Leonardo Martinelli per La Stampa
notre dame
«Ricostruiremo Notre-Dame più bella ancora». Furono le parole di Emmanuel Macron, subito dopo l' incendio, quel rogo assurdo e violento, il 15 aprile scorso. Più il tempo passa e più quella scadenza (e la possibilità di riportare i turisti all' interno della cattedrale) appare difficilissima da rispettare.
Per la prima volta in 200 anni lì non si è potuta celebrare la messa della vigilia di Natale. Il rettore di Notre-Dame, monsignor Patrick Chauvet, ha convocato i fedeli la sera del 24 a poche centinaia di metri, alla chiesa di Saint-Germain l' Auxerrois. E ai giornalisti dell' Associated Press, dopo mesi di omissioni e mezze verità, ha detto chiaro e tondo: «Oggi Notre-Dame non è ancora fuori pericolo».
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Insomma, il restauro vero e proprio non è nemmeno iniziato, perché l' emergenza non è finita: la fase più delicata del salvataggio inizierà a giorni. Già c' era chi fantasticava sulla nuova guglia, andata distrutta dall' incendio, e per la quale il presidente ha invocato «un gesto architettonico contmporaneo». Ma la questione non è più d' attualità. Prima bisogna salvare quello che resta in piedi «e ci sono forse il 50% di probabilità di farlo - ha precisato Chauvet -. Ce ne sono invece il 50% che le impalcature che dominano le volte precipitino e travolgano i muri rimasti in piedi».
NOTRE DAME
Ritorniamo indietro, a quel maledetto 15 aprile. L' immensa impalcatura metalica, ancora sul posto, era stata tirata su prima dell' incendio: doveva servire proprio a restaurare la guglia, che, crollando, ha provocato tre grossi buchi sulle volte. Prima di restaurarle e di effettuare gli altri interventi, quell' insieme di tubi va tolto, uno a uno, facendo attenzione che non cadano sotto a provocare altri danni. Il 16 dicembre, sul lato sud della cattedrale, davanti alla Senna, è stata installata una gru di 75 metri, che servirà a sollevare ed estrarre i componenti più pesanti (fino a otto tonnellate). In questi giorni viene montata un' altra impalcatura, sui due lati di quella preesistente.
la futura notre dame
A quei ponteggi si fisseranno operai acrobati che scenderanno, con delle imbragature, per togliere i tubi, sospesi in aria (fra 300 e 400 tonnellate di metallo). In certi casi, esposti a un calore eccessivo, sono diventati un ammasso fuso e informe. Sarà un complicato gioco di mikado.
Quest' operazione è stata rinviata più volte negli ultimi mesi. Finora, perlopiù con l' aiuto di piccoli robot, sono stati portati via più di 3mila frammenti e macerie (legno, pietre, pezzi di metallo) che si erano depositati sul pavimento. E gli archi rampanti esterni, fondamentali per l' equilibrio di tutta la struttura, sono stati fissati con sostegni di legno. Ma l' impalcatura incombente restava lì. Ci vorranno almeno 4-5 mesi per smontarla Macron è ancora convinto di finire tutto in cinque anni?
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