Paolo Valentino per il “Corriere della Sera”
putin orban
Mai fidarsi di Viktor Orbán. Il premier ungherese ha offerto in queste ore l'ennesima prova della sua totale inattendibilità: ha prima dato il via libero all'embargo europeo sulle importazioni di petrolio russo, al prezzo di vantaggiose eccezioni per il suo Paese che potrà continuare ad acquistarlo.
Poi ha disfatto la tela faticosamente tessuta il giorno prima insieme ai partner dell'Ue e posto un nuovo veto sull'intesa ancora fresca d'inchiostro. Infine, ha preteso e ottenuto che il nome del patriarca russo Kirill fosse tolto dalla lista delle sanzioni, chiara captatio benevolentiae all'indirizzo di Vladimir Putin.
ORBAN VON DER LEYEN
Ben oltre il tema specifico, la nuova impennata di Viktor Orbán pone in termini ancora più urgenti il problema di un leader politico e di un Paese sempre più imprevedibili e incompatibili con lo spirito e la lettera del patto comunitario.
Al potere dal 2010, Orbán ha trasformato l'Ungheria in una democrazia illiberale, dove il suo partito, il Fidesz, occupa di fatto lo Stato, libero da vincoli e controlli. Gli uomini di Orbán non controllano solo i ministeri e la burocrazia, ma i tribunali, i teatri, le università, gli ospedali, i giornali.
Mentre una rete di imprenditori amici fa la parte del leone negli appalti pubblici, fin qui generosamente finanziati dai fondi europei. Ufficialmente non c'è censura in Ungheria, ma poiché non esiste più alcun giornale che non sia di proprietà degli amici del premier, chi critica il Fidesz e la verità ufficiale, semplicemente perde il posto di lavoro.
KIRILL BILL - MEME BY CARLI
Ad aprile Orbán ha vinto le elezioni per la terza volta consecutiva, ottenendo una maggioranza di due terzi in Parlamento, che gli permette di cambiare a suo piacimento la Costituzione. Poco da stupirsi, visto che dei suoi avversari non si è vista traccia o quasi in televisione o sui giornali. Sicuramente libera, non è stata una elezione equa, come hanno notato gli osservatori internazionali indipendenti che l'hanno seguita da vicino.
Eppure, ad appena due mesi dal voto, Orbán si è fatto prolungare i poteri speciali, che detiene dallo scoppio della pandemia. «La guerra», ha motivato su Facebook, senza nemmeno premurarsi di annunciarlo al Parlamento.
I deputati, ormai del tutto ai suoi piedi, glieli hanno concessi senza fiatare. Il tribuno magiaro continuerà dunque a governare per decreto, come ormai fa da quasi tre anni: è un uomo solo al comando.
La misura, di cui non aveva bisogno vista la maggioranza di cui dispone, tradisce nervosismo e insicurezza. Orbán è in difficoltà e lancia un messaggio: l'Ungheria sono io. La Commissione europea continua infatti a trattenere i fondi del Next Generation EU destinati all'Ungheria, dove il premier e il suo governo fanno scempio dello Stato di diritto.
IL PATRIARCA KIRILL CON VLADIMIR PUTIN ALLA VEGLIA PASQUALE
Ma di quel denaro Orbán ha urgente bisogno: ha fatto troppi regali elettorali a debito durante la campagna (ecco un'altra ragione della vittoria) e ora le casse pubbliche sono vuote. Ma l'uomo nero di Budapest non mostra alcuna intenzione di fare le riforme, a cominciare dalla giustizia, che gli chiede Bruxelles. Al contrario.
Di recente, come ha raccontato il giornale HVG, il ministro della Difesa si è comprato, con un credito statale, un'importante quota di un'azienda che fabbrica aerei ed è tra i fornitori del ministero. Insomma, è diventato «committente di se stesso». È come se il ministro della Difesa italiano diventasse azionista di Leonardo.
viktor orban incontra matteo salvini a roma
L'altro problema di Orbán è il suo crescente isolamento. La guerra in Ucraina ha fatto saltare l'entente cordiale con la Polonia, capofila dello schieramento anti-Putin. Orbán, infatti, non solo evita di criticare il Cremlino e cerca di mantenere buoni rapporti con la Russia, da cui acquista il 60% del suo petrolio e l'85% del suo gas, ma durante la campagna elettorale ha anche definito Zelensky uno dei suoi grandi nemici.
Il suo atteggiamento di freno sulle sanzioni gli ha alienato molte simpatie nel Centro e nell'Est Europa: «Se continua così - dice un diplomatico europeo - finirà che anche la Polonia approverà la procedura dell'articolo 7», riferendosi all'azione disciplinare dell'Ue contro l'Ungheria per violazione dei diritti fondamentali, finora bloccata dal rifiuto di Varsavia. Fino a quando a Orbán sarà permesso di abusare della pazienza della Ue?
viktor orban con bergogllio VIKTOR ORBAN GIORGIA MELONI VIKTOR ORBAN XI JINPING viktor orban ursula von der leyen 1 orban VIKTOR ORBAN VISEGRAD