Salvatore Cernuzio per https://www.lastampa.it
carlo maria vigano
Il Papa che mente su McCarrick. Giovanni Paolo II e Benedetto XVI che hanno commesso anche loro «errori» sul caso dell’ex arcivescovo di Washington perché sono «esseri umani», mentre Francesco dovrebbe dimettersi. Lui costretto ad un auto-esilio dopo aver accusato la «mafia gay» regnante in Vaticano. Nuovi documenti pieni di rivelazioni.
Gli ingredienti che hanno condito la saga di monsignor Carlo Maria Viganò ci sono tutti nell’intervista che l’ex nunzio negli Usa ha rilasciato oggi al Washington Post. Non una intervista nel verso senso del termine, ma un epistolario lungo due mesi condotto via mail (8mila parole in risposta a 40 domande) tra i due giornalisti Chico Harlan e Stefano Pitrelli e l’arcivescovo che ha rifiutato di incontrarli di persona.
papa francesco theodore mccarrick
Dalla pubblicazione del suo clamoroso dossier dell’agosto 2018 in cui metteva in stato d’accusa il Pontefice, non è chiaro per quali particolari motivi, Viganò ha scelto infatti di vivere nascosto in un rifugio segreto dal quale invia, ciclicamente, lettere e comunicati. Sono numerose le dichiarazioni rilasciate in questi mesi, sempre tramite la consueta rete di siti e blog tradizionalisti che hanno contribuito alla diffusione del suo memoriale, con cui l’arcivescovo si ritaglia un ruolo da protagonista della Chiesa o commenta le notizie correnti.
L’ex nunzio, che - come ricorda il quotidiano statunitense - era sempre in prima fila ad eventi della Chiesa conservatrice o marce pro-life, non appare in pubblico da una decina di mesi, contatta la gente tramite Skype con un account diverso dal suo nome e dice di essere diventato «più attento a chi incontro e a cosa dico». Ai due giornalisti che gli ponevano domande personali rifiuta di rispondere perché, spiega, sono «irrilevanti per i gravi problemi della Chiesa». «La mia vita è abbastanza normale», scrive in una mail, e in un’altra si definisce un «anziano» che «apparirà tra poco davanti al Buon Giudice».
viganò
Viganò taglia corto anche sullo scandalo di corruzione che, grazie ad un’inchiesta condotta proprio dal Post, vede protagonista il vescovo di Wheeling in West Virginia, Michael J. Bransfield, che avrebbe elargito grosse somme di denaro della diocesi come «regali» a vescovi e cardinali per assicurarsi la loro protezione. Nella lista figura anche monsignor Carlo Maria Viganò, il quale spiega ora che sarebbe stato un affronto rifiutare del denaro che ha poi donato in beneficenza.
L’ex rappresentante del Papa negli Usa, invece, si sofferma a lungo sulle dichiarazioni del Papa alla tv messicana Televisa, in cui affermava di non sapere nulla dei crimini di McCarrick, altrimenti avrebbe agito. Viganò – che afferma di essere stato proprio lui ad informare Bergoglio, nel 2013, delle malefatte dell’allora pastore di Washington - si dice «immensamente triste» per il fatto che Francesco «ha mentito palesemente al mondo intero»: «Come si può dimenticare tutto questo, specialmente un Papa?».
lorenzo baldisseri, pope francis e il vescovo kevin j. farrell
Finora non ci sono documenti in grado di comprovare tali affermazioni, così come non ci sono prove evidenti che confermino l’altro leitmotiv dei documenti dell’ex nunzio, ovvero il fatto che Papa Francesco fosse a conoscenza e avesse quindi ignorato le sanzioni imposte segretamente da Benedetto XVI a McCarrick. Indicazioni come il non apparire in pubblico ed evitare viaggi che l’ex cardinale aveva sistematicamente ignorato già sotto il pontificato di Ratzinger.
«La verità verrà fuori» assicura Viganò, lasciando intuire di aver in mano ancora altri documenti ma che «non è ancora arrivato il momento per me di rilasciare qualcosa» e invitando invece le gerarchie vaticane a rendere pubblica la documentazione nei loro archivi «supponendo che non l’abbiano ancora distrutta». «I risultati di un’indagine onesta» della Santa Sede - annunciata dal Vaticano ad ottobre e ancora in corso, come confermato recentemente dal cardinale Parolin - «sarebbero disastrosi per l’attuale papato», afferma.
carlo maria vigano
Certo, ammette Viganò (forse per la prima volta), uno studio così «approfondito» potrebbe danneggiare la reputazione anche dei precedenti Pontefici, Benedetto XVI e Giovanni Paolo II. È sotto i loro pontificati, infatti, che McCarrick, di cui la Santa Sede - stando alle dichiarazioni dello stesso Viganò - conosceva fatti e misfatti, ha vissuto un’ascesa che lo ha portato a presiedere l’arcidiocesi di Washington, divenendo una delle figure ecclesiali più influenti negli Usa e a Roma, grazie anche alla sua “Papal Foundation” dispensatrice di importanti donazioni.
il cardinale theodore mccarrick
«Questo», afferma Viganò, «non è una buona ragione per non cercare la verità». E in ogni caso «Benedetto XVI e Giovanni Paolo II sono esseri umani, e possono anche aver commesso errori. Se lo hanno fatto, noi vogliamo conoscerli. Perché dovrebbero rimanere nascosti? Tutti possiamo imparare dai nostri errori». La stessa benevolenza sembra non valere per il Pontefice regnante: Viganò dice di aver ammorbidito, «a posteriori», l’invito a dimettersi, tuttavia continua a valutarla come opzione nel caso in cui il Papa «rifiuti di ammettere i suoi errori e chiedere perdono».
viganò
Nell’intervista l’ex diplomatico difende il suo operato: «Il silenzio mi renderebbe complice degli abusatori e causerebbe altre vittime». Poi torna a battere il chiodo sulla questione omosessualità della Chiesa, ribadendo la controversa teoria che sarebbe questa la radice di gran parte degli abusi del clero. Sì, ci sono studi che confermano che non ci sia alcun nesso tra orientamento sessuale e probabilità di commettere abusi, come ricordato anche nel Summit di febbraio in Vaticano. Ma ci sono anche «prove schiaccianti», secondo Viganò, ovvero il fatto che l’80% delle vittime di abusi sia di sesso maschile, intorno ai 14 anni di età.
carlo maria vigano
La crisi degli abusi sessuali sarebbe «molto meno grave» se il «problema dell’omosessualità nel sacerdozio fosse onestamente riconosciuto e adeguatamente affrontato», afferma monsignor. E aggiunge: «È stupefacente che la parola “omosessualità” non sia apparsa una sola volta, in nessuno dei recenti documenti ufficiali della Santa Sede». Evidentemente, dice, è ancora viva e potente quella «mafia gay» tra le mura apostoliche, che in passato «ha sabotato ogni sforzo di riforma».