Alessandro Da Rold per la Verità
DOMENICO ARCURI MASCHERINA
Non c' è pace per gli italiani alle prese con la ricerca di mascherine durante l' emergenza coronavirus. A distanza di ormai 4 mesi dall' inizio dell' emergenza, in piena fase 2, Domenico Arcuri può raccogliere l' ennesimo intoppo nella sua gestione da commissario straordinario. Dopo l' operazione prezzo fisso a 50 centesimi, dopo i flop e persino le inchieste della magistratura sui bandi di gara Consip, nell' ultima settimana è spuntato un nuovo problema, questa volta relativo al trasporto e stoccaggio di mascherine acquistate dalla Cina.
C' è da ricordare che nelle scorse settimane Arcuri aveva rassicurato gli italiani sul fabbisogno di dispositivi di protezione. E che la produzione interna avrebbe aiutato nel reperire il materiale, poi specificando che si entrerà a regime a ottobre. Così ancora adesso l' Italia si trova costretta a comprare all' estero.
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E a dover in qualche modo recuperare questo materiale. La Cina è partner privilegiato per il governo giallorosso. Il ministro Luigi Di Maio aveva già in passato ricordato gli accordi con Pechino, tra cui un ordine di 180 milioni di mascherine prodotte dall' azienda cinese Byd (Build your dream) per un costo totale di 209,5 milioni di euro. L' operazione fu criticata dalle opposizioni anche perché i 5 stelle, partito di maggioranza di governo, la spacciarono come un atto di benevolenza del presidente Xi Jinping. In questi mesi il problema però è sempre stato quello di farle arrivare e poi distribuirle agli italiani.
All' inizio dell' emergenza se ne occupava la protezione civile con il noleggio di Antonov, al costo di 1 milione di euro. Poi Arcuri ha preso in mano la gestione con l' incarico di commissario e ha affidato la parte logistica anche a un carabiniere in congedo, Rinaldo Ventriglia. L' obiettivo era quello di abbassare i costi di spostamento, utilizzando anche i cosiddetti voli ghost, ovvero quelli di linea senza passeggeri che continuano a operare. Per queste operazioni serve un bando di gara, anche se non è chiaro perché non venga utilizzata Alitalia, dove lo Stato ha appena investito 3 miliardi di euro. Il commissario ha lanciato il bando il 29 aprile.
Domenico Arcuri
Una lettera di invito, che La Verità ha potuto controllare, viene inviata a diverse società che dovranno rispondere con «urgenza» entro le 11.59 del 6 maggio. Tutto viene fatto per via telematica. Il bando di gara è diviso in due lotti, il primo riguarda il trasporto aereo dalla Cina all' Italia, per un valore di 20 milioni di euro. Il secondo riguarda la distribuzione sul territorio nazionale, costo 30 milioni di euro. Per il primo si presentano Ups, Kerry Logistics, Jas air service, Savino e Neos. Per il secondo, oltre alle prime tre, anche Poste Italiane. La disciplinare tecnica è molto stringente. La durata è di 4 mesi, da valutare rispetto anche alla lunghezza dell' emergenza coronavirus. Si aggiunge che se non sarà raggiunto un accordo entro 24 ore «la procedura negoziale potrà essere avviata con il secondo classificato». Soprattutto, si legge, c' è «l' esigenza di attivare il servizio entro l' 11 maggio 2020». Data, quest' ultima, che non è stata rispettata. Per quale motivo?
DOMENICO ARCURI
L' 8 maggio viene pubblicata la graduatoria su carta intestata di Invitalia. Il primo lotto viene assegnato alla Neos, una società del gruppo Alpitour, presieduta da Lupo Rattazzi, nipote dell' avvocato Gianni Agnelli. La società ha già lavorato in questi mesi con la Farnesina, sia per il trasporto di italiani dall' estero sia per mascherine e ventilatori proprio dalla Cina. Il secondo classificato è Jas jet service di Milano. Le offerte però sono molto diverse. Ogni società ha dovuto fornire una proposta economica che riguarda il prezzo medio fra i metri cubi di merce e le miglia percorse. Neos offre lo 0,11 euro, mentre Jas si ferma a 0,25, con un divario del 127 per cento. In pratica l' offerta dell' azienda di Rattazzi è di 160.000 euro a volo, per l' altra siamo invece intorno ai 300.000 euro, quasi il doppio.
Ogni volo porterà circa 4 milioni di mascherine. L' 11 maggio però di voli non ne partono e le mascherine restano a Pechino. La gara, infatti, finisce in una fase di stallo. A quanto risulta alla Verità sta per essere assegnata alla vincitrice Neos ma siccome la sua offerta è troppo bassa e quindi, paradosso, la società accetterebbe di operare in perdita. Va anche ricordato che le offerte di eccessivo ribasso comportano sempre un rischio nel lungo periodo per il committente.
DOMENICO ARCURI
Perché potrebbe sempre crearsi qualche intoppo di gestione, per esempio nella fornitura di carburante o nel reclutamento di piloti. Nel frattempo, mentre tonnellate di mascherine, restano in Cina, in Italia non è ancora finita la polemica su quelle in vendita a 50 centesimi. In settimana Arcuri aveva bollato come critiche da «ricchi» quelle sul prezzo calmierato, una nuova battuta dopo quella sui «liberisti da divano» quando ci fu l' annuncio il 2 maggio. Federfarma due giorni fa ha siglato un accordo con il commissario, dopo giornate di accuse e controaccuse. Saranno garantite alle farmacie circa 20 milioni di mascherine chirurgiche alla settimana. Il Presidente di Federfarma Servizi Antonello Mirone e Sandro Morra di Adf Salute hanno manifestato la loro soddisfazione. Sempre che arrivino a destinazione.
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