Testo di Paolo Becchi e Giovanni Zibordi
Sembra che si stia tornando verso un nuovo “coprifuoco” e nuove chiusure perché i “casi” positivi o contagiati sono saliti dall’estate e allora i nostri prof Ricciardi, Galli, Crisanti e altri esperti del governo appaiono sui media ad avvertire che siamo ormai vicini ad un nuovo lockdown.
Tutto questo perché ci sono di nuovo molti morti? No, ma ci dicono che i morti presto arriveranno perché i “positivi” ai tamponi in aumento sono migliaia e ora risultano tanti quanti erano in marzo. E dato che in marzo è morta tanta gente (in alcune zone d’Italia) con tutti questi positivi si morirà di nuovo come a marzo e forse anche di più.
PAOLO BECCHI
Gli esperti del governo ci stanno quindi dicendo che presto avremo il “coprifuoco” dopo le dieci di sera e ristoranti e locali pubblici chiusi. Ci sentiamo fortunati, non arriverà la polizia in casa a controllare se al pranzo di Natale ci saranno meno di sei persone. Intanto i matrimoni tornano ad essere solo con gli sposi e senza invitati. Al funerale di Totti a Roma sembra che gli invitati non abbiano potuto entrare in chiesa. E ovviamente gli uffici pubblici, i medici di base, i tribunali e il resto del settore pubblico restano accessibili solo per appuntamento e a distanza cioè poco e male. Tutto questo perché ci sono migliaia di “positivi” e quindi a breve migliaia di morti.
Peccato che a marzo si facevano da 15 a 20 mila test al giorno e oggi se ne fanno oltre 150mila al giorno, circa dieci volte tanto, per cui se in marzo si fossero fatti così tanti tamponi i casi sarebbero stati molti di più e quindi il confronto che si fa ora non ha alcun senso.
Bisogna chiedersi, ma questo virus è così letale, così devastante che occorre un test per sapere se lo hai preso? Se non fai infatti questo test il 90 % della gente non si accorgerebbe neppure di averlo preso. Oppure lo risolverebbe in qualche giorno come fosse una influenza, come è successo a Trump, Berlusconi o Boris Johnson.
La cosa più importante da notare è che i casi “positivi” cioè il numero di persone che risultano positivi a questi test non hanno più relazione con i decessi e non hanno quindi molta importanza. Questa non è una nostra tesi bislacca, ma l’opinione di tanti scienziati che si stanno occupando a tempo pieno della Covid-19 , come il già citato (da noi perché sui media italiani finora non ha avuto spazio) Premio Nobel Michael Levitt, biologo molecolare e biofisico a Stanford, che ha formato un team che studia non-stop tutti i dati del virus nel mondo.
il tweet di michael levitt
Levitt è uno dei tantissimi scienziati impegnati da mesi contro la psicosi da Covid-19 e contro le politiche di lockdown. La sua conclusione principale è di ignorare il numero di “casi” positivi perché solo i malati ospedalizzati e i decessi contano.
La seconda è che molte morti riportate come Covid non sono tali perché sono persone decedute per altre cause che risultano anche positive alla Covid-19. E infine che nel caso della Covid-19 la “MSM” cioè “mainstream media e grandi media” sono stati quasi sempre in errore.
Un modo semplice perché tutti se ne rendano conto è confrontare i famosi “casi” positivi con i morti in Italia da inizio anno, una cosa che non ci sembra faccia nessuno. Ecco qui i due grafici ripresi dal New York Times https://www.nytimes.com/interactive/2020/world/europe/italy-coronavirus-cases.html
i numeri covid becchi e zibordi
Come si può vedere da tre mesi circa i contagi aumentano, i morti però sono continuati a calare. Quello che comunque veramente conta è la mortalità totale. Se ad esempio ci fossero anche 50 o 60 decessi “con” o “da” Covid al giorno, ma il totale dei decessi fosse lo stesso degli altri anni, si potrebbe pensare che si tratti di persone che muoiono per altri motivi che si ritrovano però anche ad essere positivi ad un test. Volendo portare una esperienza personale, il padre di uno degli autori di questo articolo è deceduto questa settimana alla bella età di 96 anni e nessuno si è preoccupato delle cause precise perché si stava spegnendo già da mesi progressivamente.
i numeri covid becchi e zibordi
Lo si è ricoverato in ospedale per cercare di prolungarne un poco il tempo su questa terra, ed è entrato come “fin di vita” cioè qualcuno che non ci si aspetta poi torni a casa e a cui si da qualche giorno di vita. La prima cosa che gli è stata fatta è il test della Covid-19. Per cui curiosità si è chiesto, nel caso fosse risultato positivo, se la sua morte sarebbe stata classificata tra quelle del Bollettino giornaliero del virus. E ci hanno confermato che è quello che accade. Nel caso di un amico il cui padre è morto anche lui ultra novantenne per altre cause, il test della Covid-19 è stato fatto dopo morto e poi il suo nome è finito sul giornale come primo decesso per il Covid a Ferrara in marzo. Dato che l’età media dei decessi da Covid è di 80 anni e sono quasi tutti persone già malate la statistica di tali decessi come notava Michael Levitt non è affidabile.
L’unico dato certo è il totale dei decessi in un Paese. Se come in marzo è maggiore significativamente della media degli altri anni allora c’è una emergenza sanitaria. Se invece, come accade da fine maggio, la mortalità è tornata nella media, allora i problemi importanti, sanitari e poi sociale ed economici sono altri.
Se si guarda alla mortalità totale in Italia si può constatare che essa è tornata nella media da cinque mesi (dati dell’Osservatorio Europeo della Mortalità)
i numeri covid becchi e zibordi 2
Si dirà allora da parte degli esperti del governo che il merito è dell’aver chiuso per due o tre mesi l’Italia e avere imposto distanziamento e mascherina. Purtroppo per loro c’è l’esempio eclatante della Svezia che non ha chiuso neanche le scuole e dove nessuno anche adesso porta la mascherina. La Svezia ha evitato le chiusure e i blocchi degli altri e ha ora solo uno o due morti al giorno “Covid” e uno due ricoveri in terapia intensiva al giorno
casi covid in italia
Purtroppo per i nostri esperti del governo e per il governo Conte, abbiamo davanti agli occhi l’esempio di un Paese che è sempre stato considerato modello per le politiche sociali e di benessere, che ha dimostrato che la politica del lockdown era suicida.
i numeri covid becchi e zibordi
Bisogna guardare quindi ai dati della mortalità e non del numero di “test” fatti a gente che non è malata e sta bene. Bisogna guardare a chi muore veramente a causa del virus. Bisogna chiedersi, se è una pandemia che continua a minacciare il mondo intero, perché in Asia è scomparsa da mesi e perché in Africa non si è diffusa? Perché qualcosa che causa un numero di decessi (se si guarda a quelli realmente causati dal virus) inferiore all’1% dei morti complessivi deve continuare a rovinare l’economia e la vita di tutti?