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    O I SOLDI O I FOLLOWER – L’ULTIMA FRONTIERA DELLA TRUFFA ONLINE NON SI LIMITA AL FURTO DI IDENTITÀ: ORMAI I MALVIVENTI PRENDONO IN “OSTAGGIO” I FOLLOWER CHIEDENDO UN RISCATTO PER POTERLI RIAVERE – IL TRUFFATORE FINGE CHE IL PORO INFLUENCER ABBIA COMMESSO UNA VIOLAZIONE DELLA POLICY SUL SOCIAL E SI FA CONSEGNARE CREDENZIALI E PASSWORD. A QUEL PUNTO LA RICHIESTA DI RISCATTO È IMMEDIATA: C’È CHI È DISPOSTO A PERDERE I SEGUACI E CHI…


     
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    Daniela Mastromattei per "Libero quotidiano"

     

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    Lo desiderava fortemente pure Lucio Dalla con L'anno che verrà... Cantava il musicista bolognese (lo ricordiamo a 9 anni dalla sua scomparsa, era il primo marzo del 2012) che sarebbero spariti i troppo furbi e i cretini di ogni età. E invece no. Impossibile. I prepotenti e gli imbroglioni sono sempre qui, numerosi. Così come i truffatori che ultimamente entrano nei profili social, rubano i follower, cambiano le password e "sequestrano" i contatti, i quali vengono liberati solo dopo il pagamento di un riscatto. Forse.

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    Ladri telematici che utilizzano il surrogato disonesto dell'intelligenza per colpire il prossimo. All'inizio venivano presi di mira i vip - da Luca Argentero ad Amadeus fino a Romina Power per citarne alcuni - ai quali i rapinatori d'identità hanno scippato su Instagram gli account di fan e amici, oltre alle foto, per creare profili falsi e prendere il loro posto, almeno virtualmente.

     

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    Non sempre per puro divertimento, più spesso per invidia e malvagità, tanto da rovinare con frasi compromettenti l'immagine del vip di turno. «Non sono io! Non so chi sia questa persona che si sta spacciando per me», la denuncia della Power. Lo stesso ha fatto Argentero sul suo profilo Instagram, che vanta ben 1milione e 800mila follower: «Continuano ad arrivarmi segnalazioni, vi contattano fingendosi me, è scontato dirvi che non dovete dargli credito, ma segnalarli il prima possibile e bloccarli». E ha rivolto un appello pure ai disonesti di ogni età, autori dell'imbroglio, l'attore, celebre Doc della fiction Rai: «Fatevi una vita».

     

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    Per evitare le truffe on line è nato pure il "bollino blu", che certifica il profilo del vip o personaggio pubblico, che però non risulta sempre efficace. Ma recentemente i delinquenti (li chiamano hacker specializzati facendo loro un complimento) si stanno concentrando sui profili social delle aziende commerciali, piccoli tesoretti di follower, potenziali clienti coltivati col tempo, schedari preziosi di cui impossessarsi, cambiando le password e chiedendo al proprietario dell'account violato un riscatto con la minaccia di disperdere il patrimonio dei contatti.

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    Che violenza inaudita. Questo purtroppo è esattamente quel che è capitato a Massimo Crisafulli e alla sua "Belle Epoque Boutique" di Legnano, nel Milanese, negozio che vende capi griffati, da Philipp Plein a Dolce&Gabbana, da Gucci a Louis Vuitton, Chanel e Dior. Un'attività che non è passata inosservata ai malviventi che chissà da quanto tempo spiavano i movimenti on line della boutique.

     

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    «Avevo appena pubblicato un post su Instagram con un capo di Dolce&Gabbana, pochi minuti dopo ho ricevuto un messaggio direttamente sul social - racconta Crisafulli -. Mi avvertivano che con quel post non avevo rispettato le norme sul diritto d'autore». La tempistica era perfetta, orario di chiusura di venerdì sera e ansia di dover rimediare al più presto a un possibile errore, Massimo è caduto nella rete: «Ci sono cascato, a posteriori lo posso dire; sta di fatto che in breve, messaggio dopo messaggio, istruzione dopo istruzione, password e user-name erano finiti nelle mani dello sconosciuto».

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     Quando lo sprovveduto Crisafulli prova a cambiare la password si accorge subito dell'inganno: «La procedura risultava impossibile, anche a causa del secondo filtro di Instagram che l'hacker poteva controllare. Poche ore dopo, la truffa è uscita allo scoperto. Attraverso alcuni messaggi su Whatsapp, da un numero di telefono straniero, arriva la richiesta di 150 euro per riavere il controllo del suo profilo, con le indicazioni su come pagare.

     

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    «Una cifra bassa, perché dopo il primo pagamento arrivano altre richieste di denaro». Rivela Massimo, che però decide di non stare al gioco: «Ero pronto a perdere i miei 5mila follower, così è stato. Ricostruirò tutto. Ho denunciato alla polizia postale, perché i miei valori arrivano dalla volontà di contribuire a un mondo più responsabile, lontano da ricatti e violenze di ogni genere». Bisogna denunciare sempre, qualunque sopruso.

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