Daniela Natali per “la Lettura - Corriere della Sera”
MARIJUANA TERAPEUTICA
Quando si parla di liberalizzazione, di depenalizzazione delle droghe, si fa sempre riferimento a quelle «leggere» (termine che fa storcere il naso a medici e operatori). E cioè ai derivati della cannabis o canapa. In genere la Canapa sativa , quella con il più alto contenuto di Thc (il principio attivo responsabile degli effetti).
Il discorso resta un po' teorico, perché, come fa notare Daniela Parolaro, direttore scientifico della Fondazione Zardi Gori per lo studio delle dipendenze «oggi esistono ibridi di diverse varietà di Canapa, nati sia per selezionarne alcune capacità a scopo terapeutico (si possono far crescere piante con meno Thc, ma ugualmente efficaci nel contrastare il dolore, gli spasmi o le convulsioni), sia a scopo ricreativo per renderle sempre più "efficaci"».
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È per questo che anche la tradizionale distinzione tra la più light marijuana (estratta dalle infiorescenze essiccate della parte femminile della pianta) e il più potente hashish (prodotto a partire dalla resina) ha perso in parte il suo significato? «Oggi con gli ibridi e la grande varietà di metodi di coltivazione - conferma Riccardo Gatti, psichiatra, direttore del Dipartimento dipendenze patologiche della ATS di Milano - ci sono "canne" fatte con certi tipi di marijuana più potenti di un corrispettivo fatto con l' hashish.
Quindi nessuno sa poi tanto bene che cosa stia fumando, o persino mangiando, visto che l' hashish si può anche ingerire. Certo è che sicuramente i prodotti in commercio oggi sono mediamente più forti rispetto a quelli di 10-15 anni fa».
MARIJUANA
Se i confini tra marijuana e hashish sono più sfumati, si può parlare di modi di agire e quindi di effetti, e di rischi, simili. È ancora Parolaro a illustrare le modalità di azione: «Noi produciamo dei cannabinoidi endogeni e quando ne introduciamo altri, dall' esterno, abbiamo una sovra-stimolazione del sistema cannabinoide endogeno che provoca le risposte del sistema nervoso centrale. Da qui le sensazioni di rilassamento, di benessere, di disinibizione cui si accompagnano però distorsioni olfattive e visive, per esempio il rosso sembra più rosso, e un rallentamento delle funzioni motorie, della parola, delle capacità di attenzione. Il tutto seguito da una forte sonnolenza.
Gli effetti durano di solito qualche ora. Ma la loro durata e "potenza" sono estremamente soggettivi e dipendono anche dai cocktail: droga più alcol, più pasticche di droghe sintetiche ». Finito l' effetto, finito tutto? Non ci sono rischi a lungo termine? «Intanto occorre valutare che cosa si fa quando si è sotto l' effetto "momentaneo".
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Mettersi al volante, per esempio, è una pessima idea. Detto questo - risponde Gatti - se nessuno è mai morto per un bicchiere di vino, una sigaretta o una canna questa non è una scusa per consumi dannosi o potenzialmente tali . Distinguiamo tra uso sporadico, uso frequente e continuativo - tutti i giorni o poco meno -, ma ricordiamo che c' è chi ha problemi anche con il solo uso occasionale. Più che ovvio, poi, che all' aumentare del consumo e con il suo prolungarsi nel tempo aumentano i rischi».
I rischi, appunto. Quali sono? «Si parte da un iniziale disadattamento rispetto all' ambiente: si "rende" meno, si studia con più fatica, si lavora in modo poco efficiente, si fanno più difficili i rapporti con gli altri, ma anche con se stessi e con la propria progettualità».
MARIJUANA ALBANIA
Poi ci sono gli effetti a lungo termine. «Che - chiarisce Gatti - sono, per cominciare, tutti quelli legati al fumo, qualsiasi cosa si fumi. Dai problemi respiratori ai tumori polmonari.
Più quelli specifici dovuti alla droga. Il rischio di psicosi e schizofrenia raddoppia se si fa uso abituale di cannabis e l' insorgenza di disturbi mentali in genere avviene in età più precoce».
A questo c' è chi obietta che queste estreme conseguenze si verificano solo in chi è già predisposto a queste gravi patologie: «Potrebbe essere vero, ma come sapere se si è predisposti o no? Nel dubbio non sarebbe meglio astenersi? E poi tra il benessere psicologico e il disturbo psicotico, esiste tutta una serie di disturbi che sono il contrario dello star bene», ribatte Gatti.
SERRA DI MARIJUANA
È vero che ci sono età della vita più a rischio? «L' adolescenza, innanzitutto, quando il cervello è ancora molto plastico. I cannabinoidi vanno a scombinare questo processo di maturazione con il risultato, tra l' altro, di rendere più facili depressioni e neurolabilità in genere. Per non parlare - continua Gatti - del rischio schizofrenia. E del fatto che queste sostanze accelerano il decadimento dei neuroni dell' ippocampo», legato alla memoria sia a breve che a lungo termine. «Altro periodo di fragilità particolare - aggiunge Parolaro - è la gravidanza. L' assunzione prenatale di queste sostanze prova danni ai neonati che si manifestano a distanza di tempo: compromissione delle capacità cognitive e propensione a comportamenti compulsivi e rischiosi, compreso l' uso di droghe».
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La domanda delle domande è se marijuana e hashish diano dipendenza. «La dipendenza esiste per circa il 10% dei consumatori assidui - afferma Gatti - ed è quindi alto il numero di persone che devono affrontarla, considerando la diffusione dei consumi». Altra questione cruciale è se le droghe leggere siano sempre la porta per quelle pesanti. «Il concetto di leggero è fuorviante. La cannabis di per sé non porta al consumo di altre il sostanze, ma al desiderio di alterazione mentale sì. Quindi se è questo che si cerca, probabilmente si sperimenterà anche altro e il mercato è pieni di proposte alternative - conclude Gatti - E questo non dovrebbe affatto tranquillizzarci».
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