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(ANSA) - La Corte di giustizia dell'Unione europea ha rigettato in via definitiva i ricorsi presentati da alcuni cittadini britannici contro la Brexit per contestare la perdita dei loro diritti di cittadini europei a seguito del divorzio con l'Ue. Secondo i giudici di Lussemburgo, "la perdita dello status di cittadini dell'Unione" e "dei diritti" correlati, "è una conseguenza automatica della sola decisione sovrana adottata dal Regno Unito di recedere dall'Ue".
Boris Johnson Brexit
Con tre azioni distinte, alcuni cittadini britannici residenti nel Regno Unito e in vari Paesi membri avevano contestato senza successo davanti al Tribunale Ue l'accordo sulla Brexit, firmato dai rappresentanti di Londra e Bruxelles il 24 gennaio 2020, e il successivo via libera da parte dei Ventisette, avvenuta il 30 gennaio 2020. Stando ai ricorrenti, l'accordo di divorzio li ha privati dei diritti che avevano acquisito ed esercitato in quanto cittadini dell'Unione.
BREXIT
Il Tribunale Ue ha però respinto in prima istanza i loro ricorsi, considerandoli irricevibili. Una decisione confermata dalla Corte Ue che, con le tre sentenze odierne, ha respinto le impugnazioni presentate dai cittadini britannici. Nel loro pronunciamento, i giudici di Lussemburgo ricordano che "la decisione di recedere ricade esclusivamente nella sfera di volontà dello Stato membro interessato, nel rispetto delle sue norme costituzionali, e dipende quindi unicamente da una sua scelta sovrana".
prime pagine inglesi dopo la brexit 3
La perdita dello status di cittadini dell'Unione e dei diritti connessi è dunque "una conseguenza automatica della sola decisione sovrana adottata dal Regno Unito di recedere dall'Unione, e non già dell'accordo di recesso o della decisione del Consiglio" di approvare l'intesa.
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