformarlo in capro espiatorio della pandemia». La battuta dimostra quanto siano insidiosi i malumori sul ministro, anche di una parte del Pd. «Gli attacchi a Roberto sono attacchi a Draghi», fa notare un dirigente lettiano del partito. Per questo - dice l' ex ministro Francesco Boccia - «non rischia di cadere».
«Non voglio le dimissioni, mi interessa che funzioni la squadra», frena Matteo Salvini. Ma il partito del ministro della Sanità nutre il sospetto che gli attacchi del leader leghista nascondano ben altro.
daniele franco g20
Dice il capogruppo di Leu Federico Fornaro: «A esser maliziosi si può pensare che siano in ballo interessi dell' industria medica privata, in vista di una stagione di investimenti importanti per la sanità pubblica caldeggiati da Speranza». In sostanza Fornaro teme una campagna ad arte per condizionare il ministro sulla destinazione dei fondi del Recovery Plan.
Per il Pd il problema è anche politico: Letta non vuole appiattirsi sulla linea delle chiusure, rilancia parlando di «riaperture in sicurezza», fissa paletti precisi: vaccinazione agli over 60 e un calo sensibile dei contagi, allo stesso tempo tendendo l' orecchio ai commercianti in rivolta.
ROBERTO SPERANZA DARIO FRANCESCHINI
Non è un caso che dopo la decisione di riaprire gli stadi per gli europei perfino Dario Franceschini - da sempre un rigorista - si mostri sensibile alle proteste del mondo dello spettacolo. «Si è incrinato l' asse di ferro tra Dario e Speranza», dicono gli ex renziani del Pd. L' ex capogruppo Andrea Marcucci da giorni si attesta su una posizione più «salviniana». La tensione nella maggioranza è testimoniata da un' interrogazione della renziana Teresa Bellanova contro il ministro sulla sanità pugliese. Insomma, Draghi si deve guardare le spalle.