• Dagospia

    “ORA LO STATO DOVRÀ PROTEGGERE BRUSCA” - PIETRO GRASSO CONTROCORRENTE SULLA LIBERAZIONE DEL BOIA DI CAPACI: “CON LUI LO STATO HA VINTO TRE VOLTE. QUANDO LO HA ARRESTATO, QUANDO LO HA CONVINTO A COLLABORARE E QUANDO NE HA DISPOSTO LA LIBERAZIONE” - “È UN DOVERE PROTEGGERLO PERCHÉ È IMPORTANTE CHE RESTI VIVO E POSSA ANDARE A TESTIMONIARE NEI PROCESSI. OLTRE AL PUNTO MORALE C'È UN INTERESSE SPECIFICO, QUASI EGOISTICO, AFFINCHÉ LE SUE PAROLE POSSANO…"


     
    Guarda la fotogallery

    Da www.tgcom24.mediaset.it

     

    GIOVANNI BRUSCA GIOVANNI BRUSCA

    Dopo la liberazione del boss mafioso Giovanni Brusca, il senatore ed ex procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso nega qualsiasi "buonismo o perdono" e chiarisce: "Con lui lo Stato ha vinto tre volte. Quando lo ha arrestato, perché era e resta uno dei peggiori criminali della nostra storia. Quando lo ha convinto a collaborare. Quando ne ha disposto la liberazione dopo 25 anni di carcere, mandando un segnale ai mafiosi. Ora Brusca va protetto".

     

    Pietro Grasso con un post su Facebook prende posizione su una vicenda che sta aizzando l'opinione pubblica.

     

    Comprendo il dolore dei familiari - Penso, scrive Grasso, "agli omicidi e alle stragi in cui ho perso colleghi e amici, avrei anche motivi strettamente personali per serbare rancore. Giovanni Brusca e altri collaboratori hanno raccontato, tra gli altri, due episodi che mi riguardarono direttamente: l`organizzazione di un attentato nell'autunno del 1993 che doveva farmi saltare in aria mentre andavo a trovare mia suocera a Monreale e la pianificazione del rapimento di mio figlio. Il dolore e la rabbia delle vittime e dei loro familiari lo comprendo e lo rispetto nel profondo. Eppure non vedo scandalo nella notizia di ieri, peraltro nota e attesa da molti anni".

     

    pietro grasso pietro grasso

    Tre volte lo Stato ha vinto contro Brusca - "Con Brusca - prosegue Grasso - lo Stato ha vinto non una ma tre volte. La prima quando lo ha arrestato, perché era e resta uno dei peggiori criminali della nostra storia per numero di reati e ferocia. La seconda quando lo ha convinto a collaborare: le sue dichiarazioni hanno reso possibili processi e condanne e hanno fatto emergere pezzi di verità fondamentali sugli anni in cui Cosa nostra ha attaccato frontalmente lo Stato.

    PIETRO GRASSO CON FALCONE E BORSELLINO PIETRO GRASSO CON FALCONE E BORSELLINO

     

    La terza ieri, quando ne ha disposto la liberazione dopo 25 anni di carcere, rispettando l`impegno preso con lui e mandando un segnale potentissimo a tutti i mafiosi che sono rinchiusi in cella e la libertà, se non collaborarono, non la vedranno mai".

    GIOVANNI BRUSCA GIOVANNI BRUSCA

     

    Ora dobbiamo proteggere Brusca: ecco perché - Pietro Grasso invita a riflettere e a non scandalizzarsi della protezione che il ministero ha approntato per Brusca. "Ora lo Stato dovrà proteggere Brusca: è un dovere perché è importante che Brusca resti vivo e possa andare a testimoniare nei processi. Oltre al punto morale c'è un interesse specifico, quasi egoistico, affinché le sue parole possano essere ripetute nelle aule di giustizia dove servono per condannare mandanti ed esecutori di omicidi e stragi".

     

    GIOVANNI BRUSCA GIOVANNI BRUSCA

    I politici si indignano? Non capiscono la mafia e questo mi spaventa - "L'indignazione di molti politici che di codice penale e di lotta alla mafia capiscono ben poco mi spaventa. Se davvero facessero quello che dicono, ovvero ridurre gli sconti per chi collabora con la giustizia, - conclude Grasso - diminuirebbe l`incentivo a pentirsi. Se a questo aggiungiamo che si sta cercando di limitare l`ergastolo ostativo, e lavorerò affinché questo non avvenga, potremo anche dichiarare chiuso il capitolo del contrasto a Cosa nostra. Al contrario, servono sconti di pena forti per chi aiuta lo Stato e prospettiva di ergastolo senza sconti per chi non collabora".

    GIOVANNI BRUSCA GIOVANNI BRUSCA Pietro Grasso article Pietro Grasso article giovanni brusca giovanni brusca

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport