Rory Cappelli per “la Repubblica - Edizione Roma”
gabe natale e finn elder appostati in attesa di cerciello
Nella notte tra il 25 e il 26 luglio, alle 3,03 del mattino, il vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega venne ucciso all' angolo tra via Pietro Cossa e via Federico Cesi, in Prati. Poche ore dopo furono arrestati due americani 19enni, Finnegan Lee Elder e Gabriel Natale Hjorth. Il 26 febbraio si apre il processo ai due ragazzi. Il padre di Finnegan, Ethan Elder, parla per la prima volta della vicenda.
MARIO CERCIELLO REGA
Quando avete saputo quello che era successo?
«Era il 26 luglio, un venerdì mattina. Mia moglie Leah e io stavamo lavorando, in casa, a San Francisco. D' un tratto la sento urlare: "Che cosa è successo, Finnegan?" Nostro figlio era in Europa, in viaggio, e sua madre l' aveva appena aiutato a trovare una stanza d' albergo a Roma dove avrebbe dovuto incontrare un suo amico, che non conoscevamo.
MARIO CERCIELLO REGA ANDREA VARRIALE
La raggiunsi e la trovai a parlare con due poliziotti italiani su FaceTime.
Uno di loro diceva: "Non ho un' ora per capire se lei ha un avvocato italiano!". E poi, poco prima che riattaccassero, abbiamo sentito la voce di nostro figlio che urlava: "Mamma, stanno dicendo che ho ucciso un poliziotto!".
Le accuse vi sono state subito chiare?
finnegan lee elder
«No, solo nelle successive 24 ore abbiamo saputo che, secondo i carabinieri, Finn e il suo amico Gabe erano stati derubati mentre tentavano di acquistare cocaina da un pusher: avevano allora sottratto lo zaino all' uomo che li aveva messi in contatto con lo spacciatore, e poi avevano organizzato la restituzione dello zaino in cambio di 80 euro.
Invece, i ragazzi erano stati assaliti da due uomini in borghese che si erano poi rivelati carabinieri. Nella lotta che ne era seguita, Finn aveva accoltellato il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega».
E poi cosa è successo?
gabe natale finnegan lee elder 2
«I paparazzi hanno iniziato ad appostarsi sotto casa nostra: i giornalisti chiedevano ai nostri vicini le loro impressioni su Finn mentre le telecamere delle reti televisive stavano tutte lì, in attesa di una nostra apparizione. Abbiamo offerto le nostre condoglianze, quello che era successo era terribile: ma eravamo troppo devastati per parlare con la stampa o con chiunque al di fuori della nostra famiglia».
Sono poi circolate le immagini di Finn e Gabe prese dai social media.
«E anche dai loro telefoni cellulari: Finn e Gabe in posa come gangster, con in mano coltelli, pistole, sacchi di erba e bottiglie di alcolici, molte con didascalie di violenti testi rap. È stato terribile e abbiamo faticato a dare un senso a tutto questo».
Non si è trattato solo delle immagini, ma anche del passato.
FINNEGAN LEE ELDER
«Il nostro ragazzo non è un santo. Ha avuto guai in precedenza per una scazzottata fuori dal campus quando era al liceo, e ha avuto problemi con la marijuana. Le sue immagini su Instagram hanno fatto vergognare noi e anche lui. Ma l' idea che sia uscito quella notte con l' intenzione di uccidere un poliziotto, come afferma l' accusa, è assurda».
Secondo lei cosa è poco chiaro nella ricostruzione degli inquirenti?
«Per esempio: perché i carabinieri erano in borghese, vestiti con magliette e bermuda, quando hanno aggredito i ragazzi alle 3 del mattino? Perché nessuno dei due sottufficiali aveva una pistola, un distintivo o addirittura delle manette? Perché stavano rispondendo alla chiamata di un individuo che aveva aiutato i turisti in un' attività illegale?
FINNEGAN LEE ELDER
In che modo, come ha affermato Varriale (l' altro carabiniere, ndr), un ragazzo di 68 chili era riuscito a sopraffare Rega, che ne pesava 115? Gabe, che parla italiano, non ha mai detto che i carabinieri si erano identificati, come riferito dagli investigatori.
Varriale inoltre aveva sostenuto che gli "assalitori" erano nordafricani; Finn e Gabe sono decisamente caucasici. La storia ufficiale è piena di buchi. E anche in Italia so che in molti iniziarono a mormorare "Qualcosa non va"».
Quando ha rivisto suo figlio?
«Ad agosto, quando sono volato a Roma con il nostro caro amico di famiglia e avvocato, Craig Peters, per incontrare gli avvocati italiani di Finn, Renato Borzone e Roberto Capra. Ho letto il suo primo interrogatorio con la polizia. Dopo cinque minuti Finn aveva già detto: "Non sapevamo che fossero poliziotti"».
Cosa pensa della confessione?
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«Ci siamo subito resi conto di avere a che fare con un sistema giuridico molto diverso. La "confessione" che Finn ha reso alla polizia è infatti arrivata dopo otto ore di schiaffi, calci e sputi; inquirenti diversi, nessuno dei quali era in grado di parlare correttamente in inglese, arrivarono nel corso degli interrogatori ad estrapolare le parole che volevano sentirsi dire con la tecnica del "leapfrogging". Poi abbiamo saputo che i carabinieri ci avevano filmato di nascosto durante la nostra visita a Finn, in prigione.
Poco prima del giorno del Ringraziamento un giornale italiano riferiva che l' accusa aveva trascrizioni di questa visita in cui Finn ammetteva di sapere che erano poliziotti. Ma non era vero. Abbiamo visto le registrazioni ed eravamo lì, separatamente: sappiamo bene cosa è stato effettivamente detto».
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