Paolo Valentino per il corriere.it
emmanuel macron olaf scholz
Olaf Scholz non parla. Sussurra. Succede spesso che nelle telefonate con i colleghi europei, questi debbano chiedere al cancelliere di ripetere ciò che ha appena detto. È un dettaglio. Ma che sembra rendere plasticamente la cautela e il passo felpato che sono la cifra caratteriale del leader tedesco.
Il che ovviamente non esclude sorprese. Ieri mattina, per esempio, al Bundestag, nel dibattito sulla legge finanziaria, Scholz ha tirato fuori voce e artigli. Il capo dell’opposizione cristiano-democratica, Friedrich Merz, lo aveva lapidato accusandolo di tentennare sulle armi all’Ucraina minando la credibilità della Germania.
ROBERT HABECK OLAF SCHOLZ CHRISTIAN LINDNER
Per nulla intimidito, il cancelliere gli ha risposto con una raffica di dati e fatti sulle forniture a Kiev, compresa quella di un sistema antiaereo di ultima generazione, ma soprattutto con un’inedita emotività retorica: «Lei gira intorno alla cosa, ma non dice mai nulla di concreto».
Un discorso sotto la cupola di Norman Foster non fa primavera. E la percezione che Olaf Scholz sia in affanno rispetto alle sfide del suo incarico emerge soprattutto in Europa, dove la Germania non sembra al momento in grado di esercitare la leadership che le era propria nella lunga stagione di Angela Merkel.
joe biden e olaf scholz con stoltenberg, von der leyen e trudeau
L’ultimo Consiglio europeo ne ha offerto una dimostrazione. Il cancelliere non ha giocato alcun ruolo nel forgiare il compromesso finale, che ha superato l’opposizione dell’ungherese Orbán, permettendo all’Ue di adottare il sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca, centrato sul blocco delle importazioni di petrolio.
Anzi, c’è voluto Mario Draghi («Qual è il vostro problema?») per stanarne l’ambiguità, visto che la Germania voleva approfittare in silenzio delle deroghe concesse a Budapest e Praga con l’oleodotto Druzhba.
justin trudeau joe biden olaf scholz
Dove nascono le difficoltà di Olaf Scholz? È solo una questione di carattere, pure evidente, e di (ancora) scarsa confidenza con la gravitas della cancelleria? Ovvero, problemi strutturali interni al suo partito e alla coalizione e dinamiche geopolitiche più vaste sono al lavoro?
«Scholz più che timido mi sembra balbettante, insicuro - dice un diplomatico europeo - è come se fosse ancora ministro delle Finanze, ma sopra di lui non c’è più Merkel». Inoltre, «deve barcamenarsi con una coalizione molto eterogenea».
olaf scholz
Uno dei segnali è che a Bruxelles la posizione tedesca sui vari dossier non è sempre leggibile come prima, «come se le istruzioni da Berlino non siano più così chiare». Non tutti sono così perentori: «Eravamo abituati - è l’opinione di un ambasciatore che ha partecipato al vertice di Bruxelles - al ruolo di una Germania più trainante. Scholz ha bisogno di tempo. Anche Merkel all’inizio ci mise un po’ prima di emergere. Sono convinto che alla distanza verrà fuori».
«La cautela di Scholz è risaputa. L’uomo è così - spiega Christoph von Marschall, uno dei più ascoltati commentatori tedeschi -, ma credo anche che nelle critiche ci sia un po’ di esagerazione. Quando Scholz dice che l’Ucraina non deve perdere, invece di dire che l’Ucraina deve vincere, non è solo un problema semantico, dà un’impressione di scarsa determinazione. Ora però sembra aver capito che deve comunicare meglio, offrire all’opinione pubblica più senso di prospettiva. Non c’è dubbio che sulla sua prudenza pesi anche la Spd, il suo partito, dove esiste ancora una maggioranza pacifista e una grande nostalgia per l’Ostpolitik e il rapporto con Mosca, che però è ormai irrealistico. Bisogna ricordarsi che la Russia di Putin è una potenza espansionistica, non come l’Unione Sovietica, che fu potenza dello status quo».
olaf scholz vladimir putin
Un problema per Scholz sono anche gli alleati Verdi, al momento su una linea più esposta in favore di Kiev, ma che «devono stare attenti alla base tradizionale».
Oltre gli equilibri interni, c’è una più larga questione tedesca a complicare la vita di Olaf Scholz. La guerra di aggressione di Putin in Ucraina ha smentito i Paesi che avevano creduto al dialogo con Mosca, non solo la Germania, ma anche Italia, Francia, Spagna. «Che sia nella Ue o nella Nato, polacchi e baltici non fanno che rinfacciarcelo: vi avevamo avvertito sulle intenzioni di Putin. Il nostro rating nell’analisi geopolitica è sceso a zero», ironizza l’ambasciatore.
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Ma è Berlino che ha commesso gli errori più grandi e contro di lei si appuntano le accuse maggiori, soprattutto di Varsavia, rafforzate dall’apparente lentezza con cui fornisce armi a Kiev. Ed è da Berlino che aumenta in quei Paesi la voglia di emanciparsi: «La Germania si è trovata dalla parte sbagliata della Storia: non abbiamo più bisogno di una protezione tedesca», dice un diplomatico dell’Europa centrale.
«Ma veramente Polonia e baltici sono stupiti che la Germania non faccia di più militarmente? Conoscono troppo bene la nostra e la loro storia per esserlo», dice von Marschall. E aggiunge: «Sul piano degli aiuti economici, Scholz sta facendo un ottimo lavoro, almeno quanto Merkel. Ho l’impressione che gli attacchi siano piuttosto legati alle aspettative, che quando si tratta della Germania sono molto alte. Ma questo suggerisce che Berlino gioca ancora un ruolo di guida».
OLAF SCHOLZ VOLODYMIR ZELENSKY
È un’analisi ottimista. «Non c’è dubbio - spiega il diplomatico europeo - che un Paese come la Polonia uscirà rafforzato da questa crisi e cercherà di trarre il massimo dal fatto di aver avuto ragione. Per la Germania sarà un recupero complicato, anche perché gli Stati Uniti punteranno molto su Varsavia». Sarà Olaf Scholz, l’uomo che sussurra al telefono, all’altezza di questa sfida?
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