Estratto dell’articolo di Tommaso Labate per il “Corriere della Sera”
TOMMASO LABATE E FIORELLO
[…] Forse il segreto dell’eterno successo di Rosario Fiorello, confermato per l’ennesima volta dall’esperienza quotidiana di Viva Rai 2, è nascosto in Sicilia e negli occhi del bambino di sette anni che incrociano per la prima volta quelli di una star, Little Tony.
Una grande storia Non importa che sia televisione o radio, emittente di Stato o commerciale, che sia Instagram o un teatro, che vada in onda la mattina prestissimo, al pomeriggio o in prima serata, solo di sabato o solo gli altri giorni della settimana.
Il fuoriclasse è tale forse perché, dietro, c’è un bambino che ha creduto nel «mezzo» come se il «mezzo» fosse il tempio di una religione unica e di una verità assoluta. Come se tutto quello che succedeva e succede dentro il «mezzo» fosse reale, autentico, indiscutibile.
TOMMASO LABATE E FIORELLO
Di questi tempi Fiorello si sveglia quando per gli altri è notte fonda, alle 5 è già in via Asiago, alle 7.15 si accende la lucina della diretta di Viva Rai 2; quando finisce la diretta, inizia a lavorare al programma del giorno dopo e verso mezzogiorno guadagna uno studio di Rai Radio 2 per consegnare a un microfono pezzi unici del suo passato, storie minime di una vita quotidiana che messe insieme fanno una grande storia. Sembra un cesto in cui i fichi d’India della Sicilia degli anni Sessanta e Settanta convivono con i fast food e la Milano da bere degli anni Ottanta, le ristrettezze economiche del prima con i grandi guadagni del dopo […]
TOMMASO LABATE E FIORELLO
[…] Quei pollici alzati La sacralità del mezzo, quello che vi succede è reale, non c’è trucco e non c’è inganno. L’idiosincrasia di Fiorello per i provini forse nasce da questo: il provino è finto. «A quello con Pippo Baudo per Fantastico neanche sapevo di essere a un provino. Vedevo quelli in fila davanti a me che provavano la voce, qualcuno scaldava i muscoli per ballare, qualcun altro si allenava per un numero da giocoliere. Quando arrivò il mio turno, mi chiesero che cosa sapessi fare e risposi con sincerità che non sapevo fare nulla, volevo solo i soldi del biglietto per poter tornare a casa, ché non li avevo. “Sai cantare?”.
TOMMASO LABATE E FIORELLO
Sono intonato, risposi. Pippo Caruso attaccò al pianoforte e io gli andai dietro con quella strofa improvvisata, “non so fare nulla, voglio andare a casa, non ho i soldi per il biglietto”. I cameramen iniziarono a farmi segno col pollice in alto; persino Caruso, che era sempre serio, accennò un mezzo sorriso; Baudo si era addirittura alzato per accompagnarmi. È fatta, pensai. Macché. “Sei bravo ma non ti prendo”, mi disse».
Negli archivi fotografici di Palazzo Chigi, sepolta tra centinaia di migliaia di fotografie, deve essercene una del 1982 che ritrae il presidente del Consiglio in carica, Giovanni Spadolini, in visita ufficiale al Sacrario militare dei Caduti d’oltremare, a Bari. Dietro Spadolini c’è un giovane sull’attenti che imbraccia un fucile: è Fiorello, che trascorre tre mesi della leva militare nel capoluogo pugliese, con la cartolina ricevuta all’indomani della vittoria dell’Italia ai Mondiali del 1982. Al ritorno dal servizio di leva fa avanti e indietro dai villaggi turistici, si sente il ragazzo più fortunato del mondo perché la Valtur l’ha assunto a tempo indeterminato. «Sapete che cosa voleva dire, no? Stipendio sicuro e pure bello alto, contributi pagati, avvenire garantito».
TOMMASO LABATE E FIORELLO
Fino a quando la storia non prende una piega decisamente malinconica. «A pensarci ora, vi giuro, mi faccio tenerezza da solo...», accenna. Claudio Cecchetto l’ha chiamato a Milano per lavorare a Radio Deejay. […] […] «Cecchetto mi disse “da domani abiterai là insieme a tutti gli altri”. Gli altri erano Franchino Tuzio, Marco Baldini, Tracy Spencer, i fuorisede della galassia Deejay, tanto per capirci. E soprattutto lui: Sandy Marton».
FIORELLO FAMILY
Qualche tempo prima Cecchetto aveva scovato quel ragazzo croato mentre faceva il cameriere a Ibiza; e, solo guardandolo con quella chioma bionda fluente, quando capì che faceva il musicista gli aveva commissionato su due piedi una canzone sull’isola, Gente de Ibiza , che tradotta in inglese era diventata la hit People from Ibiza . «Vado a questa via Alberto da Giussano, citofono e chi mi apre la porta? Lui, Sandy. “Tu sei il nuovo?”, mi chiese. “Sì, sono il nuovo”. Da quel momento iniziai a fare il citofonista di Sandy Marton. Le donne lo cercavano a tutte le ore. Peeeee (imita il suono del citofono, ndr ), c’è Sandy? Sandy, che magari stava già in compagnia, mi faceva segno di dire che non c’era».
CATENA E ROSARIO FIORELLO
[…] Fiorello arriva a un passo dal comprare un biglietto di sola andata per la Sicilia. «Non mi facevano fare nulla, non ne potevo più di stare a Milano. A un certo punto mi do un tempo. Ma non un tempo lungo, una scadenza breve: se tra una settimana non avrò fatto nulla, me ne torno al lavoro ai villaggi». […] «Cecchetto mi chiama per andare a fare Deejay television su Italia Uno. Non sapevo che cosa bisognava fare ma l’ho fatto. Aspetto che vada in onda la prima puntata e tra me e me penso: ce l’ho fatta, adesso sono famoso. Adesso esco di casa e mi riconosceranno tutti». […]
FIORELLO LINUS
«[…] Mi vesto e prendo la metro alla stazione Pagano per andare in centro. Una tratta bella affollata. Mi fermeranno tutti, pensavo. Sulla metro niente, non mi riconosceva nessuno. Sceso a San Babila inizio a guardare io le persone negli occhi, a fissarle. Come a dire “riconoscimi, dai, riconoscimi, sono quello della tv”. Niente di niente. Solo alla fine una ragazzina mi disse una cosa tipo “assomigli a quello che ha fatto Deejay television”. Ma comunque poca roba. Imparai quel giorno che sulle cose bisognava lavorarci. Starci e basta non sarebbe bastato. Mai».
FIORELLO BALDINI
Che è un insegnamento che Fiorello conserva ancora oggi, quando la sua sveglia suona che per gli altri è ancora notte fonda, quando il motore della Vespa è gelido e va scaldato, quando il freddo taglia la faccia di chi va a lavorare su due ruote, quando è ancora buio e la telecamera si accende sulla intro sempre diversa che lui e Fabrizio Biggio consegnano alla nuova puntata di Viva Rai 2.
FIORELLO VIVA RAI 2
Il cuore del leone di Sicilia è sempre lo stesso e non è cambiato. Una vocina interiore, tutti i giorni, gli ricorda le cento lire di un juke-box di Augusta, il rumore della gettoniera, il braccio meccanico sollevava tre 45 giri e la puntina che li riproduceva, sempre gli stessi, sempre nella stessa sequenza. […]
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