Caterina Soffici per “La Stampa”
nuovi troubles a belfast
A Belfast tornano le molotov. Scontri, un bus in fiamme, una cinquantina di agenti feriti, decine di arresti, tra cui due che la Bbc chiama bambini: 13 e 14 anni. C'erano una volta i Troubles e ci sono di nuovo.
Prima o poi doveva succedere. Troppo sangue ha bagnato questa terra. Troppo odio disunisce le famiglie di questa città dove hanno costruito i muri della pace, ma sono invece muri della guerra.
lancio di molotov contro la polizia
Da una parte i protestanti, gli unionisti che guardano a Londra. Dall'altra i cattolici, i repubblicani che guardano alla Repubblica d'Irlanda. L'accordo di pace domani compie 23 anni, fu siglato il 10 aprile del 1998, il Venerdì Santo da cui ha preso il nome.
L'accordo c'è, ma è sempre stato di carta: da allora i muri di Belfast invece di essere abbattuti si sono moltiplicati, dividono i quartieri e separano vite destinate a non incontrarsi mai.
incendi a belfast
Soprattutto per i giovani, che non hanno vissuto i primi Troubles, non hanno visto le bombe dell'Ira, non hanno visto i padri uscire di casa la mattina per non tornare a cena, ma sono cresciuti in quel clima di odio. La pace sulla carta significa che i quartieri unionisti e quelli nazionalisti hanno scuole diverse, palestre, campetti di calcio, fidanzatini: ognuno sta con la propria fazione.
Si è detto che in Irlanda del Nord non c'era più la guerra. Anche il cinema e gli scrittori avevano smesso di occuparsene. Ma gli analisti avevano avvertito: non tirate la corda con la Brexit, perché gli equilibri sono instabili.
scontri a belfast
Si temeva che rimettere una dogana tra l'Irlanda del Nord e la Repubblica d'Irlanda avrebbe rinfocolato le rivalità. Questa era la soluzione temuta dal Sinn Feìn. Invece negli accordi per l'uscita dall'Ue ha vinto la soluzione che scontenta gli unionisti: è stato istituito di fatto un confine marittimo che divide l'intera isola dal resto della Gran Bretagna, lasciando l'Ulster nel mercato unico e allontanando anche politicamente l'isola da Londra.
belfast
Ora gli unionisti si sentono traditi da Boris Johnson e frustrati, anche se è importante ricordare, in questa complicata scacchiera di odi e rivendicazioni, che nel referendum del 2016 avevano appoggiato la Brexit (anche se poi in Irlanda del Nord il Remain aveva vinto con il 55 per cento dei voti).
Miccia scatenante degli scontri e delle sei notti di guerriglia urbana per le strade dei quartieri unionisti di Belfast (Sandy Row e Newtonabbey), Carrickfergus, Tullyally a Derry, pare sia la decisione di non perseguire i 24 membri del Sinn Féin che il 30 giugno scorso hanno partecipato al funerale di Bobby Storey, figura storica dell'Ira: avevano violato le norme anti-Covid ma non sono stati puniti.
gli scontri di belfast
Gli unionisti accusano la polizia di stare dalla parte dei repubblicani. Le milizie paramilitari filobritanniche, che non sono mai state smantellate e che ancora controllano parte del territorio, sobillano gli animi e la Bbc dice che sono loro ad arruolare i giovani manifestanti, molti adolescenti, cresciuti nel mito della retorica incendiaria della guerra dei padri e dei nonni, che lanciano sassi e bottiglie molotov contro gli agenti e le camionette blindate.
video a nord di belfast
Dietro a tutto, come sempre, i rapporti tra i due partiti al potere, il Dup unionista della premier Arlene Foster e il Sinn Fein cattolico della vice Michelle O' Neill, che governano in quell'equilibro perfetto sancito dagli accordi di pace, che perfetto non è.
Gli unionisti stanno perdendo terreno e i rapporti di forza potrebbero ribaltarsi quando, l'anno prossimo, saranno pubblicati i risultati del censimento tenuto in tutto il Regno Unito lo scorso 23 marzo: se i cattolici dovessero diventare maggioranza potrebbero chiedere un referendum per staccarsi dall'odiata Londra e unirsi a Dublino, riunificando anche politicamente l'isola.