Andrea Senesi per il “Corriere della Sera”
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Parla già da candidato sindaco, anche se per la nomination «vera» bisognerà attendere martedì, quando i leader del centrodestra torneranno a riunirsi intorno a un tavolo per sbrogliare gli ultimi nodi sulle candidature.
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«Io ci sono. E nel caso corro per vincere», scandisce intanto Luca Bernardo davanti al gazebo leghista dove ieri pomeriggio, a sorpresa, si è presentato a firmare i referendum sulla giustizia.
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Un segnale chiaro, inequivocabile: l'investitura è vicina. Salvo colpi di scena, sarà quindi lui il candidato sindaco del centrodestra a Milano. «Ho sentito Salvini», conferma: «Ma nel caso io sarò il candidato della società civile, non dei partiti».
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Luca Bernardo, 54 anni ad agosto, è il responsabile della Casa pediatrica del Fatebenefratelli e direttore del Dipartimento della medicina dell'infanzia dello stesso ospedale. È insomma un professionista molto conosciuto e stimato in città. Sposato con Francesca (agente immobiliare, ora disoccupata), i due hanno una figlia (Lucrezia) che studia legge per diventare notaia.
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Bernardo ha anche un fratello, Maurizio, che è stato parlamentare di Forza Italia prima di passare con Alfano e poi tentare la rielezione tre anni fa addirittura col Pd. Negli ultimi giorni i contatti telefonici con Salvini sono stati frequenti, mentre con Giorgia Meloni il faccia a faccia potrebbe finire in agenda già domani, quando la leader di Fratelli d'Italia sarà a Milano per presentare il suo libro. Ma dai colonnelli locali dei due partiti il via libera è già arrivato.
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Nessuna reazione ufficiale, invece, proprio da Forza Italia. Almeno per ora. Dopo settimane di veti incrociati e di candidature franate, se martedì dovesse arrivare la fumata bianca dal tavolo di centrodestra, mancheranno solo tre mesi al voto (uno dei quali è peraltro agosto).
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Il candidato in pectore non è però preoccupato dalla possibile campagna elettorale lampo: «Io faccio anche il terapista intensivo, per me l'urgenza-emergenza vuol dire correre veloce».
Quanto a Beppe Sala, «è stato un bravo sindaco ed è una brava persona. L'ho conosciuto, lui ha visitato il mio reparto. Io faccio il medico, l'ospedale lo vivo in una dimensione molto sociale e questa è una piccola differenza tra noi. Poi su molte cose la pensiamo in maniera diversa. Per il resto lo ritengo un gran signore».
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Toni morbidi, insomma. «Non sarebbe una campagna gridata, ma di ascolto e rispetto reciproco». Cosa c'è da cambiare con urgenza a Milano? «Stiamo uscendo da un nemico invisibile, il Covid. Abbiamo perso una generazione di anziani e quello che dobbiamo fare è riaccendere la luce sulla città per guardare al futuro. Siamo una città globalizzata che deve però mantenere la sua grande anima».
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Nello schema salviniano su Milano, la casella del vice andrebbe quasi di diritto a Gabriele Albertini, che pure solo un mese fa aveva «per ragioni familiari» rifiutato la terza investitura a sindaco.
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Bernardo ne sarebbe solo felice. «Lui è una persona stupenda e in politica può dare tanto perché ha grande esperienza. Soprattutto può aiutare chi farà il sindaco». «Sarebbe insomma un piacere, ma anche questa scelta non dipende da me ma dalla coalizione», aggiunge con un pizzico di prudenza.