silvio berlusconi con matteo salvini
Paolo Russo per “la Stampa”
L' appuntamento è per oggi pomeriggio, quando nella cabina di regia composta dai capi delegazione della maggioranza si affronteranno i due schieramenti: l' ala rigorista «giallorossa», capitanata da Franceschini, Speranza e Patuanelli, e quella aperturista del centrodestra, dove le spinte verso un mezzo liberi tutti sono stemperate dalla posizione più prudente della Gelmini. I contatti informali di questi giorni hanno evidenziato che una frattura dentro il governo c' è.
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Il partito rigorista va ripetendo da giorni che l' incidenza dei contagi continua a essere alta, come anche la pressione sugli ospedali, per concludere che in queste condizioni l' unica soluzione è prorogare fino al 1° maggio le misure oggi in vigore, che dipingono l' Italia solo di arancione e rosso. Anche se, dopo l' impegno assunto da Draghi in Parlamento, sulla riapertura di scuole materne ed elementari non ci piove.
Il partito degli aperturisti chiede invece il ritorno all' Italia tricolore, ripristinando anche le misure più blande della fascia gialla. O le riaperture totali di quella bianca, se qualche regione tornasse ad avere i numeri per entrarvi. Il programma prevede anche l' apertura di cinema, teatri e musei nelle aree gialle, ma Forza Italia e il Carroccio puntano soprattutto al bersaglio grosso: abrogare il parametro dei 250 mila casi settimanali ogni 100 mila abitanti, che ha fatto andare in lockdown più di mezza Italia.
RISTORANTI CHIUSI LOCKDOWN
Intanto il monitoraggio di oggi promuoverà dal rosso all' arancione il Lazio a partire da lunedì prossimo per cinque giorni, perché da sabato a Pasquetta tutta l' Italia va in lockdown. Dove entra forse già da domani la Valle d' Aosta. Piemonte, Lombardia, Trentino, Friuli, Emilia-Romagna, Marche e Puglia resteranno rosse fino al 12 aprile, perché hanno ancora un' incidenza di casi e un Rt molto alti e per essere promossi occorre avere per due settimane numeri da arancione.
Condizione nella quale si troverà la Campania con il monitoraggio del Venerdì santo, che ne consacrerà il passaggio alla fascia arancione a partire dal 7 aprile. In bilico è il Veneto. Secondo i primi calcoli, il suo Rt a 1,22 è da arancione, ma l' incidenza dei contagi sarebbe a quota 254, che condanna di pochissimo al lockdown. Uno scarto minimo che spetterà oggi agli esperti della cabina tecnica di regia vagliare prima di licenziare il consueto monitoraggio settimanale.
BERLUSCONI MELONI SALVINI
La via maestra per le riaperture resta comunque quella dei vaccini. Ieri alla Conferenza Stato-Regioni nessun governatore si è opposto al «Piano Figliuolo» che punta a disseminare tutto lo Stivale di centri vaccinali aperti 12 ore al giorno e organizzati per fare una puntura ogni 10 minuti. Così come non ha trovato ostacoli la nuova proposta di riparto delle dosi tra le regioni, che non tiene più conto delle categorie imbosca-furbetti suddividendo la dote in base alla formula «una testa, un vaccino».
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Alla richiesta di un parere sulla conferma del direttore generale dell' Aifa Nicola Magrini, i governatori hanno risposto con una più fredda «presa d' atto», contestando al numero uno dell' Agenzia soprattutto la gestione troppo ondivaga del vaccino AstraZeneca, prima sconsigliato agli over 55 poi agli ultrasessantacinquenni e infine ritenuto idoneo per tutti. Un balletto che avrebbe costretto più volte le regioni a scombinare i piani di somministrazione, rallentando la campagna. Mal di pancia che hanno spinto i governatori a chiedere e ottenere per lunedì un confronto con il governo, secondo alcuni di loro reo di giocare allo scaricabarile sui criteri di priorità delle somministrazioni.
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Il 6 aprile sul tavolo della Conferenza delle regioni planerà invece il protocollo per la vaccinazione in sicurezza nei luoghi di lavoro, al quale si applicheranno in tandem il ministro del Lavoro Andrea Orlando e le parti sociali, che proprio ieri si sono confrontati sulla questione. Con sindacati e imprese concordi nel chiedere un piano unico nazionale per evitare la solita babele regionale. «Siamo nelle condizioni per costruire nei prossimi giorni una rete che sia disponibile per quando avremo i vaccini», ha detto Orlando. Lasciando così capire che la vaccinazione nei luoghi di lavoro non potrà partire prima di maggio.