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    PM, METTI GIÙ QUELLO SMARTPHONE! TE LO ORDINA NORDIO – DOPO I LIMITI ALLE INTERCETTAZIONI, IL GUARDASIGILLI IMPONE UNA STRETTA ANCHE SUL SEQUESTRO DEI CELLULARI: NON POTRÀ PIÙ DISPORLO IL PUBBLICO MINISTERO, MA DOVRÀ DARE IL VIA LIBERA IL GIP, CHE DIRÀ ANCHE COSA SI POTRÀ DUPLICARE AI FINI DELL’INCHIESTA E COSA NO – L’ANM DENUNCIA IL RISCHIO DEL RALLENTAMENTO DELLE INDAGINI E ATTACCA IL MINISTRO: “DIPINGE IL PM COME UNA FIGURA FUORI CONTROLLO…”


     
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    Estratto dell’articolo di Francesco Grignetti per “la Stampa”

     

    CARLO NORDIO CARLO NORDIO

    C'è sempre molta attenzione alle intercettazioni. Polemiche sanguinose. Ma chi pensa alle chat? E chi alle app che rendono un telefonino lo scrigno di ogni informazione sensibile, dalla geolocalizzazione allo scambio di foto, agli acquisti, alla rete di amicizie? Ed ecco arrivare la stretta del governo all'operato dei pubblici ministeri.

     

    Con una leggina che sarà discussa in Senato ad aprile, sarà necessario che si pronunci un gip per il sequestro di un cellulare e soprattutto per chiarire che cosa duplicare a fini di inchiesta e cosa no. «La nostra riforma ha attuato solo il minimo sindacale sulle intercettazioni – dice infatti il ministro Carlo Nordio ai microfoni di Radio 24 – e sarà seguita da altre ben più importanti. Mi riferisco alla disciplina del sequestro dei telefonini e degli smartphone».

     

    carlo nordio al senato carlo nordio al senato

    Quel che fino a oggi era molto semplice per un pm, che poteva sequestrare il cellulare di un indagato e passarlo al microscopio, in futuro non sarà più possibile. In questo senso si era espressa anche la Corte costituzionale di recente, con una sentenza sul caso Renzi, che ha precisato come le chat siano da equiparare alla corrispondenza, e quindi tutelate dalla Costituzione; se un pm ne ha bisogno per un'inchiesta, deve passare per la valutazione di un giudice.

     

    A decidere per il sequestro del telefonino sarà dunque il giudice per le indagini preliminari, così come per l'acquisizione dei contenuti, da cui saranno esclusi i messaggi e tutte le comunicazioni o i documenti ritenuti dal Gip non rilevanti penalmente.

     

    SPIARE SMARTPHONE INTERCETTAZIONI SPIARE SMARTPHONE INTERCETTAZIONI

    […] «Oggi – spiega con notevole vis polemica il ministro – nel cellulare non ci sono solo le conversazioni, c'è una vita intera. Quindi non può essere messa nelle mani di un pubblico ministero che con una firma se ne impossessa e magari dopo non vigila abbastanza sulla sua divulgazione».

     

    Si parla di cellulari e di chat, insomma, ma è la figura stessa del pm che finisce sotto accusa. Il ministro li accusa neanche velatamente di appropriarsi con troppo facilità dei segreti tutelati dalla Costituzione e poi di non curarsene se vengono divulgati. Ovvio quindi che l'Associazione nazionale magistrati si risenta.

     

    carlo nordio 8 carlo nordio 8

    «Colpisce – replica la vicepresidente Alessandra Maddalena - che si dipinga in modo indiscriminato il pubblico ministero come una figura oscura, fuori controllo, che si impossessa dei dati e non vigila sulla loro divulgazione. È una continua opera di delegittimazione della figura del pm».

     

    Per non dire che ci sarà una nuova massa di lavoro sui Gip, già sotto organico. Il rischio è il rallentamento nelle indagini. Ed è tutto da vedere come la norma impatterà sul sistema delle incompatibilità, perché è un principio generale che se un gip si occupa di un indagato in una fase iniziale non potrà essere lui a esprimersi nelle fasi successive.

     

    andrea orlando foto di bacco andrea orlando foto di bacco

    Nel merito, pur d'accordo sui massimi principi, le opposizioni sollevano dubbi. Perciò il Pd ha richiesto alcune audizioni perché «filtra allarme rispetto all'impatto della norma su indagini particolarmente delicate, a cominciare da quelle per mafia». Dice l'ex ministro Andrea Orlando: «È giusto prevedere una disciplina ad hoc, ma bisogna vedere ovviamente come si intende risolvere il problema».

     

    […] Il problema è che è difficile trovare un equilibrio tra privacy e segretezza delle indagini nel momento in cui un indagato ha diritto a nominare un consulente di fiducia che segua le operazioni di duplicazione forense delle informazioni contenute nel suo cellulare.

     

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    Al ministero della Giustizia, dove la legge è stata elaborata, spiegano che la soluzione per tutelare le indagini è il contraddittorio immediato, ma non sui contenuti (altrimenti scoprirebbe le intenzioni della procura) e quindi la presenza del difensore o di un suo perito servirà solo a garantire la correttezza nell'estrazione e copia dei dati. «Per una serie di reati gravi, poi, il contraddittorio immediato nemmeno ci sarà, bensì in un secondo momento. Ciò per non intaccare gli strumenti di contrasto alla criminalità organizzata».

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