Massimo Franco per il “Corriere della Sera”
Mario Centeno
È attesa oggi un' opinione negativa della Commissione europea sulla manovra italiana 2019 per il deficit al 2,4% e, soprattutto, per il debito intorno al 130% del Pil, che costituisce il presupposto per poter poi chiedere ai governi una procedura d'infrazione e rischiare di far salire ulteriormente gli interessi sui titoli di Stato dell’Italia.
Un segnale autorevole è arrivato dal presidente portoghese dell' Eurogruppo dei 19 ministri finanziari della zona euro, Mario Centeno, che ha cercato di mediare un compromesso Bruxelles-Roma e ieri ha giudicato insufficienti le correzioni apportate su richiesta dei commissari Ue. Anche i soliti «euroburocrati anonimi» della Commissione hanno fatto trapelare indiscrezioni negative sulla manovra dell' Italia.
luigi di maio giuseppe conte matteo salvini giovanni tria
«L'aggiornamento non migliora la situazione in termini di costi del finanziamento del debito - ha detto Centeno nell' Europarlamento -. Lo vediamo sui mercati, oggi giorno, che non ha dissolto le preoccupazioni sulla strategia di bilancio dell' Italia». Ritiene giusto che Roma attui misure espansive per affrontare il «problema di una crescita più lenta e di questioni sociali complesse», ma «senza mettere a rischio il consolidamento del bilancio». Il livello tecnico dei commissari in genere si adegua a quello politico-decisionale dei ministri finanziari, a cui va chiesta l' autorizzazione per l' eventuale procedura.
il ministro giovanni tria (2)
Il ministro dell' Economia Giovanni Tria può continuare a trattare un compromesso. Ma il clima tra Roma e Bruxelles appare teso. Tria ha accusato commissari e ministri di essere ostili al governo M5S-Lega in quanto condizionati dalle campagne elettorali nazionali per le europee di maggio. Le ultime previsioni economiche sull' Italia degli euroburocrati della Commissione le ha definite «défaillance tecnica». In più queste stime su crescita, debito e deficit - su cui si basano le opinioni dei commissari sulla manovra - risultano quasi sempre sbagliate da molti anni .
riccardo fraccaro 9
Giuseppe Conte, premier dichiaratamente populista, sa che non può permettersi di tenere troppo alta la tensione con le istituzioni di Bruxelles; e che la procedura di infrazione in arrivo può fare più danni all' Italia che all' Unione. Anzi, ne sta già facendo, con lo spread stabilmente sopra i 300 punti, e i titoli di Stato italiani sottoscritti all' ultima asta col contagocce. Per questo M5S e Lega stanno discretamente analizzando i pro e i contro di elezioni politiche anticipate.
conte salvini di maio
Discutono di una riforma del voto che permetta di governare avendo solo il 40 per cento, e di un Fondo Patrimoniale dove far confluire e mettere in vendita gli immobili dello Stato, qualora la situazione del debito pubblico precipitasse. Fanno perfino piani per il Quirinale, sognando un'elezione diretta del capo dello Stato e un «esecutore» come Conte al posto di Sergio Mattarella. Ma al di là di questi scenari futuribili e delle battute sarcastiche delle ultime settimane dei vicepremier del M5S, Luigi Di Maio, e della Lega, Matteo Salvini, ora l' Europa fa paura.
LUIGI DI MAIO E GIUSEPPE CONTE
Il governo di Roma ha capito che il suo splendido isolamento sta diventando pericoloso. Molte delle nazioni alleate sono decise a togliere qualunque margine di manovra all'Italia della «spesa creativa», costosa e sterile: la campagna per le Europee è in corso anche per loro. E a Conte toccherà il compito ingrato di ammorbidire l'ostilità e la diffidenza nei confronti della maggioranza. «Finora abbiamo tenuto duro per dimostrare che la nostra manovra può funzionare», spiegano a Palazzo Chigi. «Ma se lo spread continua a lievitare, siamo pronti a prendere misure straordinarie per abbattere il debito». È questo a far rispuntare l'idea del «Fondo patrimoniale degli italiani».
Se ne trova un'eco nell' accenno del ministro grillino per i rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro, quando assicura all' Europa: «Siamo pronti a mettere in campo un piano di dismissione degli immobili». Ma sono ipotesi dai contorni anche costituzionalmente controversi.
SALVINI CONTE DI MAIO
Per uscire dal vicolo cieco, M5S e Lega pensano perfino al ritorno alle urne: il primo con timore, la seconda con una miscela di dubbi e speranza. Sanno che sarà difficile ottenerle. Sono consapevoli che il Quirinale farà il possibile per non spezzare la legislatura dopo un anno. In più, dovrebbero essere d' accordo, e giocare contro l' Europa «matrigna». Sfida scivolosa. La Lega dovrebbe fare campagna elettorale contro un «contraente» incattivito, e forse guidato non più da Di Maio ma dal «sudamericano» Alessandro Di Battista o da Roberto Fico, presidente della Camera.
SALVINI DI MAIO CONTE
Salvini non potrebbe che ricadere nelle braccia del centrodestra, quasi dovesse tornare all'«ovile» di un berlusconismo al tramonto. In più, con l'attuale legge elettorale sarebbe difficile consacrare un vincitore, come è successo il 4 marzo. L'argomento più forte, però, sarebbe la sopravvivenza dei gruppi parlamentari. «La scintilla», la chiamano così, tale da provocare una rottura, è facile da trovare. Il contratto attacca-tutto può di colpo diventare il pretesto per rompere: i contrasti sono quotidiani. Solo che l' idea di andare a casa, per circa la metà degli eletti nelle file dei Cinque Stelle, provocherebbe una rivolta contro Di Maio.
MATTARELLA E CONTE
Se le elezioni fossero state in autunno, forse il vincolo dei due mandati non sarebbe stato cogente. Ma ora «Grillo non ci permetterebbe di cambiare questa regola», si spiega. Dunque, in qualche modo i due contraenti sono costretti a andare avanti; e a fronteggiare una realtà che ne sta rivelando i grandi limiti. Per paradosso, le Europee di maggio sono un traguardo lontano, che si vorrebbe ravvicinare. Permetterebbero di capire quanto la Lega sta crescendo, e quanto il M5S sta perdendo. Nella cerchia di Di Maio si ricorda il risultato deludente del 2014.
salvini mattarella
«Alle Europee noi andiamo sempre male. I sondaggi allora ci davano al 28 per cento, e prendemmo il 20. Se stavolta riprendiamo il 20, possiamo reggere. Sotto, sarebbe più difficile». Insomma, si mettono le mani avanti. Anche perché allora ci fu l' exploit del Pd renziano. Stavolta sarà un' altra storia. Insomma, si accentua la sensazione di una navigazione a vista. Ecco perché affiora la voglia di approvare una legge elettorale che permetta di governare da soli avendo il 40 per cento; e di abbozzare una riforma costituzionale che preveda l'elezione diretta del capo dello Stato.
salvini mattarella
Quando Beppe Grillo ha lanciato la proposta di riformare i poteri del Quirinale il 21 ottobre, dal palco del Circo Massimo, a Roma, è stato smentito dai suoi. In realtà, era una smentita d' ufficio.
Nel Movimento, quell'idea circola, e trova sponde nella Lega. Avere un presidente figlio della «democrazia diretta», e farne un puro «esecutore» della maggioranza.
L'identikit sembra già abbozzato: somiglia a quello di Giuseppe Conte. Ha il solo difetto di apparire l'ennesima espressione di una cultura della scorciatoia rivelata già dalla manovra; e destinata a far perdere all' Italia altro tempo, e soprattutto altri soldi: tanti, troppi.
BEPPE GRILLO
Per quanto i ministri esorcizzino la prospettiva di un Paese in recessione, e neghino qualunque volontà di uscire dalla moneta unica, in questi ultimi mesi è stato scavato un solco profondo col resto del continente. E non sarà facile correggere in tempi brevi un'immagine di sicumera e dilettantismo, che ha fatto felici i nostri avversari. L'Italia giallo-verde è stata trasformata in un' arma contro tutti i populismi, in vista delle urne di maggio. L'Europa appare decisa a usare a proprio vantaggio M5S e Lega, e a farcela pagare: in attesa che il sistema politico vada oltre il passato e il presente.