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    ORCEL NON RUSSA – UNICREDIT SI CHIAMA FUORI DALLA PRIVATIZZAZIONE DI OTKRITIE BANK PER I “RISCHI GEOPOLITICI” DELLA CRISI UCRAINA. MA LA BANCA ITALIANA RIMARRÀ NEL PAESE CON I SUOI 72 SPORTELLI. DEL RESTO, LA RUSSIA È PUR SEMPRE UN MERCATO CHE FA GOLA ALLE SOCIETÀ E ALLE IMPRESE ITALIANE: L’INTERSCAMBIO TRA I DUE PAESI NEL 2021 È CRESCIUTO E L’EXPORT VALE 7,5 MILIARDI – LA MAXI-COMMESSA DA 1,1 MILIARDI VINTA DA MAIRE TECNIMONT E LE SPERANZE DI ENEL 


     
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    Andrea Greco per “la Repubblica”

     

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    Unicredit si chiama fuori dalla privatizzazione di Otkritie Bank in Russia. Come ha detto il capo della banca italiana Andrea Orcel, presentando i conti di fine anno, «ci siamo ritirati dalla perizia valutativa per i rischi geopolitici». La crisi con l'Ucraina, Paese esposto da settimane ai rischi di una nuova invasione di soldati russi, crea dunque nuovi intoppi a livello economico.

    andrea orcel di unicredit andrea orcel di unicredit

     

    Ma in Russia Unicredit «ci resta», con i suoi 72 sportelli che erogano circa 8 miliardi di euro di prestiti e che nel 2021 avevano fruttato 180 milioni, una piccola parte rispetto ai 3,9 miliardi complessivi guadagnati dalla banca, ma con un rendimento a due cifre percentuali e «sempre superiore al costo del capitale », come ha rimarcato Orcel ieri.

     

    Andrea Orcel Andrea Orcel

    L'interesse per Otkritie, tra le maggiori banche commerciali private in Russia prima del salvataggio pubblico del 2017, era nato a inizio anno, dopo l'invito del regolatore locale - nuovo padrone dei 477 sportelli con 44 miliardi di attività - a studiare le carte in vista della prossima vendita. «Abbiamo valutato se comprare una quota di controllo nel collocamento in Borsa di Otkritie, per integrarla con la nostra banca russa diventando azionisti di riferimento di un polo più grande - ha detto Orcel - ma la rete e le sinergie erano potenzialmente superiori ai rischi ».

    fabrizio di amato fabrizio di amato

     

    Un po' come nel caso del dossier Mps, insomma, una mezza cortesia per mostrare interesse alle istituzioni, e tenere "caldo" il dossier. A fianco del banchiere romano, presente mercoledì alla videoconferenza con Vladimir Putin e mezzo governo russo sugli sviluppi d'affari tra i due Paesi, c'è un bel pezzo di Made in Italy.

     

    Una pattuglia che, mentre "para" la guerra ucraina e teme le relative nuove sanzioni, tiene pronta la valigia con i visti e i milioni: perché le caratteristiche dell'economia russa sono malgrado tutto attraenti viste da qui. Il 2021 in chiusura ha visto l'interscambio risalire ai livelli pre-pandemia, con esportazioni che dovrebbero attestarsi sui 7,5 miliardi a fronte di un import circa doppio; ma fatto quasi tutto dagli acquisti di gas.

     

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    Le prospettive, scansionate nel dettaglio tre giorni fa alla prima riunione del Comitato imprenditoriale italo-russo (Cir) nato due anni fa, paiono particolarmente promettenti per i gruppi capaci di riconvertire in senso più "ecologico" centinaia di impianti dove le immense ricchezze del sottosuolo russo sono trasformate in carburanti, fertilizzanti e altri prodotti plastici della catena petrolchimica. Impianti a cui si sommano numerose centrali di generazione elettrica che in Russia ancora vanno a carbone, a olio o a gas.

     

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    Sul lato impiantistico, proprio tre giorni fa, Maire Tecnimont ha annunciato una commessa da 1,1 miliardi con Rosneft, colosso delle fonti fossili che vuole rimodernare una raffineria a 200 chilometri da Mosca, per consumare meno energia e ridurre le emissioni.

     

    L'azienda, erede della vecchia Montecatini, dal 2017 ha vinto contratti russi per 5,1 miliardi, sia per rimodernare impianti che trattano gli idrocarburi, sia per sviluppare una petrolchimica derivata dal gas anziché dal petrolio, meno costosa e inquinante.

     

    «La lunga esperienza in Russia, dove siamo dagli Anni '70, e le forti competenze ingegneristiche sono tratti distintivi per noi, e ci hanno permesso questo grande risultato, a supporto di player tra i più importanti e dei suoi piani per ridurre l'impatto ambientale di uno dei suoi principali siti produttivi», spiega il presidente di Maire Tecnimont, Fabrizio Di Amato. «Rappresentare il Made in Italy dell'ingegneria in questo grande Paese è per noi un fattore distintivo ».

    VLADIMIR PUTIN IN COLLEGAMENTO CON GLI IMPRENDITORI ITALIANI VLADIMIR PUTIN IN COLLEGAMENTO CON GLI IMPRENDITORI ITALIANI

     

    Nel campo delle centrali, invece, è Enel a nutrire grandi speranze russe: non a caso mercoledì il colosso dell'energia rinnovabile era l'unico gruppo pubblico italiano al tavolo con Putin, malgrado il consiglio di dare forfait giunto dal governo italiano. Enel ha 5.740 Mw di capacità installata in Russia, e stima di avvantaggiarsi dallo sviluppo delle rinnovabili, che l'ha già vista tra i pionieri e con cui, al 2060, Putin mira alle "emissioni zero".

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