Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte autorizzò l' incontro tra il capo del Dis Gennaro Vecchione e il ministro della Giustizia dell' amministrazione Trump, William Pelham Barr, per cercare «nell' interesse dell' Italia di chiarire quali fossero le informazioni degli Stati Uniti sull' operato dei nostri Servizi all' epoca dei governi precedenti ».
MATTEO RENZI GIUSEPPE CONTE
Ecco la versione che a sera fornisce Palazzo Chigi, sollecitata da Repubblica a offrire le risposte che ancora mancano in questa sgangherata succursale del Russiagate con sede a Roma. Una posizione che impegna in modo pesante l' attuale vertice dell' esecutivo, visto che prefigura una sorta di indagine sulla correttezza dei comportamenti dei servizi segreti italiani, dei governi e dei premier nel periodo che va dal 2016 al 2017. Dunque su Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, due leader coinvolti nella nuova era giallo-rossa.
Per ribattere agli interrogativi suscitati dal caso Barr, Conte ha già in agenda un doppio intervento. «Per correttezza istituzionale riferirò prima al Copasir - ha assicurato venerdì ad Assisi - e poi in conferenza stampa, davanti all' opinione pubblica ». Non accadrà quindi prima di una decina di giorni,dopo che domani il comitato eleggerà un nuovo presidente. Ma il premier, interpellato, fa fornire nuove risposte sul caso.
RENZI E GENTILONI
Il primo punto è fondamentale per comprendere la genesi e l' opportunità del confronto tra Barr e i capi dei servizi italiani: da chi è arrivata la richiesta a Conte di autorizzare gli incontri? Palazzo Chigi spiega che «la richiesta è pervenuta tramite i canali diplomatici e non attraverso contatti diretti del Presidente del Consiglio con l' amministrazione americana». Si sostiene, dunque, che non c' è stato un colloquio diretto tra il premier italiano e Donald Trump.
E che neanche Barr è entrato in rapporto diretto con il capo dell' esecutivo italiano. Piuttosto, si accredita la tesi di un passaggio intermedio, attraverso un canale di comunicazione diplomatico. Segreteria di Stato Usa, forse, più probabilmente l' ambasciata americana a Roma. Ma è un secondo quesito a fornire ulteriori elementi sul punto: i canali diplomatici Usa si sono rivolti direttamente al premier? No, assicura Palazzo Chigi. «Conte non ha avuto un contatto diretto».
giuseppe conte gennaro vecchione
Piuttosto, «la richiesta è stata fatta da Barr tramite la diplomazia. Ed è stata fatta pervenire al responsabile dell' intelligence. E quindi anche Conte è stato informato». Il percorso, spiegano, sarebbe dunque questo: il ministro Usa attiva canali diplomatici statunitensi. Questi entrano in contatto con Vecchione, pare senza una mediazione "diplomatica" italiana. E a quel punto anche il premier viene informato, presumibilmente dallo stesso capo del Dis, e autorizza Vecchione a incontrare Barr.
Ma è la risposta al terzo quesito ad aprire scenari nuovi e gravidi di conseguenze. È il cuore del problema e risponde essenzialmente a un interrogativo: per quale ragione politica e istituzionale Conte ha autorizzato gli incontri di Barr con i vertici dei Servizi italiani? «Era nostro interesse - è la spiegazione fornita chiarire quali fossero le informazioni degli Stati Uniti sull' operato dei nostri Servizi all' epoca dei governi precedenti».
WILLIAM BARR
Si tratta del periodo che va dal 2016 al 2017. A guidare l' esecutivo erano prima Renzi e poi Gentiloni. Di fatto, Conte autorizza colloqui per capire cosa gli Stati Uniti sanno delle mosse dei servizi italiani e della linearità dei comportamenti dei governi a cui rispondevano. Puntando dunque l' obiettivo su Renzi, il principale sponsor del Conte bis. E su Gentiloni, scelto da Conte come commissario agli Affari economici Ue per cementare il patto Pd-5S. Ma non basta. Palazzo Chigi fa sapere anche che Conte non ha colto alcuna sgrammaticatura nel format che ha portato allo stesso tavolo Barr e Vecchione. «Nessuna anomalia, ma anzi massima prudenza ».
Fin qui la versione di Conte. Il corollario di questi ragionamenti è nella risposta al terzo interrogativo: alla luce delle parole di Renzi, il premier intende cedere ad altri la delega ai Servizi che detiene? «Il Presidente - questa è la posizione di Palazzo Chigi - è comunque responsabile per legge. Quindi tiene la delega, come pure ha fatto Gentiloni».
Quanto fatto trapelare sarà sviluppato da Conte davanti al Copasir.
Prima, però, va eletto un nuovo presidente del comitato, dopo le dimissioni di Lorenzo Guerini, passato al ministero della Difesa, L' elezione è in agenda per domani. Matteo Salvini ha chiesto per la Lega quel posto.
luca guerini
Due sere fa, di fronte a Silvio Berlusconi, ha discusso animatamente con Giorgia Meloni, che reclama per Adolfo Urso lo stesso incarico. Il leghista chiede un atto di fedeltà a Forza Italia, proponendo due nomi: Nicola Molteni, legatissimo al leader, o Raffaele Volpi, amico di Giancarlo Giorgetti. L' ago della bilancia, però, resta Berlusconi. Se non cede a Salvini, la maggioranza voterà per Urso ed eviterà un leghista alla guida del Copasir dopo il caso Metropol.
La richiesta americana è arrivata da canali diplomatici direttamente agli apparati, ma il premier ne è stato subito informato Si infiamma la corsa alla presidenza del Copasir. La Lega punta al ruolo con Volpi, ma Urso (Fdi) ha per ora il sostegno di Fi Il premier e il direttore Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, 55 anni, accanto a Vincenzo Vecchione, classe 1959, dal novembre 2018 direttore del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza.