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    1. ORA RENZI HA DI NUOVO FRETTA. E LA FRETTA, A PALAZZO CHIGI, SIGNIFICA VOGLIA DI VOTO 2. IL PREMIER TOSCO-CAZZARO HA CAPITO PERFETTAMENTE IL MESSAGGIO CHE LA CGIL E LA MINORANZA BERSANI/BINDI/D’ALEMA GLI HA SPEDITO DALL’EMILIA ROMAGNA: A SINISTRA STANNO FACENDO LE PROVE GENERALI PER UN NUOVO PARTITO POLITICO CHE TOLGA VOTI AL PD 3. RENZI DA OGGI SI GUARDA VERAMENTE A SINISTRA ED È PRONTO A BRUCIARE LE TAPPE PRIMA CHE IL “PARTITO CGIL” METTA SU UN PARTITO. TANTO CHE OGGI IN PARLAMENTO, C’ERA GIÀ CHI SI ASPETTAVA CHE IL PREMIER CERCHI L’INCIDENTE SUL JOBS ACT NELLE PROSSIME ORE 4. IL SUCCESSORE DI ERRANI, BONACCINI, IERI HA RACCOLTO 140.550 CONSENSI RISPETTO AGLI OLTRE 800 MILA RICEVUTI DEL 2010. IL CHE VUOL DIRE CHE IL PD DELLE “ANIME MORTE” HA LASCIATO SUL CAMPO ELETTORALE BEN 755 MILA VOTI. UNA WATERLOO PER IL RIBALDO RENZI


     
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    1. DAGONEWS

    matteo renzi koala matteo renzi koala

    Adesso Renzie ha di nuovo fretta. E la fretta, a Palazzo Chigi, significa voglia di elezioni. Il premier ha capito perfettamente il messaggio che la Cgil gli ha spedito dall’Emilia Romagna: a sinistra stanno facendo le prove generali per un nuovo partito politico che tolga voti al Pd.

     

    Finora il premier ha sempre ostentato superiorità, quasi sfidando le minoranze del proprio partito ad andarsene, ma dopo il voto di ieri sera è molto meno tranquillo. E Renzie, con i suoi collaboratori più stretti, si è lasciato scappare detto che è meglio votare, prima che il nuovo raggruppamento della sinistra, a trazione Fiom, veda la luce.

     

    Nonostante abbia festeggiato il due a zero e le percentuali “da prefisso telefonico” dei sostenitori dello sciopero generale, Renzie ha guardato i voti assoluti presi dal Pd in Emilia e si è fatto due conti. Alle regionali del 2010, il Pd aveva ottenuto 1.197.000 voti e si era mantenuto su questi livelli anche alle Europee. Ieri invece ha preso solo 535.000 voti: significa che si è perso per strada oltre 600 mila elettori.

     

    landini landini

    Non è un mistero che a questa tornata elettorale, dalla Cgil sia arrivato informalmente l’invito a non votare e i risultati si sono visti, in una Regione dove l’organizzazione guidata da Susanna Camusso conta ben 820.000 iscritti.

     

    In cuor suo Renzi continua a pensare che un soggetto alla sua sinistra possa prendere il 4-5% massimo, ma lo scontro con il mondo del lavoro sul Jobs Act si sta imbastardendo sempre di più. E il 12 dicembre c’è lo sciopero generale. E poi basta far due chiacchiere con Nichi Vendola, che per il 23 gennaio ha lanciato a Milano una conferenza programmatica di Sel “aperta a tutti”, per capire che a sinistra puntano alla “doppia cifra”. In uno schema che prevede la permanenza di Maurizio Landini alla Fiom, “per portare più voti”.

     

    Renzi, dunque, da oggi si guarda veramente a sinistra ed è pronto a bruciare le tappe. Tanto che in Parlamento, oggi pomeriggio, c’era già chi si aspettava che il premier cerchi l’incidente sul Jobs Act nelle prossime ore.

     

    2. DAGOANALISI

    renzi e camusso renzi e camusso

     “C’è poco da disquisire e da analizzare come fanno i politologi à la carte sui tormenti che agitano la galassia del Partito democratico o sulla possibilità (o probabilità) che l’ex partito comunista imploda sotto le spallate (o sparate) del leader tosco-cazzaro, Matteo Renzi. Di fatto, la scissione (strisciante) è già in atto in quella che l’onesto e laborioso Pierluigi Bersani definisce ancora, bontà sua, ‘’la ditta”, così scriveva Dagospia il 7 novembre dopo la rivelazione de “la Repubblica”, mai smentita,  che oltre mezzo  milione di democrat non aveva rinnovato la tessera. 

     

    Per poi aggiungere: “La novità è che il forte segnale di rottura arriva, impetuoso e devastante, dal “basso”, non sotto la spinta alta della cosiddetta vecchia guardia (i “passatisti” D’Alema&C). E neppure per effetto della pressione (anche’essa fin qui parolaia) dei senatori ribelli di palazzo Madama che, un giorno sì e l’altro pure, minacciano il fuoco amico contro i provvedimenti (o annunci) dell’esecutivo…”.

    CAMUSSO CAMUSSO

     

    Il voto delle regionali in Emilia Romagna, con un’astensione di massa record (33,67% rispetto al precedente 68% del 2010) è la conferma clamorosa (e drammatica) che si è già consumato un drammatico divorzio tra la dirigenza del Nazareno e il suo elettorato tradizionale.

     

    E ciò è accaduto proprio nella regione più rossa d’Italia, l’Emilia Romagna, che con i suoi 52.695 tesserati rappresenta ancora la metà degli iscritti (in fuga) su tutto il territorio nazionale.

    Nelle urne si è svuotato così anche l’ultimo “granaio” dei Democrat.

    camusso sul palco a roma camusso sul palco a roma

     

    "Erano 75mila gli iscritti del 2013, oggi abbiamo superato i 50mila, partendo a maggio, dunque entro fine anno raggiungeremo almeno la stessa cifra", aveva dichiarato euforico Stefano Bonaccini, segretario regionale del Pd e nuovo governatore a Bologna con il 48%.

     

    Un dato che, però, nasconde la realtà del risultato delle regionali: il successore di Errani ieri ha raccolto 140.550 consensi rispetto agli oltre 800 mila ricevuti del 2010.

    Il che vuol dire che il Pd delle “anime morte” ha lasciato sul campo elettorale ben 755 mila voti.

    Una Waterloo, insomma, per il Pd del leader ribaldo Matteo Renzi.

     

     

    RENZI E CAMUSSO RENZI E CAMUSSO

     

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