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    “ONORATO” DI ESSERE ITALIANO – L’ARMATORE “PATRIOTA” VINCENZO ONORATO, PRESIDENTE DEL GRUPPO CHE INCLUDE MOBY, TIRRENIA E TOREMAR, TORNA ALLA CARICA: “I MARITTIMI DEVONO ESSERE ITALIANI” – “CON LA LEGGE COCIANCICH SI È FATTO UN PICCOLO PASSO IN AVANTI, MA VA FATTA APPLICARE: LA PRESENZA DI EXTRA-COMUNITARI CONTINUA A ESSERE LA REGOLA”


     
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    Giuliana Ferraino per il "Corriere della Sera"

     

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    L' armatore «patriota» torna alla carica in difesa dei marittimi italiani. «Chi naviga italiano?», chiede Vincenzo Onorato, 61 anni, presidente del gruppo omonimo che include Moby, Tirrenia Cin e Toremar, con una nuova campagna a mezzo stampa.

     

    L' 11 giugno è diventata efficace, a distanza di 18 mesi dalla sua promulgazione, la cosiddetta legge Cociancich, il decreto 221/2016 che emenda la legge 30/1998 e il testo unico delle imposte, per disciplinare il regime fiscale per gli armatori italiani.

     

    Un piccolo ma significativo passo avanti per ripristinare la legalità nel settore marittimo italiano e la tutela dei diritti dei marittimi italiani», secondo Onorato. La nuova legge limita i benefici fiscali del Registro internazionale alle navi traghetto che imbarcano solo equipaggi italiani o comunitari sulle rotte di cabotaggio (quelle tra due porti nazionali) e di continuità.

     

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    Imbarcare personale extra-comunitario non è vietato, ma implica la rinuncia ai relativi vantaggi. Ora, però, «la legge va fatta applicare», avverte l' armatore dalla Florida. E lancia l' allarme perché altrimenti «quel passo avanti rischia di essere vanificato».

     

    «Se è vero che un numero consistente di marittimi extra-comunitari è stato sbarcato, è altrettanto vero che la presenza di extra-comunitari su navi con bandiera italiana continua a essere la regola», denuncia Onorato.

     

    «Orgoglioso» del personale a bordo delle sue navi. «Tutto italiano», ad eccezione di chi lavora sulle crociere nell' area del Baltico, straniero per questioni linguistiche, anche se «a tutti è garantito un contratto italiano», che «spesso costa fino a 4 volte di più» dei contratti offerti a filippini, cingalesi o nordafricani. Chi continua a imbarcare extra comunitari, deve rinunciare ai vantaggi fiscali, insiste l' armatore e sollecita gli organismi competenti a effettuare «attività di vigilanza e controllo».

     

    vincenzo onorato vincenzo onorato

    La battaglia navale personale di Onorato comincia parecchi anni fa. «Grazie a una vecchia legge del 1998 gli armatori in Italia godono, fra gli altri privilegi, della quasi totale defiscalizzazione. La contropartita a tanta generosità era l' impegno a imbarcare prevalentemente marittimi italiani, oggi comunitari», ricorda il presidente di Moby.

    «Negli anni gli armatori, anche con accordi sindacali ad hoc, hanno cominciato ad imbarcare marittimi extra-comunitari a contratti minori».

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    Il risultato? «Migliaia di marittimi italiani sono rimasti a casa disoccupati. Noi abbiamo scelto di imbarcare prevalentemente marittimi italiani. E le nostre compagnie danno lavoro a circa 5 mila famiglie».

     

    Il costo di navigare italiano non pesa in bilancio, come segnala il miglioramento dei conti del gruppo, che ha chiuso il 2017 con ricavi a 586 milioni, in crescita del 9% rispetto all' anno prima, utile netto triplicato a 24,5 milioni, Ebitda a 131,8 milioni (+11%), e passeggeri a quota 6,5 milioni (ì13%). Tanto che Moby progetta di investire in «almeno 4 nuove navi».

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