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    “O TE NE VAI O TI SPACCO LA FACCIA” - IL RACCONTO DI CHI ERA ALLO STADIO PER INTER-SAMPDORIA. I CAPI MANDANO I RAGAZZINI-MESSAGGERI A DARE L'ORDINE PERENTORIO: “OGGI NON SI TIFA. NIENTE CORI. È SUCCESSO UN FATTO GRAVE” – URLA E SPINTE A CHI HA PROVATO AD OPPORSI: “DOVETE USCIRE SENNÒ VI PICCHIANO, RISCHIATE GROSSO”…


     
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    Gianni Santucci per corriere.it

     

    inter sampdoria curva nord inter sampdoria curva nord

    Eravamo sul piazzale a bere l’ultima birra e sentivamo i cori per Stankovic. Tutto normale». Ore 20.15, Dejan Stankovic, bandiera dell’Inter del Triplete, allenatore della Sampdoria, viene omaggiato dalla Curva Nord nella serata del suo ritorno a San Siro. «Entriamo e intorno alle 20.40 iniziano a ripiegare gli striscioni. Poi i ragazzini iniziano a fare su e giù».

     

    Sono i messaggeri. La cinghia di trasmissione tra la testa (i capi della curva) e il corpo (la massa degli 8 mila interisti al secondo anello verde). I messaggeri si muovono e passano l’ordine: «Oggi non si tifa. Niente cori. È successo un fatto grave».

     

    Lo svuotamento della curva interista per l’assassinio del proprio capo criminale inizia in quel momento. Il racconto di un ex ultrà che continua a frequentare la Nord di San Siro permette di ricostruire al dettaglio quel che è accaduto. «A quel punto si sono attaccati tutti ai cellulari per cercare notizie. Così abbiamo capito quale fosse il “fatto grave”». La partita scorre nel silenzio. Arriva il primo gol dell’Inter. «Coi miei amici abbiamo esultato, come altri. Da sotto ci hanno guardato male. Ci hanno urlato dietro».

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    Arriva l’intervallo. Qualcuno inizia a uscire. E parte la seconda ronda dei «ragazzini». «Strillavano: “Adesso usciamo tutti”. Un signore vicino a me ha detto: “State scherzando? Io resto qua”. Uno gli ha risposto: “Invece te ne vai, sennò ti spacco la faccia”. Il ragazzotto s’è avvicinato per spintonarlo, ma ha perso l’equilibrio tra i seggiolini ed è caduto. C’è stato un momento di tensione, stava per scattare il parapiglia. Ci siamo messi in mezzo e abbiamo parlato con l’altro che dava ordini. Ci ha detto: “Dovete uscire sennò vengono e vi picchiano, rischiate grosso”.

     

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    I capi non si spostano, mandano avanti i ragazzetti a dare gli ordini. Però sai che i tizi pesanti stanno là, e che se ti opponi magari dopo, in un punto senza telecamere, te ne ritrovi addosso due o tre e qualche cazzotto lo prendi. Io pugni o calci non ne ho visti, ma urlacci, minacce e spintoni sì. Alla fine la gente lo sa come funziona: anche se non te ne frega niente e vuoi solo vedere la partita, te ne vai, perché sono persone pericolose».

     

    In linguaggio teorico, si definisce intimidazione ambientale. In curva è la regola. Centinaia di tifosi restano nei corridoi dello stadio. Nei bar. Provano a seguire il secondo tempo sui telefoni. «Poi abbiamo visto che c’era un ingresso lasciato aperto e siamo saliti in un altro settore, al terzo anello. Ormai eravamo al settantesimo minuto. Al terzo gol abbiamo esultato. Tutto abbastanza surreale. E molto ingiusto».

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