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    “SERVE UN NUOVO PD O QUALCOSA CHE VADA OLTRE IL PD” (LA COSA ROSSA DI BETTINI?) – IL SINISTRATO ORLANDO NON SA PIU’ CHE PESCI PIGLIARE DOPO AVER SCOPERTO CHE GLI OPERAI ORMAI VOTANO FRATELLI D’ITALIA E TANTO PER DARE RISPOSTE CONCRETE EVOCA UNA RIFONDAZIONE DEL PD SUL MODELLO EPINAY” (MA CHE VOR DI’? MA SOPRATTUTTO PERCHE’ RICHIAMARE L’ESPERIENZA DEGLI ANNI ’70 DI MITTERAND QUANDO RIUNÌ I VARI FILONI DEL SOCIALISMO FRANCESE? MA CHE C'AZZECCA?)


     
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    Estratto da huffingtonpost.it

     

    ORLANDO GIOCA A CALCIO ORLANDO GIOCA A CALCIO

    Andrea Orlando, ma le pare che davanti alla peggiore sconfitta della storia e con i post-fascisti a palazzo Chigi, ci si consoli dicendo siamo “il primo partito di opposizione”?

    Come consolazione è molto magra, però è anche un dato di fatto. È un asset che abbiamo il dovere, subito, di dire come si utilizza, se è vero quello che abbiamo sostenuto in campagna elettorale sulla destra, sul suo carattere potenzialmente autoritario, sulla sua fascinazione per Visegrad.

     

    (...)

     

    Insomma, è mancata una agenda del Pd con cui parlare al paese. Vero. Però resta il tema di come ci si rapporta ai Cinque stelle. In questi anni, non c’ stata alcuna capacità di egemonia.

    Non direi che è mancata un’agenda, direi che abbiamo rivendicato poco il contributo che abbiamo dato nel definire importanti misure sociali. Per non delegare ai Cinque stelle il tema degli ultimi avremmo dovuto rinnovare profondamente la nostra cultura politica. Prendere le loro parole d’ordine e declinarle in chiave riformista e non social-populista. E torniamo da dove siamo partiti: se noi agiamo da establishment che fa la balia a Conte, anche quando riusciamo a imporre un’agenda progressista gli regaliamo il disagio sociale e il popolo. Con una nostra agenda di trasformazione invece, nel dialogo c’è una sfida. Anche una competizione nel rappresentare le domande sociali. E la possibilità di esercitare, da una posizione di forza, una critica alla demagogia e alla propaganda, di cui Conte ha dato un notevole sfoggio.

    enrico letta andrea orlando enrico letta andrea orlando

     

    Lo dite da anni, dopo ogni disfatta elettorale. Poi non cambia nulla. Sembrate irriformabili.

    Credo che stavolta la grande maggioranza dei nostri dirigenti e dei nostri militanti sia consapevole che siamo vicini a un punto di non ritorno, di fronte al quale occorre una risposta straordinaria.

     

    Che cosa intende per risposta straordinaria?

    Non un congresso che possiamo fare soltanto tra di noi. Abbiamo commesso già questo errore.

     

    Dopo la sconfitta al referendum, giusto? Il congresso lei contro Renzi.

    Esatto, avvertii che non avrebbe risolto nulla. E infatti… Sarebbe lo stesso oggi pensare che se ne esca con una analoga competizione interna, una sorta di gara di popolarità tra i nostri, che sono sempre meno, senza ripristinare un nesso forte con la società basato su una visione. Occorre un passaggio rifondativo con quella sinistra diffusa che ha alzato, anche per nostri limiti, un muro di diffidenza. E ha votato Cinque stelle o Calenda e ancor di più è rimasta a casa.

    GIANCARLO GIORGETTI MARIO DRAGHI ANDREA ORLANDO GIANCARLO GIORGETTI MARIO DRAGHI ANDREA ORLANDO

     

    Concretamente?

    Una grande costituente. Tutti i grandi soggetti riformisti in Europa hanno avuto dei momenti di rottura drastica rispetto all’esperienza da cui provenivano, dalla pluri-citata Bad Godesberg a Epinay dove Mitterand riunì i vari filoni del socialismo francese, nel momento in cui il Ps rischiava di essere fagocitato dall’Opa ostile dei comunisti. Lo fece chiamando intellettuali, forze sindacali, associazioni, volontariato, non indicendo un plebiscito sulla leadership tra chi c’era già. A questo penso, a una sorta di Epinay.

     

    Lei pensa che il Pd sia ancora riformabile? O che serva qualcosa di nuovo?

    Lo scopriremo solo vivendo. Non penso che ci sia un’altra strada che non passi per il tentativo di riforma del Pd, tutti gli altri tentativi o sono finiti nell’irrilevanza o nel moderatismo. Sono sicuro che non c’è altra via, che poi questa si concluda con un “nuovo Pd” o qualcosa che vada “oltre” il Pd è un dato che va verificato sul campo con i nostri militanti e con un i nostri elettori.

    andrea orlando al ristorante andrea orlando al ristorante

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