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    E LUI CHE NON TI VOLLE CREDER MORTA BUSSÒ CENT'ANNI ANCORA ALLA TUA PORTA – LA STRAZIANTE E COMMOVENTE STORIA DI UN PADRE CHE OGNI GIORNO SFIDA L’ADDA PER TROVARE LA FIGLIA 15ENNE ANNEGATA NEL FIUME IL PRIMO SETTEMBRE – “NON POSSO RESTARE A CASA AD ASPETTARE. VORREI SOLO POTERLA RIABBRACCIARE ANCORA UNA VOLTA, STRINGERLA A ME, AVERE UN CORPO SU CUI PIANGERE. CHIEDO SOLO DI DIRE ADDIO ALLA MIA BAMBINA. GLI AGENTI GLI HANNO SPIEGATO CHE IL FIUME È TROPPO PERICOLOSO ANCHE PER LUI - IL 37ENNE DI ORIGINI MAROCCHINE NON SI DA’ PACE, FORSE ANCHE PERCHÉ…


     
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    ahmed hafsa adda ahmed hafsa adda

    Barbara Gerosa per il Corriere della Sera

     

    «Non posso smettere di cercarla. Vorrei solo poterla riabbracciare ancora una volta, stringerla a me, avere un corpo su cui piangere. Chiedo solo di dire addio alla mia bambina».

     

    Ahmed Ben Daoud, 37 anni, origini marocchine, non si dà pace, guarda le fotografie della figlia mentre nel salotto di casa, un' abitazione linda e ordinata alla periferia di Sondrio, le voci dei due fratellini di Hafsa riempiono la stanza. Sono ancora troppo piccoli per comprendere la tragedia che si è abbattuta sulla loro famiglia: Hafsa, 15 anni, è stata inghiottita dalle acque dell' Adda il primo settembre mentre faceva il bagno nel parco Bartesaghi, polmone verde del capoluogo valtellinese.

     

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    Stava cercando di raggiungere una spiaggetta nel punto dove il torrente Mallero si getta nel fiume, camminava nell' acqua assieme alla cugina, è scivolata, un' onda l' ha portata via. E da allora il padre non ha mai smesso di cercarla. Ogni giorno raggiunge il fiume in bicicletta, si immerge, sfida mulinelli e correnti, fruga tra le rocce. Alcuni passanti lo hanno filmato, postando il video su Facebook.

     

    Una scena straziante che ha smosso cuori e coscienze e ha fatto ripartire le ricerche dei volontari con ancora più vigore di prima. Nelle immagini lo si vede nuotare controcorrente, smuovere i sassi, spostarsi con bracciate vigorose, da riva qualcuno lo richiama, lui non desiste, continua, mosso dalla forza della disperazione.

     

    «Forse Hafsa è incagliata da qualche parte, spero di trovarla o almeno di essere lì quando il fiume la restituirà. Non posso rimanere a casa ad aspettare», spiega mentre accarezza il volto della giovane moglie Asma.

     

    In tanti gli stanno vicino in queste ore, gli agenti della Questura di Sondrio gli hanno spiegato che non può trascorrere le sue giornate sulla riva, che il fiume è troppo pericoloso anche per lui, nonostante sappia nuotare bene, che faranno di tutto per restituirgli Hafsa. I servizi sociali si sono attivati per cercare di capire come offrire un supporto alla famiglia. E Ahmed si è deciso a concedersi qualche ora di tregua, mentre per tutta la giornata di ieri decine di volontari della Protezione civile hanno scandagliato le acque dell' Adda.

     

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    Per cinque giorni a partire da quel maledetto pomeriggio di sole quando la ragazzina è scomparsa sotto gli occhi dei famigliari, quasi trecento uomini, Vigili del fuoco, Finanza, Croce Rossa, Soccorso Alpino, l' hanno cercata ininterrottamente. È stato svuotato anche il bacino di Ardenno, ma non è servito nulla. Poi le attività, complici le piogge intense, sono state rimodulate, anche se non sono state mai completamente interrotte. La Prefettura di Sondrio ha disposto perlustrazioni mirate nel fine settimana e domani è prevista una riunione per pianificare nuovi interventi.

     

    «Vorrei solo dare una mano - dice il papà -. Mi avvicino al fiume, non sempre ci entro, in questi giorni il livello è più basso rispetto a quando la corrente si è portata via la mia bambina, a volte resto anche solo a riva. Temo che le ricerche presto saranno definitivamente sospese, ma io non mi arrendo».

     

    Ahmed non si da pace, forse anche perché era lontano, in Marocco a trovare i genitori, quando è accaduta la tragedia.

     

    In Valtellina da dieci anni, ha lavorato in una ditta di legnami, ora è disoccupato, una moglie e due bimbi di 2 e 5 anni a carico, il corpo di una figlia da ritrovare. Ed è questa adesso la sua unica priorità.

     

    «Hafsa era bella e dolce, si faceva voler bene. Quando sono partito le ho chiesto di occuparsi dei suoi fratellini, mi ha fatto un cenno di assenso con il capo e ha sorriso. È stata l' ultima volta che l' ho vista».

     

     

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