Bartolo Dall'Orto per il Giornale
Il Salva Roma continua a dividere il governo. Da una parte i leghisti, dall'altra i grillini.
salvini di maio
Dopo l'inchiesta su Armando Siri e l'affaire Ama per la Raggi, con le relative richieste di dimissioni da parte dei colleghi di governo, ora la sfida Lega-M5S si gioca sulla norma in favore della capitale d'Italia.
Domani il consiglio dei ministri si riunirà e Conte, Salvini e Di Maio sono alla ricerca di una via d'uscita proprio sul Salva Roma. La disposizione, inserita nel dl Crescita, prevede la chiusura dal 2021 della gestione commissariale del maxi debito pregresso da 12 miliardi della Capitale. Il Movimento preme per manterla nel testo, la Lega invece vorrebbe stralciarla. Alla fine una soluzione potrebbe arrivare con l'allargamento 'dell'ombrello di salvataggio' anche agli altri Comuni a rischio dissesto. Insomma: non solo la Roma grillina. Il Carroccio vorrebbe ma permettere a tutti i grandi comuni di rinegoziare i tassi di interesse sui vecchi mutui.
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La tensione però è tanta. Oggi da Pinzolo Salvini è tornato all'attacco della Raggi: "A Roma mi sembra che ci sia un sindaco che non ha il controllo della città, dei conti, della pulizia, delle strade, delle case. Regali non ne facciamo". Fonti leghiste in serata fanno sapere che il Carroccio non ha intenzione di votare "norme che creano disparità". "Nessuna norma salva Raggi - sussurrano - Non esistono comuni di serie A e serie B. O si aiutano tutti i comuni e i sindaci in difficoltà o nessuno.Bene il decreto crescita con le misure per i risparmiatori truffati, per abbassare le tasse alle imprese, riduzione della burocrazia per gli enti territoriali".
DANILO TONINELLI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI
All'indiscrezione trapelata da fonti leghiste rispondono subito quelle grilline. Che si scagliano contro il ministro dell'Interno: "Siamo di nuovo costretti a puntualizzare, perché la Lega con Matteo Salvini è inciampata in una grandissima gaffe senza saperlo - dicono - Il provvedimento di cui parlano, che loro chiamano salva-Roma, poi salva-Raggi quando capiscono che il primo epiteto non paga in termini elettorali, è totalmente a costo zero. Non andiamo oltre, ci fermiamo qui, sarebbe paradossale spiegare qualcosa che capirebbe anche un bambino". E ancora: "Forse non ha capito di cosa si tratta, visto che parliamo della chiusura di un commissariamento a costo zero che permetterà ai romani di non pagare più gli interessi su un debito vecchio di 20 anni che creò proprio il centrodestra con Berlusconi al governo. Piuttosto la Lega pensi a Siri e alle indagini sui fondi che riguardano anche il loro tesoriere, invece di fare di tutto per nasconderlo".
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CASTELLI
Ilario Lombardo e Maria Rosa Tomasello per la Stampa
Alla sette di sera di ieri lo spettro della crisi di governo si materializza all' improvviso. I gialloverdi si erano seduti a tavola a Pasqua - Luigi Di Maio in Sardegna a fare il sub, Matteo Salvini in montagna con i peluche e l' asinello - convinti che l' accordo sulla cosiddetta norma "salva-Roma" fosse stato trovato. Invece l' intesa è carta straccia. L' ultimatum del leader leghista spiazza il M5S: l' operazione di risparmio sul debito storico da 12 miliardi della capitale, inserita nel decreto crescita che arriva oggi sul tavolo del Consiglio dei ministri per l' ok definitivo, avverte il Carroccio, sarà possibile solo se l' ombrello si aprirà subito per tutti i comuni a rischio dissesto, a partire dalle 14 città metropolitane. In caso contrario la Lega non è disponibile a votare il provvedimento. «A Roma mi sembra che ci sia un sindaco che non ha il controllo della città -sferza il ministro dell' Interno - Noi regali non ne facciamo. Non ci sono comuni di serie A e di serie B. Se in tanti hanno problemi, aiutiamo tutti».
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Fonti interne al Carroccio confermano: «Nessuna norma salva Raggi. Bene il decreto crescita con le misure per i risparmiatori truffati, per abbassare le tasse alle imprese, riduzione della burocrazia». Ovvero il cuore del provvedimento, che dispone i rimborsi ai risparmiatori, seguendo un doppio binario: indennizzi automatici per redditi inferiori ai 35mila euro e investimenti mobiliari sotto i 100mila euro e arbitrato per il restante 10% . Ma sul "salva-Roma" la linea è ferma. La Lega punta allo stralcio, con l' obiettivo di " aggiustare" la norma a misura di tutti i comuni e recuperarla durante il dibattito parlamentare Luigi Di Maio è imbufalito, incredulo della forzatura del leghista nonostante pensi all' ennesima baruffa elettorale.
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Ordina di tenere il punto. A suo nome parla Laura Castelli, viceministro all' Economia, autrice della norma: «Vogliono davvero aprire la crisi di governo su questo? Se ne assumeranno la responsabilità. Sempre che non lo stiano facendo solo per coprire l' indagine di corruzione su Armando Siri». Sospetti, ipotesi e rabbia. «Non si permetta di usare i sindaci per coprire i fatti gravi del suo partito» continua Castelli. L' operazione "salva-Roma" si può fare «a costo zero» ripetono dal Movimento, parlando di«gaffe» del leader leghista e lanciando una provocazione: «Salvini vuole tornare ai tempi di "Roma ladrona"?».
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Era stata Castelli, sabato, a teorizzare la via d' uscita. Allargare gli aiuti a città con un grosso debito. Non estendendo, però, a queste la norma su Roma, come era sembrato inizialmente. Non si può. «La capitale riceve dallo Stato risorse in virtù di una legge speciale».
Inoltre, è commissariata. Catania e Alessandria, capoluoghi in situazione di dissesto, non lo sono. Ma possono essere aiutate con norme ad hoc da inserire in fase di conversione.
La versione della Lega è un' altra: il decreto che oggi torna in Cdm è stato votato il 4 aprile «salvo intese», quindi tutto quello che c' è scritto è discutibile. «Di fatto quella norma su Roma per noi non esiste, perché a monte non c' è stato un accordo politico» è la sintesi del pensiero di Salvini. Cosa vuol dire che la Lega non lo voterà? Sta puntando davvero allo stralcio e al rinvio a dopo le Europee? Secondo i 5 Stelle non è possibile. E allora potrebbe voler dire che, se non ci sarà un accordo entro le 18 (ora in cui inizia il Cdm), la Lega si sta preparando a non partecipare al voto. Difficile che arrivi, invece, a votare contro.
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Sarebbe crisi. Uno scenario a cui il premier Giuseppe Conte, che pressato dal Colle ha l' obbligo di far passare il testo sulla crescita, cercherà di opporsi in ogni modo, mentre sullo sfondo Giorgia Meloni, che punta al Campidoglio e a ribaltare la maggioranza dopo le Europee con la Lega, avverte: «Roma è la capitale, non va trattata come un piccolo Comune».
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