Camilla Conti per “il Giornale”
Scoppia la guerra per la «nuvola» e i giganti della Rete si danno battaglia per conquistare i servizi «cloud». All' apparenza linguaggio e concetti da «smanettoni» del computer. Solo all' apparenza, però. Perché in realtà riguardano un po' tutti, visto che il «cloud computing» è diventato fondamentale per ogni tipo di attività digitale. L' espressione deriva dall' inglese cloud, «nuvola», appunto, e indica la tecnologia che permette di salvare i dati e renderli disponibili su computer che si trovano in punti diversi e potenzialmente lontanissimi della Rete, dispersi come le nuvole nel cielo.
JEFF BEZOS BILL GATES
Il risultato è una specie di sistema nervoso globale: milioni di potenti elaboratori, di solito schierati in impianti grandi come e più di un campo di calcio, che forniscono ad aziende e famiglie, magari a migliaia di chilometri di distanza, tutta la capacità di calcolo di cui queste ultime hanno bisogno.
I privati possono alleggerire i computer domestici da quantità di dati e programmi che vengono conservati ed eseguiti in Rete. Le aziende possono invece organizzare diversamente che in passato i processi di lavoro, data la possibilità di connettere punti lontani nel mondo, come se si trattasse di un unico enorme ufficio. Una meraviglia tecnologica, anche se c' è, inevitabilmente, un' altra faccia della medaglia: il minor controllo sui sistemi informatici, che in questo modo non sono più centralizzati ma diffusi.
COLOSSI IN CAMPO
JEFF BEZOS LARRY PAGE SHERYL SANDBERG MIKE PENCE DONALD TRUMP PETER THIEL
Per contendersi il dominio quello che può essere considerato il cervello pulsante del mondo sono scesi in campo i colossi dell' economia digitale: Amazon con Aws (Amazon Web Services), Google, Microsoft, Dell Emc, Cisco, Hpe. Ma altri attori stanno sgomitando per strappare posizioni, a cominciare dai cinesi di Alibaba, fino a Salesforce, Adobe e Ibm. E come dimostrano le polemiche per l' appalto della nuvola del Pentagono (vedi anche l' altro pezzo in pagina, ndr) il settore si è fatto davvero caldo.
Ad attirare sono i numeri, impressionanti: si parla di un mercato da quasi trecento miliardi di dollari oggi, che ne varrà mille in 6-7 anni. Gli ultimi dati elaborati dal Synergy Research Group mostrano che, in sette segmenti chiave dei servizi e delle infrastrutture cloud, i ricavi nella prima metà del 2019 hanno superato centocinquanta miliardi, in crescita del 24% dalla prima metà del 2018.
La guerra è solo all' inizio, ma già si stanno combattendo battaglie epiche tra titani. Nel 2018 Amazon ha aumentato dal 28,8% al 31,3% la quota di mercato, mentre Microsoft è salita dal 12 al 15%, Salesforce aveva l' 11%, seguito da Sap, Oracle, Alibaba, Google e Ibm.
Per la fine dell' anno le entrate cloud di Microsoft stimate saranno di 44,7 miliardi di dollari, quelle di Amazon di 35,2 miliardi. Ma gli altri concorrenti non stanno certo a guardare.
larry ellison oracle
Qualche settimana fa Oracle ha riunito la sua convention annuale, l' OpenWorld 2019. Nel suo intervento di apertura il fondatore, Larry Ellison, uno dei guru dell' industria tecnologica americana, ha citato ripetutamente Aws, la consociata di Amazon. L' ha fatto in una maniera che è sembrata quasi ossessiva e sempre giocando all' attacco: «Non ho dubbi: quando ci incontreremo il prossimo anno, saremo di gran lunga davanti a loro».
Il gran capo di Oracle si è visto scippare un mega dirigente del gruppo, Thomas Kurian, assunto da Google proprio come amministratore delegato di Google Cloud. Il primo passo di Kurian è stato quello di annunciare un nuovo centro per i servizi della nuvola a Varsavia, con l' obiettivo di dare l' assalto al mercato in tutto il Vecchio continente.
Google ha diviso la sua attività in venti regioni sparse per il mondo, di cui sei in Europa, e sta investendo 3,3 miliardi di dollari nel Vecchio continente per espandere i suoi data center (i già citati centri di calcolo grandi come campi di calcio) nei prossimi due anni. Non solo. Il colosso di Mountain View ha rilasciato la propria piattaforma di cloud ibrido (chiamata Anthos) ad aprile, ma l' azienda ha anche deciso di fare ricorso allo shopping. E così la casa madre, Alphabet, starebbe sondando l' opportunità di acquistare Nutanix, un grande «unicorno» (così si chiamano le imprese che hanno oltrepassato una valutazione di un miliardo di dollari), specializzato nei software per il cloud che si è quotato su Nasdaq nel 2016, per oltre nove miliardi di dollari.
JACK MA CON LE COPPIE SPOSATE DI DIPENDENTI ALIBABA
ARRIVA PECHINO
Nella mischia sta anche entrando un nuovo, temibile, giocatore: la Cina. Il mercato è cresciuto a ritmi frenetici nel secondo trimestre del 2019. Tra aprile e giugno, la spesa totale per infrastrutture di servizi in cloud è cresciuta del 58% su base annua, fino a raggiungere i 2,3 miliardi di dollari. Le crescenti ambizioni delle organizzazioni cinesi, in particolare start-up, agenzie governative e imprese, in materia di sviluppo delle capacità digitali mirano a cogliere le opportunità offerte dall' enorme mercato dei consumi su Internet, basato sulla telefonia mobile.
Nel frattempo, il colosso tecnologico Alibaba ha aperto nuovi data center nel Regno Unito e in Germania. E anche Huawei sta accelerando sul mercato dove è entrata solo due anni fa. Il presidente del colosso cinese, Ken Hu, ha dichiarato che la società spenderà 1,5 miliardi nel prossimo quinquennio per espandere la sua base di sviluppatori di software dagli attuali 1,4 a cinque milioni.
alibaba
«Questa - ha detto Hu con accenti lirici - è una nuova era di esplorazione. Un oceano dal potenziale illimitato ci sta aspettando, ma non basta una sola nave per attraversarlo. Ecco perché oggi vogliamo lanciare un migliaio di navi per portare l' intelligenza a nuove altezze».
Sullo sfondo, si agitano i governi.
Il ministro dell' economia tedesco Peter Altmaier sta per rivelare i dettagli del progetto Gaia-X per il cloud europeo. In molti a Bruxelles temono che il coinvolgimento americano nel settore stia compromettendo gli standard di protezione dei dati dell' Ue e, per estensione, il concetto di «sovranità digitale» dell' Europa.
Peter Altmaier ministro Economia
Proprio all' inizio di quest' anno, Altmaier aveva dichiarato che «la Germania vuole salvaguardare il ruolo dell' Europa. Ecco perché è importante per noi che le soluzioni cloud non vengano create solo negli Stati Uniti».
Poco tempo dopo la Frankfurter Allgemeine Zeitung ha fatto trapelare un documento interno del governo di Berlino che rivelava la sua preoccupazione: «Il settore è oggi dominato da società statunitensi. Anche all' Ue dovrebbe essere garantita la dovuta autonomia nella costruzione della sua industria tecnologica». Pure per Bruxelles, insomma, ci vuole un posto sulla nuvola.