giorgetti malagò
Da Circo Massimo - Radio Capital
Torino dice no. La candidatura dell'Italia ad ospitare le Olimpiadi invernali del 2026 si è arenata dopo la rinuncia del capoluogo piemontese. Una rinuncia che, ammette il presidente del CONI Malagò, pare definitiva: "Ho parlato nuovamente con il sindaco Appendino, i nostri rapporti sono più che buoni, auspico che da parte di Torino ci possa essere un ripensamento, ma al momento lo vedo complicato", spiega Malagò a Circo Massimo, su Radio Capital, "Non posso parlare a nome della sindaca, le ho chiesto di vederci a Roma con gli altri e lei mi ha detto con gentilezza 'se mi chiami a Roma vengo sempre, ma noi siamo sulle nostre posizioni'".
La strada è in salita ma si comincerà già oggi a discutere del piano B: "In sede di giunta esecutiva che si svolgerà in Emilia Romagna parleremo di questa ipotesi nuova", annuncia Malagò. Un'ipotesi che vedrebbe in campo solo Milano e Cortina. E che, soprattutto, sarebbe più povera, visto che non avrà l'appoggio del governo dal punto di vista politico-istituzionale e dei finanziamenti.
sala malagò
"Questo sicuramente complica il tutto", ha osservato il presidente del CONI, "Ci sono molti paesi in cui il governo viene sostituito da privati o da regioni. Los Angeles non ha avuto la firma di Trump ma quelle di multinazionali appoggiate da enti locali. Questo da noi non è mai accaduto. È uno scoglio. Il CONI non ha né la forza né il potere di sostituirsi al governo. In un paese normale, bisognava andare al voto fra le tre città, dopo il voto si doveva tutti puntare a vincere contro Stoccolma e Calgary. Ma da noi non è così".
mattarella malago' giorgetti
Da noi, ammette, non si riesce a essere uniti: "Io ho sempre sostenuto una tesi, visto che manca un anno al voto e otto alle Olimpiadi: cercate di rimanere uniti, compatti, poi una volta che parte la nave e vinciamo la candidatura, chissà quante altre cose possono modificarsi, ma non litighiamo adesso. Perché invece è accaduto?", si chiede Malagò, "Non credo di dire una cosa sconosciuta all'opinione pubblica, credo ci sia di mezzo la politica a tutti i livelli: locale, regionale, nazionale. Questo è poco ma sicuro. Siamo gli unici che negli ultimi tempi, malgrado intenzione, presupposti e consentitimi di dire anche una fortissima credibilità internazionale sul comitato olimpico, non riusciamo neanche a partire", continua, "Tutte queste discussioni, queste anomalie del nostro paese, avvengono un anno prima del voto per l'aggiudicazione.
appendino
Parliamo oggettivamente di qualcosa di difficile comprensione, e mi fermo qui". Per ora, si resta in attesa: "Stiamo osservando, ieri c'è stata una riunione tecnica a Losanna, già prevista. Dovevano andare tutte e tre le città, invece sono andate solo Milano e Cortina, vediamo adesso come si può costruire questo nuovo dossier. Il presidente della Lombardia Fontana ha detto una cosa di buon senso: se una città si chiama fuori, perché le altre due devono essere penalizzate?". Nell'attesa, Malagò ricorda il rischio di perdere tanti fondi: "Se non andiamo avanti, perdiamo 980 milioni di investimenti che ci dà il CIO". La speranza, comunque, resta: "Se partiamo, possiamo ancora vincere. C'è tempo fino a gennaio".
malagò carraro letta