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    ‘NUN FA NIENTE PARLA’, L’IMPORTANTE È SAPE’ SONA’’ - ARRIVA NELLE SALE IL DOCUFILM DEDICATO A PINO DANIELE DI GIORGIO VERDELLI, NARRATO DA CLAUDIO AMENDOLA: CONCERTI, FILMATI INEDITI, INTERVISTE, IL GENIO MUSICALE CHE PARLAVA AI VICOLI DI NAPOLI E AL VOMERO - VIDEO


     
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    Simona Orlando per ‘Il Messaggero

     

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    Ci vogliono un paio di scarpe buone per godersi ‘Il tempo resterà’, perché si cammina parecchio. Nel docufilm su Pino Daniele, diretto da Giorgio Verdelli e narrato da Claudio Amendola, nelle sale dal 20 al 22 marzo (circuito Nexo Digital), si passeggia nel tempo, attraverso concerti e filmati inediti dagli anni ’70 al 2014, e nello spazio, per i vicoli di Napoli, quella vera e quella immaginata, davanti al golfo, negli studi e nei bar che l’artista ha frequentato e a cui ha attinto per fare canzoni memorabili.

     

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    Ogni tanto si viaggia in bus, ribattezzato Vaimò, come il fortunato tour del 1981, in compagnia del supergruppo con il quale inventò un linguaggio che centrifugava tradizione, espressività blues, ritmo funky, libertà jazz. C’è Pino agli esordi che vuole assolutamente entrare nei Napoli Centrale e viene accolto da James Senese con un semplice: «Accattate nu basso e vieni a suonare» e poi, a ruoli invertiti, lui consacrato autore che chiama a raccolta gli amici musicisti per improvvisare a meraviglia sulle sue strutture melodiche.

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    Un pezzo di tre minuti poteva durarne dodici, ricorda Tullio de Piscopo, perché si dava spazio agli assoli di tutti. Daniele viene raccontato dagli stati generali della musica napoletana e non solo, dalla Nuova Compagnia di Canto Popolare a Jovanotti, che dice: «Era il più grande dei grandi perché godeva nel pensare a ciò che poteva imparare ancora». Compaiono i più giovani Clementino e Maldestro, Giuliano Sangiorgi dei Negramaro che accenna ‘Je so’ pazzo’, la canzone che Vasco Rossi ammette avrebbe tanto voluto scrivere, Stefano Bollani, Giorgia, Renzo Arbore, Massimo Ranieri che lo definisce ‘portatore di drammaticità sana, non smielata’, Ezio Bosso che elogia il suo approccio polifonico.

     

    la band di pino in piazza del plebiscito la band di pino in piazza del plebiscito

    E ci si sente tuttora fieri a vederlo suonare con i giganti Al Di Meola e Pat Metheny, che lo ricordano come un grande musicista. Quello era, non staccava mai la chitarra dalle dita, ma sapeva anche arrangiare magnificamente, costruire pezzi radicati nel territorio eppure così internazionali.

     

    Parlò trasversalmente ai ragazzi del Vomero e a quelli di Scampia, al sud e al nord d’Italia, portando il dialetto in classifica, come Troisi fece con il cinema. E commuove la scena nel salotto di casa mentre nasce ‘Quando’ per la colonna sonora di ‘Pensavo fosse amore invece era un calesse’: Daniele la prova, Troisi approva, il resto lo fa la storia. Un dialetto che per entrambi era senso e suono e certe espressioni continuano ad affascinare: ‘Addove’, Schizzechea’, ‘Appocundria’, quel dolore al petto tra indolenza e impotenza, malinconia e rimpianto, intraducibile come saudade portoghese.

     

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    ‘Il tempo resterà’ è un film sull’arte dell’incontro, e ci si muove come si è mosso lui, tenendo insieme i centri e le periferie. Un nomignolo per ogni movimento: Nero a metà, Masaniello, Lazzaro felice, Uomo in blues. Un’apertura agli altri che si trasformò in empatia, e per capire quanto, bastano le immagini della notte dei duecentomila guagliù, 1981 a Piazza Plebiscito, epifania di aderenza totale fra la città e il suo cantore.

     

    Pino Daniele entra ed esce dal film, che non segue un percorso cronologico. Sta dal barbiere come in duetto con Clapton, in casa con Maradona e la squadra del Napoli come su palco con Fiorella Mannoia e Francesco de Gregori, fa scat fra i balconi sgarrupati e vola a Tunisi per fare world music prima ancora che vada di moda. C’è anche quando non c’è e resta ora che non c'è più.

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    Come fa, ce lo racconta lui stesso: «Non possiamo tenere il tempo, dobbiamo entrarci dentro. Non sono un intrattenitore, comunico tramite la musica. C’è un codice per entrare nel portale del tempo e io l’ho trovato. Noi andremo via e il tempo resterà». Il 18 marzo Napoli lo ricorda con il concertone ‘Je Sto Vicino a te’, il 19, giorno in cui avrebbe computo 62 anni, il film sarà presentato al Teatro San Carlo.

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