Fabio Poletti per “la Stampa”
desiree piovanelli
Ci sono storie che non finiscono mai. Fantasmi che dal passato tornano a galla.
Basta un computer, una stampante, un foglio A4 e una minaccia anonima: «Piovanelli Maurizio sei un miserabile burattino appeso ai fili dei burattinai di Leno». Leno è questo piccolo centro di 15 mila abitanti nella bassa bresciana, punteggiato di aziende agricole e fabbrichette.
Leno non lo conosceva nessuno, fino al 28 settembre 2002 quando finisce in prima pagina per il ritrovamento del corpo di Desirée Piovanelli, 14 anni, ammazzata a coltellate nella cascina Ermengarda da un branco di ragazzini: Nicola B. allora muratore di 16 anni, Nicola V. anche lui muratore stessa età, Mattia F. studente di appena 14 anni, aiutati da Giovanni Erra, un balordo di 35 anni con un passato di droga e violenze, l' unico ancora in carcere.
Maurizio Piovanelli è il padre di Desirée. L' anno scorso ha fatto riaprire le indagini sostenendo che non c' era solo il branco, ma pure un mandante che voleva coinvolgere sua figlia in un giro di prostituzione minorile.
desiree maurizio piovanelli
«Sono passati 17 anni da quando è stata uccisa mia figlia, ma questo dolore non finisce mai. Ogni volta che spunta un cartello o una minaccia questo dolore diventa insopportabile come il primo giorno. Io voglio la verità su chi ha ammazzato mia figlia». A Maurizio Piovanelli, che continua ad abitare a Leno e a sistemare tegole sui tetti, non basta il processo che ha portato in carcere per 18 e 15 anni i due sedicenni, per 10 anni il più giovane e che ha inflitto una pesante condanna a 30 anni per Giovanni Erra.
«Io so che dietro la morte di mia figlia c' è altro. Ho fatto il nome e il cognome del mandante dell' omicidio di Desirée. Ho raccolto le voci in paese e le indicazioni di chi sapeva. Dopo la denuncia sono stato ascoltato dai magistrati. Adesso aspetto giustizia».
Il suo avvocato, Alessandro Pozzani, è convinto che ci sia un collegamento tra le denunce e le minacce via foglio A4: «Ogni volta che qualcuno viene sentito in questa inchiesta bis spuntano i cartelli. Sembra che stiamo dando fastidio a qualcuno».
desiree maurizio piovanelli
La cadenza dei cartelli e delle minacce è continua. A febbraio sul cancello di casa Piovanelli viene appeso un pupazzo con il volto che sembra quello di un teschio. Poi appaiono cartelli in un centro commerciale. Qualche settimana fa, come ha raccontato "Il Giornale di Brescia", gli ultimi cartelli: contro Maurizio Piovanelli, i carabinieri, un imprenditore che avrebbe collaborato con il padre di Desirée indicandogli un possibile mandante in paese e contro il padre di una ragazza finita in un giro di prostituzione minorile.
I cartelli sono apparsi in via Damonte a Leno. In una zona centrale così che potessero vederli tutti. Poco distante dal Bar Sport in faccia al Municipio, gestito da una famiglia cinese e con i pensionati che si fanno il giro di carte sotto al grande schermo con la partita: «Quella storia lì non si è mai capita bene. Comprendiamo il desiderio di suo padre di sapere la verità».
L' idea che ci possa essere un mitomane dietro alle minacce non convince il padre di Desirée: «I cartelli prendono di mira persone che sono solo nelle denunce». Solo una cosa non gli dà pace da diciassette anni: «Credo che dietro la morte di mia figlia ci siano anche altri. I tre assassini che erano minorenni non li ho mai visti né gli ho mai parlato. E nessuno di loro mi ha chiesto scusa».
desiree piovanelli