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    LA NUVOLA DI FUKSAS RISCHIA DI DIVENTARE UN ALTRO RELITTO DELLA “BEIRUT” DELL’EUR – LE BANCHE CHIUDONO I RUBINETTI: L’ALBERGO DELL’ARCHISTAR, A LATO DELLA FANTOMATICA “NUVOLA”, TERMINATO DA DUE ANNI, NON LO VUOLE NESSUNO


     
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    Ernesto Menicucci per "Corriere della Sera - Roma"

     

    MASSIMILIANO Fuksas MASSIMILIANO Fuksas

    Lo chiamano il «teatro verde» anche se ormai, di verde, gli è rimasto ben poco. Anzi, quell’area sopra il laghetto, dal lato dell’obelisco di piazza Marconi, è diventata — insieme alle sovrastanti Torri, una volta del ministero delle Finanze, quelle che gli abitanti definiscono simpaticamente «Beirut» o anche «Sarajevo» (perché sembrano palazzi bombardati) — uno dei simboli dell’Eur. Un’area di cantiere, inutilizzabile per i cittadini, «bloccata» dai lavori (fermi) dell’Acquario.

     

    È la parabola di un quartiere che è sempre stato, nella zona sud, uno dei «salotti buoni», coi suoi vialoni, le ville private, lo shopping commerciale, i bar esclusivi, e che — in questi ultimi anni — ne ha viste di tutti i colori: dal «gigantismo» della giunta Alemanno, sotto la quale l’Eur doveva diventare «il secondo polo turistico» di Roma, allo stato di quasi totale abbandono attuale. Dallo scandalo che ha travolto Riccardo Mancini (l’ex ad di Eur Spa), accusato di tangenti nella questione filobus/Finmeccanica, alla paralisi degli ultimi mesi.

     

    La Nuvola di Fuksas La Nuvola di Fuksas

    La «Nuvola», che doveva essere inaugurata nel 2011, poi nel 2012, 2013 e 2014, «comunque prima dell’apertura dell’Expo» di Milano, è ancora lì, incompleta. Massimiliano Fuksas, l’archistar che l’ha ideata, è stato messo alla porta, esautorato dalla direzione artistica. Costava troppo, la motivazione ufficiale data dalla società di via Ciro il Grande. Sotto, però, ce n’era un’altra, detta a mezza bocca: «Le sue varianti, e i suoi continui cambi, hanno rallentato la costruzione». Dodici mesi dopo, però, la situazione è solo peggiorata. E, adesso, siamo arrivati al blocco pressoché totale. Sia di soldi, che di avanzamento dei lavori.

    NUVOLA FUKSAS NUVOLA FUKSAS

     

    Lo scorso 14 ottobre, infatti, Intesa Sanpaolo, mandataria delle banche che — a luglio 2010 — concessero 190 milioni ad Eur Spa, scrive una lettera piuttosto dura alla società, partecipata al 90% dal Tesoro e al 10% dal Comune: «Non abbiamo ancora evidenza dell’adempimento di quanto previsto dalla clausola 15.48 (la vendita dell’albergo, di fianco alla Nuvola, ndr ), non ci risulta siano stati resi operativi gli strumenti e le soluzioni prospettate dalle normative sopra citate (in particolare gli articoli della legge di Stabilità che dovevano assegnare 100 milioni ad Eur spa, ndr ), né ancora deliberato e tantomeno eseguito il prospettato aumento di capitale sociale della società».

     

    IGNAZIO MARINO IGNAZIO MARINO

    E aggiungono: «Le disponibilità finanziarie ulteriori, citate nella clausola 15.48, non potranno provenire dal sistema bancario e dai finanziatori, che ribadiscono la propria indisponibilità in merito». Un bel guaio, per Eur Spa. La banca insiste: «Non ci troviamo purtroppo nella condizione di poter ricevere né valutare eventuali richieste di moratoria rispetto alle future scadenze contrattuali del finanziamento e/o delle operazioni di copertura del rischio di tasso in essere». Sintetizzando, significa che il sistema bancario — senza ulteriori garanzie: vedi la vendita della «Lama», l’hotel di fianco al centro congressi — ha già chiuso i rubinetti. E che, da un momento all’altro, potrebbe anche chiedere ad Eur Spa di rientrare dal debito.

     

    padoan padoan

    Oggi si riunirà l’Assemblea straordinaria dei soci, per decidere la richiesta avanzata dalla società di un aumento di capitale, indispensabile per «coprire» il mutuo contratto ed andare avanti coi lavori. Opzione, al momento, che appare complicata. L’opera, nel frattempo, si è fermata. L’appaltatore, Condotte spa, subito dopo la missiva di Intesa Sanpaolo, ha a sua volta scritto ad Eur Spa: «Il credito vantato — si legge — ammonta a 35,3 milioni per lavori eseguiti, contabilizzati e certificati: 11 milioni non ancora liquidati e 24,3 ceduti pro solvendo». Condotte pone l’ aut aut : «Risulta palese e ineludibile che, al venir meno dei finanziamenti necessari per ultimare l’opera, debba essere disposta la sospensione dei lavori». Per ripartire, serve quasi un miracolo.

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