Alessandro Barbera per La Stampa
Chiamatelo redde rationem, o il momento della verità, se preferite. L' autunno porterà con sé vento e novità in Europa: se buone o cattive per l' Italia, dipenderà anche dall' Italia. Prendiamo i due messaggi recapitati ieri da Berlino. Il primo ha le sembianze segaligne del governatore Jens Weidmann: «Le nostre ultime previsioni dicono che nel 2018 non c' è l' esigenza di prolungare il programma di acquisto di titoli. Ci vuole un' uscita ordinata».
weidmann schaeuble
Da qualche settimana il numero uno di Bundesbank si mostrava in linea con il governatore Bce e la sua strategia - lenta ma a parole avviata - di uscita dalla politica monetaria ultraespansiva. Poi l' euro ha iniziato a rafforzarsi più del previsto con il dollaro e Draghi è stato costretto a ingranare la retromarcia: ieri mattina, in un discorso in Germania, Draghi si è limitato a ricordare che «il piano sta funzionando» senza aggiungere altro. A oggi Francoforte può comprare 60 miliardi al mese di titoli fino a dicembre «od oltre» se necessario. Acquisti che negli ultimi due anni hanno contribuito a mantenere molto basso il costo per il finanziamento del debito italiano.
weidmann draghi
Per Draghi il problema non è solo la forza dell' euro, ma la persistente debolezza dell' inflazione europea, ancora lontana dall' obiettivo del due per cento. Weidmann non la vede così, e per questo vuole accelerare: «Un chiaro piano di uscita offre senz' altro vantaggi nella comunicazione con i mercati e nell' opinione pubblica». Un punto sul quale di recente si è soffermato molto anche il membro del board - ed ex alto funzionario del Tesoro francese - Benoit Coeuré. Le banche tedesche e francesi premono per un ritocco all' insù del tasso sui depositi, tuttora inchiodato a -0,4 per cento.
Jens Weidmann e Angela Merkel
Del resto - dice Weidmann - si possono mantenere i tassi bassi anche dopo la fine del piano. Il caso vuole che proprio oggi Draghi sia atteso a Jackson Hole per il tradizionale forum dei banchieri centrali. Le aspettative attorno al suo discorso avevano spinto ambienti della Bce a smentire che avrebbe fornito novità sulle prossime mosse di politica monetaria. Le parole di Weidmann sono una chiara pressione nella direzione opposta, proprio mentre lo spread fra i titoli italiani e tedeschi torna ai massimi degli ultimi mesi (ieri a 173 punti) spinto dalle parole di Berlusconi a favore di una doppia circolazione di euro e lira. Una proposta poco concreta ma abbastanza confusa da innervosire i mercati memori di quanto accadde nel 2011.
SCHAUBLE
L' altro messaggio da guardare con attenzione - e speculare a quello di Weidmann - è di Wolfgang Schäuble. Secondo la Bild il ministro delle Finanze tedesco subito dopo le elezioni del 24 settembre è pronto a lanciare un importante piano di riforma delle istituzioni europee. Il cuore del progetto - condiviso con Emmanuel Macron - è quello di trasformare il Fondo salva-Stati in una sorta di ministero dello Sviluppo europeo.
Finora il Fondo Esm si è occupato di aiutare i Paesi colpiti da crisi finanziaria: lo ha fatto in Grecia, Spagna, Irlanda, Portogallo. Per i tedeschi dovrebbe fare ben altro: potrebbe sostenere gli investimenti nei singoli Paesi in funzione anticiclica, o un piano contro la disoccupazione europea. Ciò però non significa solo - come scrive la Bild per titillare i lettori conservatori - «mettere i soldi dei contribuenti tedeschi a disposizione dei Paesi del Sud»: degli 80 miliardi del bilancio del Fondo, 22 sono versati da Berlino. La contropartita cui pensa Schäuble è quella di sottrarre alla Commissione l' eccesso di discrezionalità politica - così lo giudicano a Berlino - nella gestione dei conti pubblici dei singoli Paesi.
MERKEL MACRON
A Berlino manca un mese alle elezioni, è vero. Ma le probabilità che dopo di esse cambi l' inquilino della Cancelleria sono molto basse. Ecco perché occorre avere chiaro cosa ci attende in autunno: il nuovo asse franco-tedesco è pronto a un passo avanti nell' integrazione europea. Lo faranno, con o senza il consenso italiano.