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    ORA SI CAPISCE PERCHÉ LE NAZIONI UNITE FANNO FATICA A CONDANNARE HAMAS: I DIPENDENTI DELL’UNRWA HANNO PARTECIPATO AL POGROM DEL 7 OTTOBRE – CI SONO LE PROVE DI UN COINVOLGIMENTO DIRETTO DI ALMENO 12 PERSONE CHE LAVORANO PER L’AGENZIA ONU PER I PROFUGHI PALESTINESI. E GLI STATI UNITI HANNO DECISO DI SOSPENDERE I FINANZIAMENTI (343 MILIONI DI DOLLARI L’ANNO): IN TUTTO GLI STATI VERSANO NELLE TASCHE DELL’UNRWA PIÙ UN MILIARDO DI EURO, CHE È SERVITO SOLO AD AIUTARE I TERRORISTI…


     
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    1. LA RESA DEI CONTI PER L’UNRWA

    Estratto dal “Foglio”

     

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    L’Unrwa (agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi) ha dichiarato che indagherà sul presunto coinvolgimento di diversi suoi dipendenti negli attacchi di Hamas del 7 ottobre nel sud di Israele. Il segretario generale dell’Onu Guterres si è detto “inorridito” dalla notizia e ha chiesto di “indagare rapidamente sulla questione”.

     

    Intanto il dipartimento di stato americano mette in pausa ulteriori finanziamenti all’agenzia dell’Onu. Anche Bruxelles chiede conto all’Unrwa. All’inizio di questo mese, UN Watch ha rivelato le chat interne dell’Unrwa su Telegram, il Foglio, dopo aver intervistato i membri di UN Watch, aveva chiesto chiarimenti all’Unrwa, senza ottenere risposta.

     

    NOA ARGAMANI RAPITA IL 7 OTTOBRE NOA ARGAMANI RAPITA IL 7 OTTOBRE

    Le chat hanno dimostrato che più di tremila dipendenti dell’agenzia hanno celebrato il pogrom di Hamas. Quando le Nazioni Unite hanno cercato di negarlo, UN Watch ha iniziato a pubblicare su Twitter i nomi dei membri della chat Telegram, a quel punto le Nazioni Unite non hanno avuto altra scelta che indagare.

     

    Le Nazioni Unite […] probabilmente sapevano tutto ciò che succedeva, compresa l’esistenza dell’infrastruttura terroristica dei tunnel sotterranei e l’utilizzo di ospedali e ambulanze da parte di Hamas. Eppure […] non hanno fatto altro che mostrare “sconcerto” per le […] misure prese da parte di Israele contro i terroristi radicati nella società civile palestinese.

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    […]  il problema […] è […] l’intera infrastruttura di un certo umanitarismo alla deriva, che non sa più distinguere fra vittime e carnefici, fra democrazie e dittature, ma che per qualche strana e sinistra ragione consideriamo come la nostra coscienza.

     

    2. DODICI DIPENDENTI ONU COMPLICI DEI RAID DI HAMAS GUTERRES «INORRIDITO»

    Estratto dell’articolo di Francesco Battistini per il “Corriere della Sera”

     

    attacco di hamas del 7 ottobre 1 attacco di hamas del 7 ottobre 1

    «Verremo con soldati che non sarete capaci d’affrontare! E vi cacceremo!». Quando la professoressa Sara Al Dirawi postò fiera un video dei massacri del 7 ottobre, commentandoli coi cuoricini e con una sura del Corano, nessuno s’era stupito più di tanto: come lei, insegnante nelle scuole dell’Unrwa a Gaza, non la pensavano molti dei suoi colleghi? Nessun commento nemmeno da Philippe Lazzarini, lo svizzero che da quattro anni dirige l’agenzia Onu per i profughi.

     

    Ebrahim Raisi antonio guterres Ebrahim Raisi antonio guterres

    Ma sì: perché parlare di quell’altra storia, l’ex ostaggio israeliano tenuto prigioniero, senza cibo né medicine, proprio nella casa d’un insegnante Unrwa. Ieri, però, il commissario Lazzarini non ha potuto tacere. Perché Israele ha dato le prove di quel che sostiene da tempo: ci fu un coinvolgimento «diretto», il 7 ottobre, di almeno 12 dipendenti Onu. E perché la Casa Bianca, che paga l’Unrwa con 343 milioni di dollari l’anno, ha deciso di sospendere i finanziamenti.

     

    PHILIPPE LAZZARINI PHILIPPE LAZZARINI

    «Sono accuse scioccanti», ha ammesso Lazzarini. Promettendo di licenziare immediatamente quella dozzina. D’avviare un’indagine interna. E di perseguire […] «qualsiasi dipendente coinvolto in atti di terrorismo». Meglio ora che mai. È da 112 giorni che lo si dice, è da molti anni che lo si sospetta: grande quanto il suo nome e vecchia quanto la questione palestinese — nacque nel 1949, addirittura un anno prima dell’Unhcr, l’agenzia Onu riservata ai i profughi di tutto il mondo —, la United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East (Unrwa) è l’unica che si occupi d’un singolo popolo e ha, nella Striscia, pochissimo personale internazionale.

     

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    Nelle sue 284 scuole, nei suoi dispensari, nei suoi campi profughi lavorano 13 mila palestinesi: gente che empatizza, dicono gli israeliani, con Hamas. S’è spesso raccontato dei bambini istruiti a diventare «martiri», desiderosi d’ammazzare ebrei. Dopo il movimento islamico, l’Unrwa è la più grande azienda di Gaza e in quel regime è difficile mantenere un distacco: soprattutto in questi mesi, con 152 dipendenti uccisi dai bombardamenti israeliani.

    SERGEI LAVROV ANTONIO GUTERRES SERGEI LAVROV ANTONIO GUTERRES

     

    Stavolta, però, c’è altro: si dice «inorridito» il segretario generale dell’Onu, António Guterres. È «estremamente preoccupato» Josep Borrell, il ministro degli Esteri europeo. E vogliono vederci chiaro gli altri finanziatori — dalla Germania (202 milioni di euro) all’Ue (114), alla stessa Italia coi suoi 18 milioni —, decisi a rivedere quella somma d’oltre un miliardo che la comunità internazionale versa all’Unrwa e finisce, in parte, nelle tasche di Hamas.

     

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    Il dossier presentato da Israele sarebbe corposo. Dozzine di razzi e armi trovate in edifici dell’Unrwa. Uomini delle forze speciali Nukhba, le più feroci, che sono anche dipendenti del Palazzo di vetro. […] L’antipatia di Israele per l’Unrwa ha miccia lunga: un’agenzia — denuncia il premier Netanyahu — che assiste 5,9 milioni di palestinesi fra Gaza, Cisgiordania, Libano, Siria e Giordania, con 30 mila dipendenti, quando l’intera Unhcr aiuta 108 milioni di profughi nel mondo e di assunti ne ha 20 mila. È una questione che interroga lo stesso premier, accusato dalla destra estrema d’avere sempre pagato le spese Unrwa «con le tasse degli israeliani» […]. «È l’unica che sa come distribuire acqua, cibo e medicine», dice una fonte di governo: «Ci risolve un problema. E forse era la prima volta, nella sua storia, che stava lavorando bene».

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