ROSA E OLINDO IN PIAZZA DEL MERCATO A ERBA: MA SONO DUE STATUE A GRANDEZZA NATURALE
Estratto da www.ilgiorno.it
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Quando la cronaca diventa spettacolo, lo spettacolo può diventare arte, di denuncia. Sembra questo il significato del blitz della scorsa notte a Erba, in piazza del Mercato, dove sono apparse due sculture a grandezza e sculture a grandezza naturale raffiguranti Olindo Romano e Rosa Bazzi, proprio a pochi passi dal luogo della strage dell’11 dicembre 2006 che li ha resi, loro malgrado, celebri in tutta Italia.
E una nuova ondata di popolarità è montata nelle ultime settimane dopo la notizia della revisione del processo a carico della coppia già condannata all’ergastolo ma che si dichiara innocente.
I due soggetti posti davanti ad una videocamera rivestita in oro sotto il portico della piazza sono ritratti nella celebre posa della performance con arco e freccia di Marina Abramovic e Ulay: “rest energy”. […] L’azione è stata rivendicata dall’ artista lecchese Nicolò Tomaini sulle pagine social come chiaro attacco alla “società dello spettacolo.” […]
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LE STATUE DI ROSA E OLINDO A ERBA, CHI È L’ARTISTA NICOLÒ TOMAINI E PERCHÉ LE HA REALIZZATE
Estratto dell’articolo di Laura De Benedetti per www.ilgiorno.it
“The Lovers. Scultura”, “La strage di Erba tra realtà e rappresentazione”, questo il nome che sul proprio profilo social l’artista Nicolò Tomaini ha dato alla composizione scultorea che rappresenta Rosa e Olindo, condannati per strage, posizionata nella notte in piazza del Mercato ad Erba
“Ritornano sotto l’attenzione dei mass-media le vicende, giudiziarie e non, legate alla strage di Erba. Presupponiamo noti i fatti, e chiariamo subito che non ci interessa affatto la diatriba su innocenza o colpevolezza, correttezza processuale, consistenza delle prove.
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Quello che invece interessa è come nella società contemporanea si possa costruire una verità ufficiale, che poi all’occorrenza si può anche decostruire con gli stessi identici strumenti, per rifarla ancora e disfarla, tutte le volte che si vuole” è scritto sul profilo social dell’autore, sotto le immagini delle sculture di Rosa e Oindo.
“Il processo, la ricostruzione che in esso è emersa delle vicende, la cronaca giudiziaria e la narrazione mediatica dei fatti non sono altro che alcuni dei passaggi attraverso cui nella percezione sociale si compie l’inversione del rapporto tra la realtà delle cose e la sua rappresentazione.
Il falso prende il posto del vero, la copia quello dell’originale, mentre la vita, i sensi, le passioni, e più in generale tutto ciò che dovrebbe animare l’esistenza umana si azzerano, per lasciare il posto alla mortifera stretta di una rassegnata ubbidienza” è scritto sempre nel post.
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“È chiaro infatti che una organizzazione sociale che prescinde dalla realtà non teme dissenso, resistenza, ribellione: in essa tutto è virtualmente consentito in modo che nulla possa essere concretamente realizzato, a partire dalla costruzione di una effettiva via di uscita dall’incubo di quella allucinazione perversa in cui siamo imprigionati a tempo indeterminato.
“Il meccanismo è ben rodato, funziona ormai per automatismi che non necessitano neppure di una regia, di una attività di coordinamento; anzi, la sua forza sta proprio nel fatto che si è ormai compiuta e superata quella fase che G. Debord aveva chiamato “società dello spettacolo”, in cui «nel mondo realmente rovesciato, il vero è un momento del falso». Siamo giunti a un livello di mistificazione che non ha più neppure bisogno di ricorrere alla falsificazione per inglobare e neutralizzare la realtà: la rappresentazione precede il suo stesso oggetto, lo anticipa rendendolo, di conseguenza, del tutto superfluo. Accadde, accade, accadrà; ovunque, per ogni cosa, oltre ogni cosa. Come a Erba” è spiegato nel post.
Escrementi mediatici
rest energy
“L’innesco, l’evento iniziale, è grave, è tragico, è pesante: una strage, varie persone, tra cui un bimbo, brutalmente ammazzati. Ma presto si stempera, sfuma, si sgretola, mentre i generosi mezzi delle tecnologie della comunicazione secernono senza ritegno i loro escrementi mediatici. Dettagli che divengono notizie, sospetti o illazioni dati per certi, interpretazioni o ipotesi che un giorno rassicurano, quello dopo contraddicono, per poi scomparire, riapparire, porre domande di cui divengono risposte.
E poi due figure, Olindo e Rosa, tanto adatti al ruolo che sono destinati a ricoprire da sembrare inventati apposta per la bisogna, generati e non creati dalla stessa sostanza dei media.
ROSA E OLINDO
E poi il processo che, nelle sue varie fasi, serve a focalizzare l’attenzione mediatica: quello che nell’idea di partenza era pensato come lo strumento con cui raccogliere e vagliare i singoli elementi frammentati, lo sviluppo progressivo di una serie di attività ed eventi, un processo, appunto, per giungere a una verità data dalla visione d’insieme, si trasforma in una sequenza di “notizie”, di “informazioni”, di suggestioni sensazionalistiche”. [...]
rosa bazzi