Ivan Zazzaroni per il Corriere dello Sport
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Mi viene voglia di chiedere ai “miei” di non trattare più il dopo-Pioli (leggasi nuovo tecnico del Milan) e attendere esclusivamente la comunicazione ufficiale della società. Questo perché sto trovando surreale l’indecisionismo, misto a confusione, della dirigenza rossonera.
Un club dovrebbe possedere le conoscenze e la forza necessarie per prendere una decisione importante senza curarsi troppo del gradimento dei tifosi. Dal canto loro i tifosi hanno il diritto di esprimere la propria opinione, simpatia o antipatia allo stadio, sui social, a casa, ovunque, ma non il “potere” della competenza o della conoscenza del candidato e delle motivazioni che portano alla scelta. E non possono assumersi, direttamente o indirettamente, responsabilità di carattere gestionale.
PAUL SINGER E GERRY CARDINALE E GORDON SINGER
Sono altresì convinto che il tifoso gradirebbe di poter contare su un management strutturato, e sapere che una scelta è il prodotto di riflessioni, incontri, esperienza e insomma di capacità professionali. Mi chiedo cosa accadrebbe il giorno in cui un allenatore “espresso” dalla curva si rivelasse un flop. Il tifoso diesse con chi se la prenderebbe? Con se stesso? Dimenticavo: c’è sempre il tale allenatore che non si è aggiornato, è bollito e altre baggianate del genere spacciate per verità.
IL FUTURO TECNICO DELLA SOCIETÀ È UN INTERROGATIVO CHE CREA MALUMORE
Adriano Ancona per il Corriere dello Sport - Estratti
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L 'umore del tifo rossonero è come il tempo a Milano in questi giorni: nuvoloni e pioggia, anche improvvisa e senza soluzione di continuità. C'è il fondato rischio che una perturbazione, sotto forma di malcontento del popolo milanista, domenica si abbatta sullo stadio di San Siro.
Dare una passata di cancellino al mese di aprile è impossibile, il clima ostile diventerà allora una conseguenza ai messaggi forti e chiari già lanciati da una buona fetta di gente che ama il Milan: la petizione anti-Lopetegui dovrebbe portare il club a rivedere i piani futuri, intanto però ci sono ancora tre partite casalinghe – dopo il Genoa, le sfide con Cagliari e Salernitana – per dare ancora più l'idea di una forte pressione ambientale. Il Milan è alle prese con la scelta del prossimo allenatore, Pioli sta consumando le ultime settimane su questa panchina mentre Lopetegui non viene ritenuto all'altezza dai tifosi.
PAUL SINGER E GERRY CARDINALE
Una contestazione per domenica va messa in conto: striscioni in Curva Sud, probabilmente, ma anche la possibilità che allo stadio si presentino molte meno persone del solito. La freddezza come sentimento popolare, rivolta sia alla squadra che alla società in un momento alquanto delicato, nel triste epilogo della stagione.
L'operazione nostalgia, visto che sta arrivando il Genoa, si rifà invece alla partita di andata: gol di Pulisic allo scadere, ostinata resistenza con Giroud in porta al posto di Maignan espulso nel finale (a cambi appena ultimati) e vittoria strappata con le unghie. Pioli non poteva immaginare che quella sarebbe stata l'ultima volta del Milan al comando solitario della classifica. Dopo la pausa di ottobre, l'Inter avrebbe preso il largo mentre il gruppo rossonero da lì in poi ha cominciato a stentare.
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Adesso lo spettro è quello della sesta partita consecutiva senza vincere: nella gestione Pioli, soltanto una volta (sette gare di seguito) il Milan ha fatto peggio. Capitava tra gennaio e febbraio dello scorso anno. Il fatto è che nell'ultimo mese, oltre al sesto derby perso in sequenza, l'Inter ha pure sollevato lo scudetto in faccia ai cugini la sera del 22 aprile. Una macchia che resterà inevitabilmente nella storia. Al netto di un'altra serata turbolenta come quella in cui il Milan ha compromesso la qualificazione in semifinale di Europa League, contro la Roma. Completando l'opera al ritorno e determinando, di fatto, la conclusione dell'era-Pioli.
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