• Dagospia

    SE DICI TREDICINE, DICI ALEMANNO - ODEVAINE: ''SU 500 LICENZE RILASCIATE AI CAMION BAR, 430 ERANO INTESTATE AI MEMBRI DELLA FAMIGLIA TREDICINE -FALASCA, CHE FINANZIAVANO TUTTA LA POLITICA ROMANA. DISSI AD ALEMANNO DI MANDARE GLI ATTI IN PROCURA, MA NON FECE NULLA''


     
    Guarda la fotogallery

    Paolo Boccacci per “la Repubblica - Roma

     

    Giordano Tredicine Giordano Tredicine

    UN attacco ad alzo zero. Nel corso dell’interrogatorio del 15 ottobre parla Luca Odevaine, uno degli uomini chiave di Mafia Capitale. «Io ero capo di gabinetto vicario del sindaco Veltroni e il nuovo sindaco mi chiese di rimanere fino a luglio». Questa è la premessa. Ed ecco che cosa accadde dopo, nella versione di Odevaine che viene bersagliata da una serie interminabile di querele e smentite.

     

    Un capitolo riguarda il costruttore Francesco Gaetano Caltagirone. «Riccardo Mancini (uomo di fiducia di Alemanno, ndr)» afferma Odevaine «mi disse che era stata pattuita una tangente, pagata da Caltagirone, in relazione all’affare edilizio della Bufalotta, nella direzione di Marroni (capogruppo Pd n.d.r.), Smedile (prima consigliere Pd e poi Udc n.d.r.) e Alemanno».

     

    FURGONCINO DELLA FAMIGLIA TREDICINE jpeg FURGONCINO DELLA FAMIGLIA TREDICINE jpeg

    «Mancini mi disse che non ero particolarmente amato neppure dai miei referenti politici. In particolare mi disse che in occasione di un incontro tra il sindaco e il capogruppo dell’opposizione Marroni e il presidente della commissione urbanistica Smedile (non lo era più da 2005 ndr.), entrambi appartenenti all’opposizione, era stata chiesta la mia testa. La ragione credo fosse da individuare nei contenuti di quell’incontro, che avevano ad oggetto delle delibere urbanistiche relative alla Fiera di Roma e alla Bufalotta.

    FURGONCINO DELLA FAMIGLIA TREDICINE jpeg FURGONCINO DELLA FAMIGLIA TREDICINE jpeg

     

    Si trattava di un settore di interesse su cui nel periodo di Morcone commissario vi era stata una forte pressione di Smedile e Marroni, pressione cui il commissario ed io resistemmo, nel senso che facemmo passare le delibere che erano state già approvate in commissione, mentre bloccammo altre. Con Alemanno i due ripresero la questione».

     

    Non solo. Odevaine parla anche di un accordo tra Marroni e Alemanno. «Avevano chiuso» spiega «un accordo in forza del quale ciascun consigliere comunale aveva a disposizione una somma, originariamente quantificata in 400mila euro, da destinare a iniziative di suo interesse. I cosiddetti “emendamenti” ».

     

    GRAMAZIO TREDICINE OZZIMO CORATTI GRAMAZIO TREDICINE OZZIMO CORATTI

    «Con l’amministrazione Marino l’accordo ha cambiato forma. Non so chi l’abbia chiuso sul versante comunale » ha precisato al pm Paolo Ielo «ma mi riferisce Silvio di Francia, delegato del sindaco per i diritti, che ogni anno vi erano alcuni bandi nella disponibilità di ciascun consigliere comunale pro quota, nei quali ciascuno dei consiglieri poteva indicare delle realtà di suo riferimento. Per quell’anno se ne stava occupando D’Ausilio».

     

    Ancora, sul versante delle licenze dei camion bar. «Preciso che di 500 licenze rilasciate, 430 circa erano tutte intestate a membri della famiglia Tredicine- Falasca, che, fino all’avvento di Giordano Tredicine al consiglio comunale, finanziavano tutta la politica romana» afferma Odevaine.

    ODEVAINE ODEVAINE

     

    «Durante il periodo di Veltroni» continua «avevo individuato seri problemi nell’assegnazione delle concessioni ai camion bar rilasciate da Gianmario Nardi, e via via si erano espanse illegittimamente. quanto al contenuto e quanto ai tempi. Nardi era tornato a fare il vicecapo di Gabinetto con Alemanno. Sui camion bar chiesi al sindaco di mandare gli atti in Procura. Disse che avrebbe fatto fare una ricerca. Che io sappia non se ne fece nulla».

     

    GIANNI ALEMANNO E IGNAZIO MARINO GIANNI ALEMANNO E IGNAZIO MARINO

     

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport