Paolo Condò per “la Repubblica”
ABRAHAM HJK Helsinki roma
C'è in giro una stanchezza generale, mentale prima che fisica, la spossatezza di chi si è tarato su un calendario da 21 partite in tre mesi, e ora che ne mancano una o due avverte l'urgenza di cambiare pagina, e in molti casi maglia.
Evocato apertamente da Mourinho nella critica della vigilia ad Abraham, ma sussurrato da quasi tutti i suoi colleghi che non ritengono utile esporsi, il tema del Mondiale è ormai dominante: drammi sportivi come quelli di Pogba e - ufficiale da ieri - di Maignan lavorano sul cervello di tanti, terrorizzati all'idea di perdersi il Qatar per un infortunio dell'ultimo minuto (auguri a De Roon, fermatosi ieri e in trepidante attesa di una diagnosi).
Tutto molto umano, ma non fa altro che sottolineare l'astrusità della decisione di portare la Coppa in una delle zone più calde del pianeta, e di farlo senza cambiare nient' altro dell'organizzazione calcistica: per esempio i campionati a 18 squadre, come in Germania, avrebbero liberato alcune date evitando l'obbligo di affastellare il maggior numero di partite possibile prima della pausa mondiale.
SPALLETTI
Il Napoli è arrivato a 90 minuti dalla perfezione, perché battendo sabato l'Udinese chiuderebbe la prima fase con la striscia di vittorie aperta, e un vantaggio cospicuo sulla concorrenza. Per prevalere sull'ottimo Empoli per la prima volta ha avuto bisogno di un episodio, ed è normale amministrazione in una corsa a perdifiato come la sua: la fatica di restare concentrata non ha richiesto prezzi, mentre il Milan - che pure rimane la rivale meno lontana - ha lasciato a Cremona altri due punti dopo i tre di Torino, e ormai del Napoli distingue a stento la targa.
Del gruppo che insegue mischiando le ambizioni (lo scudetto non è un tema abbandonato ma non dipende più solo da loro, a differenza della zona Champions), oggi vanno in campo le beneficiate degli ultimi scontri diretti, Juve e Lazio, che poi domenica sera tireranno giù la serranda con l'ultima partitissima d'autunno. Ieri hanno giocato le depresse del week-end, e soltanto all'Inter è riuscita una risposta squillante: era attesa, se si considera che nel primo tempo di Torino era mancato soltanto il gol.
il portiere del milan mike maignan 9
La classifica dell'Inter piange per le nequizie di settembre, una pietra al collo che le vieta ulteriori passaggi a vuoto: quando ne capita uno, come in casa della Juve, la squadra affoga. Ieri il Bologna è stato raggiunto e superato di slancio col solito Dimarco in copertina, ma è sul bellissimo 1-1 di Dzeko che ci piace argomentare. Due minuti prima il bosniaco aveva ricevuto in area un pallone assai più semplice, ma anziché colpirlo di prima se l'era brevemente aggiustato, dando a Lucumì il tempo di rimontarlo. La rete è venuta invece da un magnifico tiro al volo, un colpo che la sua tecnica può concedersi sempre. Questo dei tocchi superflui che sprecano tempi di gioco è un tema che spiega (in parte) il secco calo nel numero dei gol. Ci torneremo.
L'Atalanta ha vissuto a Lecce due minuti di black-out dai quali non è riuscita a tornare: domenica con l'Inter sarà qualcosa di molto simile a uno spareggio. La Roma ha trovato finalmente un gol di Abraham, ma non se l'è fatto bastare e Mourinho ha mandato in nomination uno dei suoi, l'uomo che ritiene responsabile della vittoria mancata. Non vorremmo essere nei suoi panni. Ma nemmeno in quelli di Mou: se la Juve oggi vince, ne ha davanti sei.
il portiere del milan mike maignan 8